Ağca sul caso Orlandi: “La Cia dica quello che sa”

Non è chiuso il caso Orlandi nemmeno per Mehmet Ali Ağca, il cittadino turco che, nel 1981, cercò di assassinare papa Giovanni Paolo II e che ha fatto nuovamente parlare di sé negli ultimi giorni. Attraverso il suo legale, l'ex “lupo grigio” ha fatto recapitare una lettera alla stampa internazionale in cui sostiene che Emanuela Orlandi non sarebbe morta: “È viva e sta bene da 36 anni, non ha mai subito nessuna violenza. Anzi è stata trattata bene sempre” scrive nella missiva, sottolineando che la ragazza “non fu mai sequestrata nel senso classico del termine”, bensì “fu vittima di un intrigo internazionale per motivi religiosi-politici collegati anche con il terzo segreto di Fatima”.

No al Vaticano, sì alla Cia

Nella lettera Ağca scagiona il Vaticano alla luce delle recenti indagini: “Basta con menzogne e calunnie contro i morti come il prelato Marcinkus e Enrico de Pedis e altre persone innocenti. Nessuna criminalità e nessuna sessualità c’entrano con il caso Emanuela Orlandi” scrive. Anzi, punta il dito contro l'agenzia di spionaggio statunitense CIA: “Tutti invitano il Vaticano a rivelare qualche documento in suo possesso sull’intrigo internazionale Emanuela Orlandi – scrive -. Invece io invito la Cia a rivelare i suoi documenti segreti sull’intrigo Emanuela Orlandi, confessando anche la responsabilità diretta della Cia su quel complesso di intrighi internazionali degli anni 1980”. L'ex lupo grigio non specifica la natura di tali intrighi. “Ci sono molte cose da dire, ma per adesso devo limitare il discorso” chiosa aprendo un capitolo che fatica a chiudersi

Le dichiarazioni precedenti

L'ex lupo grigio non è nuovo a rivelazioni di questo tipo. Oltre tre anni fa, l'attentatore aveva dichiarato ad Adnkronos la sua versione dei fatti sulla scomparsa della giovane ragazza romana: “Emanuela Orlandi non ha mai subito violenza” aveva detto, esprimendo la convinzione che la ragazza “vive in mano sicura, nel Vaticano, e spero che il Papa buono, Francesco, possa fare qualcosa per lei”. Allora Ağca aveva invitato Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, a rivolgersi “a tutte le madri superiori di tutti i conventi del mondo”, sottintendendo l'eventualità che la giovane fosse stata relegata in un convento.