Peter Madsen ammette: “L'ho fatta a pezzi, ma non l'ho uccisa”

Ha ammesso di aver smembrato il suo corpo, ma ha sottolineato di non averla uccisa. Sono queste le prime dichiarazioni che Peter Madsen, arrestato per l'omicidio della giornalista freelance Kim Wall, ha rilasciato agli inquirenti. Il 46enne danese, inventore del sottomarino Nautilus UC3, arrestato lo scorso agosto, ha raccontato agli investigatori di aver fatto a pezzi la freelance dopo la sua morte, avvenuta a causa di una fuoriuscita accidentale di monossido di carbonio

Il giallo sulla morte di KIm Wall

Nonostante le ammissioni di Madsen, fatte nel corso dell'interrogatorio dello scorso 14 ottobre, la morte della Wall è ancora avvolta nel mistero. Infatti, nelle udienze precedenti, l'inventore danese aveva prima affermato che la giornalista era deceduta dopo essere stata colpita da un pesante portello del sottomarino, ipotesi immediatamente scartata dagli investigatori in quanto sul cranio della donna non erano state riscontrate fratture. I medici legali, invece, hanno trovato numerose ferite da arma da taglio intorno ai genitali della donna. 

Il comunicato della polizia

La polizia di Copenaghen, in base a quanto scritto in un comunicato, ha annunciato che Madsen dovrà rimanere in carcere almeno fino al 15 novembre. L'uomo è indagato per omicidio, profanazione, occultamento di cadavere e violenza sessuale

La scomparsa di Kim

Il mistero sulla sorte della giovane freelance è iniziato lo scorso agosto quando, si è recata al porto di Refshaleoen per incontrare Peter Madsen. L'obiettivo della Wall era quello di scrivere un reportage sull'inventore danese e sul prototipo di sottomarino, interamente costruito dall'uomo. A lanciare l'allarme è stato il compagno della giornalista, preoccupato dal fatto che la donna non fosse rincasata. La polizia ha così iniziato le ricerche, ma senza risultati in quanto non riusciva a stabilire dei contatti con il “Nautilus”. Il sottomarino è stato avvistato solo il giorno dopo. In quell'occasione Madsen, contattato via radio dalle autorità, ha riferito di aver avuto dei problemi tecnici e di aver fatto scendere la giornalista dalla sua creazione subito dopo aver terminato l'intervista. Neanche un'ora dopo il sommergibile si inabissa e Madsen viene salvato da una barca dei soccorsi. 

Il ritrovamento del cadavere mutilato

La testa decapitata e le gambe della Wall erano state trovate all'inizio di ottobre, mesi dopo la sua scomparsa dopo che si era avventurata in mare con Madsen. Le parti del cadavere sono state ritrovate in una busta di plastica a 12 metri di profondità al largo della costa di Copenaghen, vicina al luogo dove, ad agosto, era affiorato il busto mutilato della donna. I sommozzatori avevano hanno anche ritrovato la gonna, i calzini e le scarpe, assieme a un coltello, all'interno di buste di plastica appesantite da pezzi di metallo perché affondassero.