Aspetta funerale da più di un anno, raccolta fondi per Arietta

Una vicenda profondamente triste che però potrebbe ricordarci quanto è importante la solidarietà. Arietta Mata è una ragazza unghrese di 24 anni che è diventata una delle tante, troppe, schave del sesso. Il suo corpo senza vita è stato trovato il 26 gennaio 2018 sui binari della stazione di Gaggio, nel Modenese. Dal ritrovamento del suo cadavere sono passati 514 giorni. La sua salma si trova ancora nell'obitorio, ma ancora per poco grazie all'iniziativa del Comune di Castelfranco, spalleggiato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e Libera. 

La ricostruzione dei fatti

La melodrammatica storia di Arietta Mata prende le mosse dalla condizione in cui vive la sua famiglia. I genitori sono braccianti ungheresi che hanno fatto sapere alle autorità competenti, nella fattispecie il consolato, che non hanno il denaro necessario per pagare il trasporto del corpo della figlia fino all'Ungheria. Dunque il fattore economico è al centro dello stallo che si è venuto a creare sulla sepoltura di una ragazza di appena 24 anni. La vicenda, come detto, sembra essere arrivata ad un punto di svolta grazie all'iniziativa comunale di Castelfranco. Che ha coinvolto due associazioni molto importanti come la Comunità Papa Giovanni XXIII e Libera. I due enti hanno deciso di raccogliere il denaro necessario per permettere che venga celebrato il funerale per Arietta, che aspetta ingiustamente da oltre un anno e quattro mesi. Della funzione si occuperà direttamente il Comune di Castelfranco.

La dinamica del delitto

La giovane donna fu trovata morta sotto un treno a Gaggio, tra Modena e Castelfranco Emilia, lungo la ferrovia Milano-Bologna. Qualche giorno dopo il ritrovamento del corpo venne fermato il cinquantenne sardo Pasquale Concasa che secondo l'accusa l'avrebbe spinta sui binari. Probabilmente i due si sarebbero appartati proprio a pochi passi da quel luogo dove la donna ha trovato la morte. Dopo aver ucciso la giovane, l’uomo si sarebbe impossessato dei soldi che la prostituta aveva con sé e le avrebbe rubato anche il cellulare. Pasquale Concas lavorava come magazziniere e viveva da solo in un monolocale a Montale. Aveva anche precendenti, dato che per l'omicidio di un'anziana aveva scontato 23 anni di reclusione.