Matrimonio combinato e violenze sulle figlie: padre arrestato

Un uomo, bosniaco di etnia rom, è stato arrestato dalla polizia di Pisa in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere perché avrebbe picchiato, maltrattato e segregato le due figlie perché si erano fidanzate con uomini diversi dai cugini da lui prescelti e a cui le aveva già vendute in cambio di denaro. Per il reato di induzione al matrimonio, introdotto dal cosiddetto Codice Rosso, si tratta della prima ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita in Italia. L'uomo, da quanto spiegato, è accusato di reiterate violenze, lesioni, segregazioni nei confronti delle due figlie, una delle quali da poco maggiorenne. L'uomo –  stato spiegato dagli inquirenti – è accusato di reiterate violenze, lesioni, segregazioni nei confronti delle due figlie. Le violenze non si limitavano a calci, pugni e pratiche umilianti, come quella del taglio dei capelli, ma spesso consistevano in periodi di segregazione nelle roulotte, diretti a impedire alle due ragazze di frequentare i loro attuali fidanzati, diversi da quelli che l'uomo aveva prescelto per loro, ovvero due cugini del campo, con le cui famiglie lo stesso aveva già intavolato una trattativa, chiedendo e ottenendo del denaro in cambio dell'assenso al matrimonio con le figlie. 

Codice Rosso

 Quello odierno è il primo caso in Italia di emissione di ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di  “costrizione o induzione al matrimonio”, previsto dall'articolo 558bis del Codice Penale e introdotto dalla Legge nr. 69/2019 ( c.d. Codice Rosso ) entrata in vigore solo lo scorso 13 agosto. Il testo – approvato dal Senato con 197 sì e 47 astenuti – oltre a prevedere una corsia “preferenziale” e più veloce per le denunce relative a violenza domestica e di genere, introduce diverse novità: tra queste, il reato di revenge porn.  L'articolo del reato di “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti” prevede che chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5 mila a 15 mila euro. Altra novità importante, voluta di 5 stelle, è l'allungamento dei tempi per sporgere denuncia: la vittima ha 12 mesi, non più solo 6, per sporgere denuncia dal momento della violenza sessuale subita.