Ida, Pierangela e Giuseppina: le vittime di Pioltello

Ida, Pierangela e Giuseppina: tre donne, tre storie diverse ma lo stesso tragico e assurdo destino. Sono loro le vittime del disastroso deragliamento del Trenord partito da Cremona e diretto a Milano, sul quale viaggiavano 350 persone: tutti o quasi pendolari, abituati a percorrere quella tratta per recarsi sul posto di lavoro, ogni mattina, sullo stesso convoglio e su quegli stessi binari. La tragedia si è consumata in pochi minuti, esattamente nel tratto tra Pioltello e Segrate: un pezzo di strada ferrata che salta, il treno che cammina per due chilometri prima di accartocciarsi su se stesso uccidendo le tre donne e ferendo altre 46 persone. Poi l'interdizione, la rabbia, il senso di ingiustizia per un nuovo, terribile e inaccettabile dramma: quel binario, proprio nel punto di rottura, stava a quanto pare per essere sostituito nell'ambito di alcuni lavori di manutenzione, come testimoniato dal pezzo di ricambio situato a non molta distanza dalla ferrovia, in attesa di essere piazzato.

Ida

Cinquanta chilometri separavano Caravaggio, nel bergamasco, da Milano, dove Ida Maddalena Milanesi lavorava come dirigente medico nel reparto di radioterapia dell'Istituto Neurologico “Besta”. Un lavoro che era anche una passione alla quale la 61enne dedicava tutta se stessa, barcamenandosi fra gli impegni familiari e quelli dovuti all'esercitazione della sua professione. Su quel convoglio regionale Ida viaggiava ogni giorno per farsi trovare dai suoi pazienti, puntuale come sempre, nella stanza del suo reparto. A sua figlia, 22enne, aveva trasmesso l'amore per la medicina, quella passione imprescindibile che, in ogni momento della giornata, la rendevano reperibile per tutte quelle che persone che avevano affidato a lei le proprie cure.

Pierangela e Giuseppina

Anche Pierangela Tadini, 51 anni, era nella carrozza centrale del Trenord, quella colpita con maggior violenza dalla contrazione del treno dopo il deragliamento. Lei viveva a Vanzago ma era originaria di Caravaggio: ogni mattina si recava al lavoro a Milano, dove era impiegata nell'ufficio amministrativo di un ospedale meneghino. Una tratta, quella, che Pierangela percorreva di frequente e che, quella drammatica mattina, stava percorrendo assieme a sua figlia 18enne, ferita ma salva. Anche Giuseppina Pirri, la più giovane delle vittime, si trovava nella carrozza deragliata: in quel momento era al telefono con sua mamma, alla quale ha lanciato una disperata richiesta d'aiuto prima che la comunicazione si interrompesse per sempre, alle 6.55. La donna, ragioniera di Capralba, piccolo centro fra Caravaggio e Misano, si lamentava spesso dei treni, delle loro condizioni, dei loro ritardi e del loro affollamento, come raccontato da suo padre. Quando i suoi genitori sono accorsi sul luogo della tragedia Giuseppina era ancora nel treno, senza che fosse possibile fare nulla per aiutarla. Lei, come le altre persone rimaste coinvolte nell'incidene ferroviario, è vittima di un disastro che ora dovrà essere spiegato.