La procura non indaga per razzismo

Non ci sono elementi per poter affermare che sia stata un'aggressione a sfondo razziale. Il caso di Daisy Osakue, la ragazza di Moncalieri a cui è stato lanciato un uovo in un occhio da una macchina in corsa, si sgonfia notevolmente. La procura di Torino continua ad indagare per accertare le responsabilità ma soltanto per lesioni, senza l'aggravante razziale. Dal confronto tra la pm Patrizia Caputo, che si occupa dell'inchiesta, ed il comando provinciale dei carabinieri di Torino non sono emersi elementi a supporto della pista razzista.

Clamore mediatico

Alla disavventura capitata alla giovane italiana, figlia di cittadini nigeriani, era stata data notevole rilevanza sui media nei giorni scorsi al punto da spingere il premier, Giuseppe Conte, a chiamarla da Washington per esprimere solidarietà. Durante il colloquio, secondo quanto riferito dal presidente del Consiglio, la stessa Daisy avrebbe affermato di escludere una matrice razzista. Nonostante lo stesso parere della ragazza, l'episodio era stato utilizzato da molti commentatori per sostenere che in Italia si sta affermando un clima xenofobo. Paolo Montagna, sindaco Pd di Moncalieri, aveva rilasciato interviste dichiarando che l'”episodio è preoccupante pericoloso”. “Penso sia un dovere – aveva detto il primo cittadino in una delle diverse interviste concesse – porsi l’interrogativo su quanto il ministro Salvini stia partecipando alla generazione di un clima così complicato”.

Non c'è razzismo

In realtà, nelle ore successive era emerso come la giovane atleta non fosse l'unica vittima di lancio di uova nella zona di Moncalieri. Brunella Gambino, residente nella stessa via di Daisy, aveva infatti raccontato che un'aggressione simile, anche in questo caso partita da un'auto in corsa, era stata subita pochi giorni prima da una sua amica. Non un caso isolato, dunque, visto che anche alcuni pensionati della cittadina piemontese avevano denunciato di essere stati vittimi di lancio di uova. Stesse modalità, probabilmente stessi autori: gli occupanti di una Fiat Doblò riconoscibili per il cappello che indossavano. Su questa pista stanno ora indagando,dunque, gli inquirenti che hanno dimostrato di escludere la matrice razzista dell'episodio. Il clamore mediatico dato alla vicenda ha spinto Beppe Grillo nella giornata di ieri ad intervenire via Facebook con un post in cui si legge: “Quello che fanno i media è portare la nazione verso il baratro: non avevo mai visto con i miei occhi un così forte condizionamento prima d’ora.”