Di cinque piaghe, in quel caso della Chiesa, si è occupato il teologo e Beato Antonio Rosmini. Più prosaicamente, dalle cronache delle ultime ore emergono le cinque piaghe della società italiana. Droga, prostituzione, usura, ludopatia, evasione fiscale: le zone franche di un Paese in deficit di legalità, i far west del sistema Italia.
Controllavano lo spaccio di droga, lo sfruttamento della prostituzione, l'accattonaggio, sottoponendo gli aspiranti affiliati a cruenti riti di iniziazione nei quali era previsto anche di bere sangue umano misto ad alcol. Univano tradizione e modernità, le due gang nigeriane sgominate ieri dalla polizia a Bari, nell'ambito di un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia culminata in 32 arresti in varie regioni. Nel capoluogo pugliese avevano ricostruito il modello dei clan creato diversi anni fa nel loro Paese (come degenerazione criminale delle confraternite nate in Nigeria negli anni '50) e replicato in altre città italiane. Le attività illecite erano talmente lucrose da incidere pesantemente sull'aumento vertiginoso delle rimesse, dall'Italia alla Nigeria, documentato dalla Banca d'Italia negli ultimi anni. Dal 2016 al 2018, è stato riscontrato, i soldi inviati nel paese africano da residenti in Italia erano quasi raddoppiati, arrivando a 74 milioni di euro. In Italia la droga più consumata è la cannabis, con una persona su dieci che ne ha fatto uso almeno una volta nell’ultimo anno. Al secondo posto l’uso di cocaina, oppioidi e spice (cannabinoidi sintetici), secondo i dati dell’Osservatorio Ue delle tossicodipendenze. In crescita il mercato delle sostanze sintetiche (anfetamine, mdma) e, in misura minore, dell’eroina. In media muoiono di overdose trecento persone all’anno.
In Puglia sono stati condannati a 8 anni di reclusione due fratelli per riduzione in schiavitù, prostituzione minorile e sequestro di persona ai danni di tre connazionali 16enni, una delle quali ha denunciato i propri aguzzini, raccontando di essere stata costretta a prostituirsi nonostante la gravidanza e che le era stata prospettata anche la possibilità di vendere il suo bambino per 28 mila euro. Le ragazze vivevano in baracche chiuse dall'esterno con catene e lucchetti, costrette a prostituirsi per otto ore al giorno in cambio di un pacchetto di sigarette, private di telefoni e documenti e picchiate. “Si consuma un dramma colossale sulle nostre strade – commenta don Aldo Buonaiuto, sacerdote anti-tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII e autore del saggio-inchiesta 'Donne crocifisse' -. E’ un fenomeno attualmente quadruplicato a causa delle organizzazioni criminali che portano le ragazzine nigeriane nella nostra penisola con l’unico obiettivo di ridurle in macchinette per fare soldi veloci da re-investire nella compravendita di droga e armi”. Un mercato sciagurato dove il cosiddetto cliente diventa di fatto corresponsabile. “E’ la domanda che produce un’offerta così smisurata e quindi, coloro che richiedono persone giovanissime per soddisfare i propri turpi sfoghi, sono complici e benefattori del racket- aggiunge don Buonaiuto -. Il contrasto a questa piaga deve fondamentalmente partire dal cuore, dalla coscienza di ognuno che, al di là delle logiche di partito o altro, dovrebbe chiedersi: e se un giorno le nostre figlie o nipoti dovessero diventare come le vittime abbandonate e sole di oggi?”.
Sono sette le persone arrestate nell'operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Latina che ieri ha sgominato un giro di spaccio e usura. A finire agli arresti esponenti di spicco di clan della criminalità organizzata con l'accusa di estorsione, rapina, spaccio di stupefacenti ed esercizio abusivo del credito. Le indagini dei carabinieri sono iniziate nel 2018 grazie alla collaborazione di un imprenditore di Aprilia, che tentò il suicidio dopo essere finito nella morsa degli usurai per un prestito da 5 mila euro, chiesto per pagare una macchina, lievitato a 10 mila nel giro di pochi mesi e sfociato in minacce di morte a lui e alla sua famiglia. Grazie ai proventi di una fiorente piazza di spaccio a Latina che riforniva i clienti di marijuana hashish e cocaina utilizzando anche corrieri minorenni, il gruppo criminale faceva parte di una rete di finanziatori che prestava i soldi a strozzo, grazie a una rete di intermediari a caccia di imprenditori in difficoltà. In Italia le famiglie con una grande esposizione all’usura, con i conti in fallimento, sono aumentate, in dieci anni, del 53,5%, passando da 1 milione e 277 mila a quasi due milioni (1.959.433). La “riserva economica”, cioè il margine nella disponibilità della famiglia, è diminuita idel 13%. La più grave esposizione all’usura riguarda tutte le province calabresi (soprattutto Reggio e Crotone), 7 province siciliane, quelle pugliesi e Potenza per la Basilicata, secondo i dati della Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II che opera in collegamento con la Cei.
Ieri a Montesilvano, in provincia di Pescara, è stata sequestrata dalla Guarda di Finanza una sala scommesse abusiva con postazioni telematiche per scommettere su eventi sportiva. Nell’azione di contrasto alla ludopatia, la dipendenza da gioco d'azzardo, le fiamme gialle hanno svelato una rete di strutture collegate a bookmaker esteri per la raccolta illegale di scommesse. Oltre 1,3 mln italiani sono malati di ludopatia, ma solo 12mila sono in cura. Nell’ultimo anno le puntate in Italia hanno raggiunto i 106,8 miliardi, in aumento di oltre il 3% rispetto ai dodici mesi precedenti. E’ come se ogni italiano scommettesse in media 1.780 euro all'anno. Giocatori occasionali e semplici appassionati, ma anche casi patologici. “Le persone affette da ludopatia stabiliscono con il gioco un rapporto esclusivo e coinvolgente- spiega lo psicologo Stefano Lagona-. Trascurano famiglia, affetti e lavoro”. Gli aspetti clinico-epidemiologici del disturbo ne fanno un’emergenza sociale, con migliaia di famiglie ridotte sul lastrico ogni anno.
Quando si pensa agli evasori fiscali si pensa a plutocrati del jet set. Non è solo così, la piaga è ramificata e socialmente trasversale Il lavoro domestico, per esempio, coinvolge oltre 2 milioni di lavoratori, di cui solo 859 mila regolari, e 1,5 milioni di famiglie, che consentono allo Stato di risparmiare 10 miliardi per l'assistenza agli anziani. Ieri è stato reso noto il Rapporto annuale sul lavoro domestico. “Il settore – afferma Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, l’associazione del lavoro domestico- ha un'incidenza dell'1,2% sul Pil nazionale ed è la colonna portante dell'assistenza privata italiana con un giro d'affari di miliardi di euro”. Poiché si stima un'irregolarità del 58,3%, l'obiettivo primario è la lotta all'evasione fiscale del settore con misure di defiscalizzazione e di raccordo tra Inps e Agenzia delle Entrate per una maggiore trasparenza sulle assunzioni.
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