Scuola e lavoro: l’esempio della Caritas di Foggia per dare una nuova opportunità alle vittime di violenza

L'intervista di Interris.it a Khady Sene, referente della Caritas di Foggia per la casa di accoglienza "Madre Teresa di Calcutta"

Casa di Accoglienza "Madre Teresa di Calcutta" (© 8x1000 Chiesa Cattolica)

La tratta di esseri umani è una tra le più gravi piaghe che ai giorni nostri distrugge la vita di 40 milioni di persone in tutto il mondo e comprende in sé diversi crimini quali lo sfruttamento della prostituzione, dell’immigrazione clandestina e il lavoro forzato minorile. In particolare, la stessa – definita in inglese trafficking in human beings – è stata internazionalmente definita nel 2000 da uno dei tre Protocolli addizionali alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine transnazionale organizzato, il cosiddetto Protocollo addizionale sulla Tratta. Il contrasto a questo crimine odioso ha visto la chiesa cattolica agire in prima persona al fine di lenire le sofferenze delle vittime di tratta attraverso un notevole impegno di cui un fulgido esempio è stato Don Oreste Benzi. Uno di questi esempi è quello messo in atto dalla Caritas diocesana di Foggia – Bovino la quale – con la Casa di Accoglienza “Madre Teresa di Calcutta” accoglie e sostiene le vittime di tratta in un percorso di riscatto e inclusione lavorativa. Interris.it ha intervistato Khady Sene, una ragazza senegalese che vive in Italia da dieci anni, presta la sua opera alla Caritas di Foggia – Bovino, nella quale si occupa di immigrazione ed è responsabile della Casa di Accoglienza. Ella è arrivata in Italia per motivi di studio e ha avuto un percorso di vita molto difficile nel quale però è stata aiutata prima da una famiglia italiana che le ha dato ospitalità e poi dall’attuale Vescovo di Foggia, Sua Eccellenza Monsignor Vincenzo Pelvi, il quale l’ha accolta in Curia e l’ha sostenuta nel suo percorso di vita e di fede che l’ha portata, dopo un incontro con Papa Francesco, ad abbracciare la fede cristiana.

Roma 26/03/2019 – Papa Francesco visita in Campidoglio / foto Samantha Zucchi/Insidefoto/Image
nella foto: Papa Francesco (immagine di repertorio)

L’intervista

Come nasce e che obiettivi si pone la Casa di Accoglienza “Madre Teresa di Calcutta”?

“La Casa di Accoglienza “Madre Teresa di Calcutta” è nata alcuni anni fa per dare sostegno alle vittime di tratta che vogliono intraprendere un percorso di autonomia. È per questo che noi – in qualità di Caritas diocesana – ci siamo resi disponibili ad accogliere queste donne con bambini che, nel primo momento di accoglienza, vengono seguiti per imparare la lingua italiana, poiché la maggior parte parla soltanto la lingua della propria nazione. In seguito, le stesse vengono indirizzate a dei percorsi formativi e lavorativi. Ad esempio, le ragazze che ospitiamo in questo momento, hanno completato il primo step, ovvero quello dell’apprendimento della lingua italiana ed ora hanno intrapreso la formazione lavorativa per cui – una di loro – sta facendo un corso per diventare Oss e svolge l’attività di tirocinio, mentre un’altra frequenta l’istituto alberghiero ed il tirocinio. Sono ragazze che, nonostante le difficoltà e tutto quello che hanno subito, hanno voglia di rialzarsi, camminare, nonché intraprendere una strada per una vita legale e noi le sosteniamo. Tutto questo grazie anche al supporto della Cei con l’8X1000, il quale ci permette di continuare a sostenere queste donne con i loro figli”.

Quali sono i vostri auspici per il futuro? Che percorsi vi contraddistinguono maggiormente nell’aiuto delle ragazze che sono vostre ospiti?

“Nel futuro i nostri ospiti saranno sempre le donne che escono dalla tratta e non hanno la possibilità di avere un futuro migliore. Quindi noi cerchiamo di recuperarle. La nostra non è soltanto una prima accoglienza perché – fin da subito – la direttrice si è resa conto che, facendo soltanto una prima accoglienza, la quale solitamente ha una durata di tre mesi, non si riesce a dare un sostegno a queste ragazze. Pertanto, abbiamo optato per un’accoglienza che potesse durare almeno due anni e, in questo arco di tempo, le stesse compiono il loro percorso di autonomia. Questa è stata la cosa migliore che potessimo fare in quanto ci ha permesso di aiutare moltissime donne, le quali oggi sono autonome e lavorano”.

In che modo chi lo desidera può aiutare l’azione della Caritas diocesana di Foggia per la Casa di Accoglienza “Madre Teresa di Calcutta”?

“Le persone che desiderano aiutare la nostra Casa di Accoglienza – oltre alle donazioni – si possono mettere in contatto con la nostra segreteria che fornirà tutte le informazioni necessarie per poter dare un sostegno alle nostre ragazze. Abbiamo moltissimi volontari che si sono resi disponibili per sostegni e ripetizioni in lingua italiana nonché effettuare vari accompagnamenti. Qualsiasi persona volesse donare oppure fare volontariato siamo ben disposti ad accettare”.