Attese infinite e sovraffollamento: come si muore al Pronto Soccorso

La drammatica vicenda di Marcello Cairoli, malato di cancro morto all’ospedale San Camillo di Roma dopo 56 ore d’attesa nel Pronto soccorso, invita a riflettere sullo stato in cui versano i reparti d’emergenza delle strutture sanitarie italiane. Il problema non riguarda solo Roma e il Lazio ma decine di nosocomi sparsi in tutta la Penisola.

Al collasso

Sovraffollamento, tempi di attesa per il ricovero in reparto che possono superare le 48 ore, adeguata attenzione alla terapia del dolore solo in sei strutture su 10 ma in modo differente a seconda delle realtà regionali, spazi dedicati al malato in fase terminale solo nel 13% delle strutture. E’ questa la fotografia scattata dal monitoraggio presentato dal Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva e la Società italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu).

Attese fiume

Nel 38% dei Dipartimenti di emergenza urgenza (Dea) II livello e nel 20% dei Pronto Soccorso servono più di due giorni per essere ricoverati in reparto. L’attesa massima è stata invece di 7 giorni (168 ore) nei reparti Osservazione breve intensiva, nuove strutture previste dal Regolamento sugli Standard qualitativi sull’assistenza ospedaliera.

Privacy a rischio

E ancora: il 30% dei pazienti in pronto soccorso non ha visto preservarsi privacy e riservatezza, e la procedura di rivalutazione del dolore in tutto il percorso del paziente al pronto soccorso viene svolta da poco più del 60% delle strutture monitorate. Altro problema resta la disomogeneità della “salute” di queste strutture a seconda della regione: la situazione, rileva il monitoraggio, appare infatti ”ancora oggi molto diversa fra strutture del Nord del Centro e del sud, soprattutto come conseguenza di un’organizzazione dei servizi di emergenza non ancora standardizzata sul territorio nazionale”.

Lo studio

Il monitoraggio fotografa 93 strutture di emergenza urgenza; dà voce a 2944 tra pazienti e familiari di pazienti intervistati; misura accessi, ricoveri e tempi di attesa di 88 strutture di emergenza urgenza. La rilevazione è stata svolta tra il 16 maggio ed il 30 novembre 2015 attraverso un questionario rivolto a familiari e pazienti. Tdm e Simeu hanno anche promosso una Carta dei Diritti al Pronto Soccorso, che definisce in otto punti i diritti irrinunciabili di tutti i cittadini, pazienti e operatori sanitari.

Indagine al San Camillo

Intanto al San Camillo il direttore generale dell’azienda, Antonio D’Urso, ha avviato un’indagine di natura conoscitiva e ispettiva sulla morte del signor Cairoli. “La Commissione interna, composta da quattro medici dell’azienda – si legge nel comunicato – ha il compito di ‘accertare le cause delle circostanze specificando le azioni messe in atto dall’equipe del Pronto Soccorso nella presa in carico del paziente, individuando ove rilevate eventuali specifiche responsabilità individuali’; ‘la commissione dovrà individuare gli strumenti e le aree di miglioramento organizzativo al fine di prevenire il ripetersi di analoghi episodi’”.