Equitalia marca stretto Maradona: “Ci ha diffamati”

La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di Diego Armando Maradona per diffamazione ai danni dell’ex presidente di Equitalia, Attilio Befera. L’udienza davanti al gup di Roma Chiara Giammarco è stata aggiornata al prossimo 18 marzo. Secondo il capo di imputazione, nel periodo indicato Maradona ha reso una serie di dichiarazioni, tra interventi pubblici e interviste in cui affermava ripetutamente di essere vittima di una strumentale persecuzione da parte di Equitalia, sulla base di “documentazione falsa e procedure irregolari che lo aveva portato vicino a gesti irreparabili, come accaduto ad altre persone”.

I guai dell’ex-calciatore sono iniziati nel 2012, quando si è trovato una cartella esattoriale dalle cifre esorbitanti (39 milioni di euro, di cui 11 miliardi di lire e 28 milioni di euro di interessi) per delle tasse non pagate al fisco dal 1985 al 1990. È stato scagionato l’anno successivo l’ex del Napoli, perchè le notifiche non gli sarebbero state consegnate dato che era già rientrato in Argentina. I 28 milioni di euro in più che vengono pretesi da Equitalia sono la somma di mora, interessi di mora e sanzioni. Ma anche sugli 11 miliardi di lire dell’epoca il fisco ha torto sul piano sostanziale e lo sa benissimo: per pretenderli ne fa esclusivamente una questione di forma. Il gruppo di finanzieri e di «messi» di Equitalia che notifica cartelle, avvisi di mora, e sequestra orecchini e orologi a Maradona ogni volta che questo entra in Italia, sa benissimo di avere torto sul piano sostanziale, anche se la forma consente questo show.

Il legale del Pibe de Oro Angelo Pisani replica dicendo che non ci sono violazioni poiché il diritto di difesa è previsto dalla Costituzione. “Maradona – ha aggiunto il legale – è stato vittima mediatica di ingiuste ed infondate pretese pertanto il suo invocare giustizia e respingere addebiti illegittimi