Arrestato esponente Radicale: faceva da “messaggero” dei boss

La Procura di Palermo ha fermato 5 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento. Tra gli arrestati ci sarebbero il capomafia di Sciacca Accursio Dimino e Antonello Nicosia, membro del comitato nazionale dei Radicali italiani, per anni impegnato in battaglie per i diritti dei detenuti. Secondo la Procura avrebbe fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all'esterno messaggi e ordini. Sostenendo di essere collaboratore di Giuseppina Occhionero, avvocato 41enne molisana eletta alle ultime elezioni politiche nelle liste di Leu e recentemente passata a Italia Viva, il partito di Renzi, Nicosia poteva avere incontri con padrini mafiosi ed entrare in istituti di pena di alta sicurezza come Tolmezzo. La deputata non è indagata, ma sarà sentita dai pm di Palermo come testimone.   

Le intercettazioni

Dalle intercettazioni durate per mesi fatte dal Ros e dal Gico della Finanza, emerge che per Nicosia il latitante Matteo Messina Denaro era “il primo ministro”. Al telefono discuteva animatamente del padrino di Castelvetrano e invitava il suo interlocutore a  parlare con cautela di  lui: “Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)”, diceva, ma non aveva lo stesso 'rispetto' per le vittime di mafia. L'assistente parlamentare, conduttore in tv della trasmissione “Mezz'ora d'aria”, parlava di legalità e diritti mentre dalle intercettazioni degli investigatori risulterebbe che insultasse il giudice Giovanni Falcone: “E' stato un incidente sul lavoro”, diceva, e che “da quando era andato al ministero della Giustizia più che il magistrato faceva il politico”. L'altro arrestato di spicco, Accursio Dimino, scarcerato nel 2016 dopo due condanne per associazione mafiosa interamente scontate, era tornato al vertice della famiglia mafiosa di Sciacca. Per il 61enni, amico fedele della famiglia del latitante Matteo Messina Denaro, l'accusa è di associazione mafiosa.