Zampetti: “Le otto proposte Legambiente per salvare il Po”

L'intervista al dott. Giorgio Zampetti, Direttore Generale Legambiente, sulla grave crisi idrica che sta colpendo il bacino del Po dove vivono 17 milioni di persone

Il bacino del fiume Po è il più grande d’Italia: la sua superficie si estende per oltre 74.000 chilometri quadrati, un quarto dell’intero territorio nazionale, interessando 3.200 comuni, sei regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, e la Provincia Autonoma di Trento. Nell’area vivono 17 milioni di abitanti.

Solo pochi numeri per evidenziare l’importanza del principale fiume italiano che, con i suoi 652 chilometri di lunghezza, collega il Monviso al mar Adriatico e al suo interno custodisce ben 684 siti Natura 2000 e 420 aree naturali protette, oltre che siti riconosciuti patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Bacino del Po: ecosistema prezioso ma in pericolo

Un ecosistema prezioso messo però a dura prova, in questi ultimi mesi, da una delle peggiori crisi idriche di sempre, che ha fatto registrare livelli allarmanti con -0,88 metri a Piacenza e -7,16 metri a Pontelagoscuro (FE).

Una crisi che, di riflesso, determina anche l’ingressione del cuneo salino, ossia l’ingresso di acqua di mare anche nelle falde e nelle aree lagunari, quest’anno arrivata a 30 km dalla foce. Elementi che vanno a inserirsi in un quadro complessivo già fortemente compromesso, con temperature che nel bacino del Po, negli ultimi 30 anni, sono cresciute a un tasso più elevato della media (+2,5 gradi centigradi) e precipitazioni in notevole calo (-20%). Questo fenomeno comporta pesanti danni agli ecosistemi e alle attività economiche, all’agricoltura innanzitutto. Inoltre, mette a rischio anche la qualità dell’acqua potabile.

Urgono dunque delle soluzioni sul breve e lungo periodo. Legambiente, la principale associazione ambientalista italiana, ha stilato un documento, intitolato SOS Po che riporta otto proposte per la gestione sostenibile dell’ecosistema fluviale del Po, per favorire la transizione ecologica e per tutelare efficacemente la natura e le risorse idriche del bacino  più grande d’Italia. Ne parliamo con il dott. Giorgio Zampetti, Direttore Generale Legambiente.

Giorgio Zampetti, Direttore Generale Legambiente

L’intervista a Giorgio Zampetti, Direttore Generale Legambiente

I valori del Po sono di molto inferiori alla media stagionale: anno sfortunato o effetto della crisi climatica?
“I valori del livello dell’acqua nell’alveo del fiume non possono essere spiegati come un andamento stagionale, ma solo osservando l’andamento delle condizioni di tutta l’area padana negli ultimi decenni, con temperature che nel bacino del Po, negli ultimi 30 anni, sono cresciute a un tasso più elevato della media (+2,5 gradi centigradi) e con precipitazioni in notevole calo (-20%). È evidente infatti che questa crisi, peraltro annunciata dalle scarse nevicate invernali e piogge primaverili, è un effetto diretto della crisi climatica in atto. E, con un’alterazione anche di un solo grado in più, il ciclo dell’acqua cambia: i ghiacciai delle montagne perdono spessore e lunghezza, il permafrost si degrada, le precipitazioni variano”.
Quale approccio al fine di tutelare l’intero ecosistema fluviale?
“Per tutelare l’ecosistema, l’economia delle regioni del bacino padano e la vita delle comunità fluviali, occorre un approccio integrato che tenga in considerazione tutti gli aspetti legati all’utilizzo e alla conservazione delle risorse del territorio”.
Siccità estrema in estate ma allagamenti dovuti a bombe d’acqua in autunno/inverno. C’è correlazione? 
“Purtroppo, sono due facce della stessa medaglia, entrambe derivanti dalla variazione delle temperature che sta mutando fortemente il regime idrico e pluviometrico. Apparentemente due fenomeni in contrasto ma che richiedono una risposta unica, quella di introdurre una concreta azione di adattamento al cambiamento climatico. Un piano che affronti tematiche quali il rischio idrogeologico, il risparmio e un diverso utilizzo della risorsa idrica, la tutela degli ecosistemi fluviali e delle attività economiche in quest’area, tenendo presente che le condizioni al contorno sono molto differenti rispetto ad alcuni anni fa”.
Quali campagne/eventi/flashmob sta portando avanti Legambiente in questi giorni per richiamare l’attenzione sulla situazione del Po? 
“Abbiamo organizzato le iniziative più disparate dal Piemonte al Veneto passando per Lombardia ed Emilia Romagna, sostituendo l’annuale tuffo in occasione del Big Jump europeo, con flashmob che denunciano la mancanza d’acqua del fiume. Biciclettate, passeggiate, tornei di pallavolo e persone che si sono distese con teli e cuscini nel letto del fiume. Abbiamo fatto di tutto per denunciare che oggi il fiume è in sofferenza e non ci fermiamo qui. Tra poche settimane partiremo con la Carovana dei ghiacciai, la campagna scientifica di monitoraggio dello stato di salute dei ghiacciai alpini, che organizziamo in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano. Per ricordare che i problemi in pianura sono fortemente connessi con quelli della montagna”.
Quali sono le otto proposte di Legambiente per la gestione sostenibile dell’ecosistema fluviale del Po?
“Al centro di SOS Po sono stati posti otto diversi ambiti di ragionamento. 1) PNRR e riqualificazione del Fiume Po: che contempla il progetto di Rinaturazione dell’area quale opportunità per il recupero della biodiversità e un uso più efficiente e sostenibile della risorsa idrica. 2) Agricoltura: con l’attuazione d’interventi di miglioramento dell’uso agricolo dei suoli che tengano conto delle esigenze del fiume e della mutata disponibilità d’acqua. 3) Natura: puntando sul rafforzamento della tutela naturalistica del Fiume e della biodiversità e sul potenziamento delle aree protette, attraverso la realizzazione del Parco nazionale del Delta del Po e l’istituzione di un Parco interregionale per il corso mediano del Po. Si affrontano inoltre: 4) il nodo dei progetti per la navigazione commerciale. 5): La difesa idraulica. 6) Il problema del cuneo salino. 7) Il tema dell’inquinamento, da fronteggiare con un miglioramento dei sistemi di depurazione degli scarichi industriali e civili e un particolare impegno per affrontare il problema dei reflui zootecnici. 8): I deflussi idrici e le concessioni, puntando sul garantire il corretto deflusso ecologico del Po e dei suoi affluenti e ad assicurare la necessaria divagazione dell’alveo”.
Quale risposta vi aspettereste dalle istituzioni per la tutela del Po alla luce delle vostre proposte presentate in SOS-Po?
“Gli otto punti cardine per la tutela del Po del nostro documento riguardano, come detto, la riqualificazione del Fiume Po a 360 gradi. Ci aspettiamo dunque confronto e risposte concrete prima che sia troppo tardi”.