Il comandante della Sea Watch ai pm: “Rifarei tutto”

Al momento non ho nulla da dichiarare, preferisco parlare prima con i pm”. Così, in mattinata, il comandante della nave Sea Watch, Arturo Centore, aveva risposto ai cronisti all'ingresso della Procura della Repubblica di Agrigento, dove era atteso per l'interrogatorio del procuratore aggiunto Salvatore Vella, in quanto unico indagato nell'ambito dell'inchiesta per favoreggiamento all'immigrazione clandestina coordinata proprio dalla suddetta Procura siciliana. Centore, nel corso del colloquio con il pm, si sarebbe assunto le sue responsabilità per quanto avvenuto nei giorni scorsi con l'imbarcazione da lui comandata, spiegando le varie tappe della vicenda e affermando che rifarebbe tutto se si trattasse di salvare vite umane. Centore è arrivato in Procura assieme ai suoi avvocati difensori, Alessandro Gamberini e Leonardo Marino. Lo scopo della Difesa, a quanto riferito da uno dei due legali, sarà dimostrare che quello operato dalla Sea Watch “è stato un intervento necessitato”.

Sequestro dei dispositivi a una giornalista

Nel frattempo, i pm avevano disposto una perquisizione della nave, ottenendo collaborazione da parte dei membri dell'equipaggio. Fra le disposizioni dei magistrati, anche l'acqusizione momentanea dei dispositivi a disposizione sia del personale di bordo che dei giornalisti, allo scopo di fare copia dei filmati lasciando però l'originale ai proprietari. Non così per una giornalista americana, presente a bordo in quanto membro dell'equipaggio, la quale si è però rifiutata di consegnare la sua attrezzatura poiché non presente il suo avvocato, residente a New York. Per questo, gli incaricati della perquisizione sono stati costretti a sequestrare i vari dispositivi.

L'indagine

La nave, al momento, si trova ancorata nel porto di Licata, dove è ancora sotto sequestro probatorio: il suo comandante ha raccontato ai pm dove e quando è avvenuto il salvataggio dei 65 migranti in mare, per poi ricostruire il percorso della vicenda fino al momento dell'istituzione dell'inchiesta, seguita al sequestro della nave. (tuttora a disposizione della Procura per il reperimento e la valutazione del materiale presente a bordo). Tra i vari accertamenti in corso, anche quello per determinare se sulla Sea Watch avessero trovato posto eventuali scafisti, i quali potrebbero essersi mescolati fra i salvati, con particolare attenzione a una persona in possesso di due cellulari, uno dei quali satellitare. Lui, come gli altri recuperati nel Mediterraneo, si trova ora nell'hotspot di Lampedusa.