Maxi blitz contro la mafia nigriana: 20 indagati

Droga e sfruttamento della prostituzione. E' quanto scoperto dalla Polizia di Stato di Cagliari che ha effettuato nelle scorse ore un maxi blitz contro la mafia locale nigeriana. Le indagini degli agenti della Squadra mobile, partite l'anno scorso, hanno consentito di disarticolare un pericoloso gruppo criminale, denominato “Calypso Nest”, operante nel cagliaritano e riconducibile alla nota consorteria mafiosa della “Supreme Eiye Confraternity“, operante a livello internazionale.

Il decreto di fermo eseguito dalla Squadra mobile è a carico di 20 indagati, tutti nigeriani, accusati a vario titolo di associazione di stampo mafioso, tratta di esseri umani aggravata dallo sfruttamento della prostituzione e traffico di sostanze stupefacenti. Sequestrati circa 7,5 chili di droga arrivata dal Sud Africa, dal Mozambico e dall'Olanda. 

Le indagini

Gli approfondimenti investigativi hanno avuto origine dalla scoperta di un traffico di cocaina ed eroina gestito da trafficanti attraverso “ovulatori“, sempre originari della Nigeria.

Grazie alle riprese eseguite all'interno di un capannone di Selargius, usato come luogo di riunione, i componenti della cellula sarda della Supreme Eiye confraternity sono stati identificati e questo ha permesso di ricostruire l'intero organigramma. Il capo del sodalizio era denominato Flying Ibaka, mentre il gruppo direttivo era composto dall'Ostric (lo Struzzo) e dal Dove (la Colomba). C'era poi il comitato esecutivo, con otto membri, chiamato EXCO, presieduto dal Flight Commandant, che aveva il compito di riunire e coordinare gli altri, chiamati Birds o Airlords.

Numerosi i “general meeting” registrati, durante i quali gli affiliati indossavano baschi o berretti azzurri e sciarpe di colore giallo e rosso a seconda dei ruoli e degli incarichi ricoperti. Svolgevano poi riti tipici anche con l'applicazione di pene corporali.

Prostituzione

Come riporta l'Unione Sarda.it, durante le operazioni sono stati acquisiti elementi di reato riferibili anche a due donne, Loveth Enogieru ed Edith Ehimwenma, ritenute responsabili della tratta a danno di due connazionali. Queste ultime erano state reclutate nel Paese di origine con false promesse di lavori stabili e regolari, ma erano state poi avviate alla prostituzione sia su strada sia a casa di una delle “maman”.