Il testimone: “Volevano un riscatto lampo”

Mentre gli investigatori kenyoti e italiani proseguono le indagini e le ricerche sul rapimento di Silvia Romano, per la prima volta arriva una testimonianza diretta del momento in cui la giovane volontaria è stata sequestrata. A raccontare la dinamica del rapimento è stato uno dei ragazzi assistiti dalla Onlus per la quale Silvia presta servizio in Africa, un testimone oculare, tale James, il quale ha confidato all'Ansa quanto accaduto in quei momenti: “Volevano un riscatto lampo – ha spiegato riferendosi ai rapitori – ma Silvia non aveva soldi né il telefono. Qualcuno allora voleva lasciarla libera, ma gli altri si sono rifiutati”. James ha poi parlato della ragazza e del suo stato in quei concitati momenti: “Silvia piangeva disperata, urlava `aiutatemi´ mentre veniva trascinata via dagli uomini armati. Erano almeno in 4, li abbiamo seguiti ma hanno iniziato a sparare per tenerci lontano. Noi avevamo solo i coltelli”.

Il racconto

Il ragazzo, nel corso del suo colloquio con l'Ansa, si è detto sicuro che i sequestratori della giovane operatrice non fossero terroristi né jihadisti: “Se fossero stati Shabaab somali o estremisti islamici avrebbero potuto fare tranquillamente una strage, uccidendo chiunque si fossero trovati davanti”. E ha sostenuto che l'obiettivo non fosse cacciare o uccidere i volontari, tutti o quasi raggruppati in una guest house che, nel corso degli anni, ne ha ospitati molti e di ogni nazione: “Bastava tirare una bomba lì” ha detto, raccontando poi che i rapitori hanno lasciato un piccolo ordigno semi-artigianale fatto esplodere sulla strada.

Un obiettivo facile

Da molto tempo, ha spiegato ancora il giovane, il villaggio di Chakama “non registrava alcun episodio di violenza. E' un posto tranquillo”. Per lui, come per altri, il gruppo di uomini armati ha scelto di colpire il villaggio perché un obiettivo facile, senza Forze dell'ordine né sistemi di difesa e dove la vita si svolge nello spazio di pochi metri quadrati. Per questo, secondo James, “questo gruppo di criminali affamati di soldi facili ha scelto di colpire nel villaggio”: a Chakama non c'è nulla, se non le poche cose messe in piedi dagli abitanti e dalle ong. Non c'è alcuna presenza militare o di polizia, “del resto nessuno ne ha mai sentito la necessità”.