Maxi processo no Tav: 47 condanne e 6 assoluzioni

Quarantasette condanne e sei assoluzioni, con pene fino a quattro anni e sei mesi di reclusione, per violenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento. E’ la sentenza del maxiprocesso No Tav pronunciata martedì dal giudice Quinto Bosio nella maxi aula bunker del carcere delle Vallette di Torino nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Digos torinese. La procura del capoluogo piemontese – nella veste dei sostituti procuratori Emanuela Pedrotta e Nicoletta Quaglino – nelle scorse settimane aveva chiesto 53 condanne con pene comprese tra i sei mesi e i sei anni di carcere. “Non ci occupiamo qui della legittimità o dell’opportunità della Torino-Lione, ma dei disordini intorno al cantiere”, aveva affermato il Pm Pedrotta, sostenendo inoltre come i partecipanti agli scontri cercassero solo un pretesto per sfogare la rabbia contro il sistema: “La Valle di Susa vale come qualsiasi altra cosa” aveva concluso.

Gli scontri ai quali fa riferimento il processo sono quelli avvenuti nell’estate del 2011 in Val di Susa, tra Giaglione e Chiomonte, dove oggi sorge il cantiere del tunnel della Maddalena, opera preliminare alla costruzione dell’alta velocità. Il 27 giugno del 2011 era avvenuto lo sgombero della “libera Repubblica della Maddalena”, ovvero del grande campeggio No Tav che era stato allestito nell’area in cui sarebbe dovuto sorgere il cantiere dell’alta velocità. All’alba di quel giorno quasi duemila uomini delle forze dell’ordine avevano sgomberato, in circa sei ore, il terreno occupato da centinaia di valligiani ed esponenti dei centri sociali torinesi e non solo. A protezione del sito, le forze dell’ordine avevano innalzato delle reti di contenimento. Il 3 luglio dello stesso anno migliaia di No Tav avevano reagito allo sgombero marciando fino alle reti del cantiere e dando vita a una battaglia contro poliziotti, carabinieri, finanzieri e soldati – schierati a protezione delle recinzioni – che era durata otto ore. Dopo la guerriglia, i feriti si contavano a decine da ambo le parti.

Alla fine della lettura della sentenza di martedì, nella maxi aula la tensione è salita alle stelle. Alcuni imputati si sono alzati in piedi per leggere un “proclama”, in cui si contestava “lo sfruttamento e la devastazione ambientale compiuta nel nome del Tav”. “Resistenza ora e per sempre No Tav” è stato il grido finale, seguito da slogan scanditi anche dal pubblico presente quali “Giù le mani dalla Val Susa” e ancora “Tutti liberi”. “La lotta di classe vi scalzerà, infami”, aveva urlato un imputato rivolto ai magistrati mentre lasciavano la maxi aula sorvegliati dai carabinieri. “Questo è un processo politico” aveva aggiunto un secondo indagato “si condannano le persone per quello che sono, non per quello che hanno fatto”. “Si tratta di una sentenza pesantissima”, aveva infine sostenuto l’avvocato della difesa Gianluca Vitale annunciando di voler fare ricorso.