E' morto Totò Riina

E'morto Totò Riina, nel giorno successivo al suo 87esimo compleanno: il boss di Cosa nostra, da tempo malato, ha smesso di respirare alle 3.37 del mattino. Era ricoverato presso il Reparto detenuti dell'Ospedale di Parma dove, con il permesso firmato dal ministro della Giustizia Orlando al quale è stato dato parere positivo dalla Procura nazionale Antimafia, era stato raggiunto dai figli.Riina versava da alcuni giorni in stato di coma farmacologico a seguito di due interventi chirurgici: nei giorni scorsi i medici avevano già dato preavviso che, viste le pregresse condizioni cliniche, difficilmente il paziente sarebbe riuscito a superare le operazioni. Il capomafia, responsabile di alcuni dei più efferati crimini della storia recente italiana, era in stato di detenzione in regime di 41bis dal 15 gennaio 1993. Quando venne arrestato, aveva alle sue spalle già 24 anni di latitanza e, attualmente, stava scontando 26 condanne all'ergastolo, emesse per responsabilità in omicidi e stragi. Tra queste le due che costarono la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Delitti atroci per i quali il boss non ha mai mostrato segni di pentimento.

Nessun pentimento

Per gli inquirenti, Totò Riina non ha mai smesso di essere il capo indiscusso di Cosa nostra e l’ultimo processo a suo carico, incentrato sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, era tuttora in corso. Nei mesi scorsi si era più volte parlato della possibilità di un suo trasferimento in una struttura ospedaliera diversa da quella situata nel penitenziario di Parma (dove stava scontando il 41bis), esclusa però dal Tribunale di Sorveglianza di Bologna (il quale aveva rigettato la richiesta dei legali del boss in merito al differimento della pena o, in subordine, della detenzione domiciliare) in quanto il boss non avrebbe potuto ricevere assistenza migliore in un'altra struttura. Una versione ribadita anche dalla presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi. Anche nel luglio scorso, la Direzione investigativa antimafia aveva nuovamente affermato come il boss fosse ancora il capo assoluto di Cosa nostra. Nel corso degli anni, d'altronde, il boss non aveva mai mostrato risentimento per i suoi crimini, continuando a rivendicare il suo ruolo (l'ultima volta appena 3 anni fa) nell'eccidio del magistrato Falcone, di sua moglie e della sua scorta.