Concordia, il capo della centrale operativa di Roma: “Schettino non era adatto”

È iniziata oggi la fase finale del processo sul naufragio della Costa Concordia contro Francesco Schettino: in mattinata, la deposizione dei testimoni proposti dalla difesa dell’ex comandante della nave, poi la requisitoria del pubblico ministero, con i sostituti Alessandro Leopizzi, Stefano Pizza e Maria Navarro, che durerà almeno due giorni, prima della richiesta di condanna per l’ex comandante della Concordia.

Oggi sono quattro i testimoni ascoltati. A parlare c’è anche Leopoldo Manna, capo della centrale operativa delle capitanerie di porto a Roma, che ricorda i suoi contatti telefonici con Schettino la notte del Naufragio: “Mi parlava a flash al telefono, mi sembrò scosso, non era l’interlocutore più adatto in quel momento”. Sull’inadeguatezza del capitano è stata fatta sentire in aula la conversazione dello stesso Manna con un operatore della sua centrale operativa: “Quel comandante è un rinc…to, povero Cristo”. La difesa porta come prova anche un’ulteriore telefonata tra il capo della centrale di Roma e Ferrarini, capo dell’unità di crisi di Costa, in cui viene detto che Schettino, avendo abbandonato la nave, non poteva avere una visuale completa della situazione e quindi sarebbe servito qualcuno specializzato.

Le altre udienze, dopo quella odierna, sono fissate per domani e il 23 gennaio. Inoltre, al momento, sono previsti gli interventi – dopo i pm – di 39 avvocati di parte civile, che faranno le richieste di risarcimento dei danni per i naufraghi da loro assistiti sia a Schettino, sia al responsabile civile di Costa Crociere spa. Le parti civili, però, interverranno nelle udienze della prossima settimana.