Nel 2018 uccisi 80 giornalisti

Sono in aumento le violenze contro i giornalisti e, per la prima volta dopo tre anni di calo, cresce il numero dei reporters uccisi nel mondo. Secondo l'ultimo bilancio pubblicato da Reporters san frontiers (Rsf), pubblicato oggi, 80 giornalisti sono stati uccisi nell'esercizio della loro professione. Lo scorso anno il bilancio era di 65. Inoltre, 348 sono attualmente detenuti e 60 in ostaggio. L'ong, come ha scritto nel report, spiega che i dati in aumento “mostrano una violenza inedita contro i giornalisti“, e sottolinea che negli ultimi dieci anni sono stati oltre 700 i reporters uccisi al lavoro. 

I dati

Maglia nera all'Afghanistan che, con 15 morti nel 2018, si attesta quest'anno come il Paese più letale per i giornalisti, seguito da Siria (11 morti),  Messico (9morti), India (6) e Stati Uniti (6). Inoltre, l'ong, segnala l'ingresso degli Stati Uniti tra le nazioni con il maggior numero di reporter uccisi dopo la strage contro la redazione di Capitol Gazette, lo scorso giugno ad Annapolis, in Maryland, dove ad aprire il fuoco era stato un uomo che si era sentito diffamato per gli articoli su di lui, condannato per stalking.. 

In crescita anche il numero dei giornalisti detenuti nel mondo: 348 contro i 326 del 2017. Oltre la metà si concentra in cinque Paesi: Iran, Arabia Saudita, Egitto, Turchia e Cina. Quest'ultima resta la loro prima prigione con 60 giornalisti dietro le sbarre. In aumento anche il numero dei reporter tenuti in ostaggio: in 60 sono finiti nelle mani dei rapitori contro i 53 dello scorso anno, segnando così un 11 per cento in più.