Aria nelle vene dei malati terminali, caccia a barelliere killer

Non si tratterebbe di casi di eutanasia ma di veri e propri omicidi volontari per ricavarne un vantaggio economico. Almeno è questa l’ipotesi investigativa su cui lavorano i carabinieri della compagnia di Paternò, su delega dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catania. L’inchiesta riguarda diversi omicidi che sarebbero stati provocati dal barelliere di un’ambulanza privata accusato di avere iniettato aria nelle vene di malati terminali per accelerarne il decesso.

La Procura di Catania ha fatto partire le indagini dopo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Il barelliere killer, che si è reso irreperibile ed è attivamente ricercato, avrebbe agito per trarre un guadagno dall’intervento di agenzie funebri ‘amiche’ a cui i cadaveri venivano “ceduti” per 300 euro.

I primi casi risalirebbero al 2012. L’uomo avrebbe avuto una “tecnica” standard: entrava in azione durante il trasporto dall’ospedale Maria Santissima Addolorata di Biancavilla a casa dei pazienti che erano stati dimessi perché in fin di vita. Dirigenti, medici e personale dell’ospedale risultano estranei a questa incredibile vicenda. Le prime rivelazioni del ‘pentito’ erano arrivate nel corso di un’intervista a “Le Iene” e poi si era recato in Procura per riferire i fatti di sua conoscenza. “Siccome il malato era in agonia e sarebbe deceduto lo stesso – l’agghiacciante testimonianza del pentito rilasciata a Roberta Rei della popolare trasmissione televisiva – gli iniettavano dell’aria con l’agocannula nel sangue, e il malato moriva per embolia“. La Procura, ovviamente, sta vagliando la fondatezza delle dichiarazioni. I carabinieri hanno acquisito in ospedale le cartelle cliniche delle morti sospette.