Tomei (Cna Turismo): “L’importanza di un turismo sostenibile”

L’intervista di Interris al coordinatore nazionale di Cna Turismo e commercio Cristiano Tomei sulle prospettive del settore turistico italiano

Integrarsi in armonia con un luogo, attraverso i suoi colori, i suoi odori, le relazioni umane che lo abitano, per scrivere una “cartolina” che ci resta dentro, trasportando la “normale” vacanza nella dimensione dell’esperienza. Il turismo esperienziale e sostenibile, a misura d’uomo e di natura, è la via per rilanciare il settore nel nostro Paese, in un momento storico segnato dalla pandemia, dalla guerra sul fianco orientale dell’Europa e dai forti rincari che erodono il potere d’acquisto delle famiglie. Un comparto, quello turistico, che nel 2018 e nel 2019 valeva il 13% del prodotto interno lordo italiano e ha rappresentato circa il 15% dell’occupazione.

Annus horribilis

Il primo anno di pandemia ha rappresentato un vero annus horribilis per i cittadini e le imprese italiane. Il settore turistico, purtroppo, non è stato da meno, per via del crollo delle presenze e della spesa sia interna che dei flussi internazionali. L’Agenzia Nazionale del Turismo (Enit) ha stimato che i turisti italiani e stranieri si sono dimezzati (-49%) rispetto al 2019, con 57 milioni di visitatori e 186 milioni di pernottamenti in meno e un danno economico di una settantina di miliardi. Nel 2020, il turismo ha contribuito al 7,2% del pil nazionale, in pratica la metà. La brusca frenata ha colpito più duramente mete come le città d’arte, rispetto alle località balneari o montane. L’anno seguente, nei mesi di luglio e agosto 2021, 20 milioni di italiani hanno infatti scelto la costa o la vetta per concedersi una vacanza, una cifra non raggiunta in recenti tempi pre-pandemici, mentre i turisti stranieri in quei due mesi estivi sono stati appena sei milioni.

Le previsioni per l’estate 2022

Il 2022, quando si vedeva la luce dell’uscita in fondo al tunnel della pandemia, è stato funestato fin dai primi mesi da un conflitto sul Vecchio Continente, con l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe tra il 23 e il 24 febbraio scorso. Tra le conseguenze del conflitto, oltre alla tragica perdita di vite umane e l’abbandono della propria casa da parte degli ucraini, le sanzioni economiche che si sono andate ad aggiungere a un aumento dei costi delle materie prime, da cui a cascata derivano gli incrementi dei prezzi dei beni di consumo e dei servizi. Oltre a ciò, i flussi di turismo internazionale da quel lato dell’Europa pressoché si azzerano. Date queste premesse, secondo un’indagine di Demoskopika, gruppo che si occupa di ricerche di opinione e di mercato,  quest’anno si prevede comunque un incremento dei flussi turistici in Italia, con 92 milioni di arrivi e oltre 340 milioni di presenze, segnando un più 35% e un +43% rispetto al 2021 – comunque ancora al di sotto dei risultati del 2019, dato che gli arrivi registrerebbero comunque un -29,6% e le presenze un -21,4% rispetto a tre anni fa. Un dato che fa ben sperare gli operatori è quello del boom di turisti stranieri nelle città d’arte del Belpaese a giugno, segnale che forse  nel settore ci si comincia a incamminare sulla graduale strada del ritorno alla (nuova) normalità.

L’intervista

Per conoscere meglio quali sono le previsioni dell’estate turistica italiana e di come il comparto pensi se stesso in chiave sostenibile, Interris.it ha intervistato il coordinatore nazionale di Turismo e Commercio della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna) Cristiano Tomei.

Partiamo da un numero, nove milioni di turisti stranieri in Italia a giugno, tra l’altro frutto di una vostra indagine. Come ci legge questo dato?

“Questa stima supera il dato giugno 2019, che era stato un anno in cui le presenze e gli arrivi degli stranieri erano quasi alla pari con i numeri degli italiani, con 800mila stranieri in più, e ci fa ben sperare per la riconquista dei mercati. Il turismo italiano e straniero è assai importante perché incide sul Pil ed è tutta valuta che ‘entra’ sul nostro territorio, basti pensare ai pernottamenti, alla ristorazione, allo shopping, alla mobilità”.

Come andrà l’estate italiana, per il settore turistico?

“Le previsioni sono buone. Già da maggio ci sono state visite alle città d’arte e al territorio interno, a queste si aggiungerà il turismo del mare. A giugno abbiamo visto che stiamo sopportando il calo dei turisti russi e cinesi, per esempio la Sicilia è in overbooking grazie all’interesse del turismo dagli Stati Uniti. Questa estate avremo tutto il turismo domestico, come avviene  già da tre anni, e si ricreeerà la mobilità turistica continentale e intercontinentale con il ritorno degli statunitensi, dei canadesi e dei giapponesi, dei tedeschi, dei francesi, degli austriaci, degli spagnoli e degli olandesi. Lo scorso anno abbiamo lavorato per armonizzare le norme per poter viaggiare e oggi quell’impegno ce lo ritroviamo, perché c’è una piena voglia di ripartire, ovviamente con responsabilità”.

Chi ha sofferto di più in questi due anni e come aiutare il rilancio?

“Come Cna abbiamo portato avanti le nostre istanze con Parlamento e governo per provare a continuare a lavorare in sicurezza, oltre che ottenere i ristori e i sostegni. Ci sono state delle imprese che hanno chiuso, ma aver lavorato per la resilienza delle aziende ci ha consentito la ripartenza. Come Cna siamo inoltre intervenuti anche per quanto riguarda il ‘caro bollette’, che ha inciso abbastanza, e ci auguriamo che la ripresa possa aiutare a tamponarlo. Un elemento importante è che le imprese oggi abbiano un’offerta che sia sostenibile, a misura d’uomo, che metta al centro i luoghi, le tradizioni e le eccellenze”.

La “nuova frontiera” è il turismo esperienziale?

“Il viaggio nasce dentro di sé prima ancora di partire, è una scoperta interiore oltre che del territorio. E’ scrivere una “cartolina” che si porta dentro, e sotto questo aspetto le visite ai laboratori, ai frantoi, ai musei, ai monasteri, l’entrare in contatto con le eccellenze artigianali ci permettono di integrarci e diventare un tutt’uno con la vita del territorio. Le città d’arte sono quelle che hanno sofferto di più durante la pandemia, mentre è stato rilevato un aumento del turismo anche naturalistico-culturale che oggi “pesa” circa il 20%, grazie alla mobilità dolce, e gli stranieri hanno pernottato di media una notte in più.

Come si rende il turismo più sostenibile, più “verde”?

“La sostenibilità deve esserci sia nel luogo dell’accoglienza, penso al ‘presidio’ delle guide turistiche ambientali, sia nell’armonia complessiva del territorio. Come Cna abbiamo partecipato ai bandi delle missioni del Pnrr per l’efficienza energetica e l’eliminazione delle barriere architettoniche. Le imprese italiane vogliono andare in questa direzione e una volta messi a terra questi investimenti avremo più possibilità per riconquistare tutti i mercati”.