Legionella, chi è più a rischio

E'ormai fonte di grande preoccupazione il fatto che, a provocare la grave epidemia di polmonite che sta funestando il Nord Italia, sia un'infiammazione dovuta al contagio del batterio della legionella. Praticamente una certezza, considerando che i più recenti casi (un uomo di 82 anni a Lecco, deceduto, e un 29enne di Monza, ricoverato) sembrano rispondere quasi in toto alle sintomatologie portate dal batterio. Il giovane ricoverato presso il San Gerardo di Monza è stato attaccato alla macchina “Ecmo” per la pulizia del sangue e le sue condizioni, stando ai medici, sarebbero gravi ma stabili. La legionella, nei casi considerati più gravi, ha attaccato perlopiù persone di età avanzata, mentre un uomo più giovane avrebbe maggiori possibilità di reagire in modo positivo alle cure.

Le indicazioni del Ministero

Nel frattempo, però, l'allarme si è sparso in modo pressoché uniforme in tutta la Lombardia: i primi contagi infatti, avvenuti nel bresciano, hanno avuto seguito anche in zone lontane da quelle considerate epicentro della diffusione del batterio, come nel caso del 29enne del monzese, presentatosi al Pronto soccorso di Gavardo, nel monzese. Un altro decesso è stato registrato a Calvisano, dove una donna di 69 anni è morta in ospedale per una polmonite che, come avrebbe rivelato dall'autopsia, è stata contratta a causa del batterio di legionella. Una diffusione a macchia d'olio che preoccupa il Ministero della Salute il quale, nelle ultime ore, ha reso noti ambienti e modalità di infenzione, precisando che la legionella è particolarmente presente in luoghi posti nelle vicinanze di acque dolci o comunque umidi, e che il grado di contagio varia di soggetto in soggetto, a seconda della suscettibilità del sistema immunitario dell'individuo. Come rivelato ancora dal Ministero, un veicolo dell'epidemia è spesso riconosciuto in emissioni a lunga distanza da impianti di raffreddamento non adeguatamente disinfettati: “Essendo un microrganismo ubiquitario, la legionella si può manifestare con epidemie dovute ad un’unica fonte, con limitata esposizione nel tempo e nello spazio all’agente eziologico. Oppure con una serie di casi indipendenti in un’area ad alta endemia o con casi sporadici senza un evidente raggruppamento temporale o geografico”.

L'inchiesta

Al momento, la Procura di Brescia ha aperto un’inchiesta per accertare le cause di una così rapida diffusione, constatando che i comuni coinvolti nell'epidemia sono 27, per un totale di 250 contgiati, 196 dei quali ricoverati. Tra le ipotesi formulate finora, anche la secca estiva del fiume Chiese. Secondo gli investigatori, a ogni modo, l'epidemia sarebbe in calo: “La curva epidemica è in calo – ha spiegato l'assessore al welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera – e non si registrano più nuovi casi di polmonite. Non abbiate paura di uscire e frequentare luoghi affollati. Le scuole apriranno normalmente”.