Omicidio Mastropietro: inizia il processo a Oseghale

E'appena iniziato presso il tribunale di Macerata il processo a Innocent Oseghale, il cittadino nigeriano imputato per l’omicidio della diciottenne Pamela Mastropietro, uccisa e fatta a pezzi un anno fa. Le accuse: violenza sessuale, omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere.

Innocent Osegnale – in carcere da quasi un anno e difeso da Simone Matraxia – insiste nella sua linea difensiva: ammette di essersi disfatto del corpo della ragazza che, a suo dire, sarebbe morta per overdose dopo aver assunto una dose letale di eroina nell'appartamento dello spacciatore, ma non di averla uccisa né di averla violentata. Versione quest'ultima smentita dai medici legali dopo l'autopsia compiuta sui poveri resti che erano stati ripuliti con candeggina. “Non sono stato io. Non l'ho violentata, non l'ho uccisa. Voglio pagare solo per quello che ho fatto, non per  ciò che non ho commesso”, ha ribadito Oseghale che nelle scorse settimane aveva anche scritto una lettera ai genitori della ragazza.

La madre: “Condanna massima”

Presenti in aula i genitori di Pamela: per la prima volta si trovano faccia a faccia con il nigeriano che avrebbe ucciso la figlia. Alessandra Verni, la mamma di Pamela, ha detto: “Ci aspettiamo giustizia, la condanna più alta possibile”. Davanti al tribunale si sono radunate alcune decine di persone con i palloncini tricolore, ma il questore li ha fatti mandare via per ragioni di sicurezza.

L'omicidio

La mattina del 31 gennaio del 2018 Pamela era scappata dalla comunità Pars di Corridonia, dove era ricoverata da alcuni mesi per un doppio disturbo legato alla tossicodipendenza e per problemi psicologici. La ragazza riuscì ad allontanarsi senza che nessuno la trattenesse e a raggiungere, con un passaggio in auto da un estraneo, la stazione di Macerata. Dopo aver perso per pochi minuti il treno che l'avrebbe riportata sana e salva a casa sua, a Roma, si fece portare ai giardini Margherita da un taxi e lì avrebbe incontrato Oseghale che le avrebbe offerto una dose di eroina convincendola a seguirlo a casa sua. E lì sarebbe stata barbaramente uccisa. Lo spacciatore venne arrestato dalla polizia poche ore dopo il ritrovamento del corpo della diciottenne romana orrendamente smembrato e occultato in due trolley rinvenuti poi sul ciglio della strada tra Corridonia – dove ha sede la comunità di recupero in cui era ricoverata – e Macerata. Gli altri due spacciatori nigeriani arrestati nei giorni successivi sono stati prosciolti dall'accusa di concorso in omicidio.