“Uccisa dalle ragazze di cui si prendeva cura”. Suor Mainetti sarà beata il 6 giugno

Sulla beatificazione della religiosa martire intervista di Interris.it all'educatrice salesiana suor Maria Trigila, anche lei in prima linea nell'aiuto ai giovani

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Suor Maria Laura sarà beata il 6 giugno. Fu uccisa in nome di satana. Suor Maria Laura Mainetti (al secolo: Teresina Elsa) sarà elevata agli onori degli altari. Secondo il decreto pontificio che ne riconosce il martirio, l’assassinio della religiosa è avvenuto “in odio alla fede“. Suora lombarda della Congregazione delle Figlie della Croce, fu trucidata a Chiavenna il 6 giugno 2000. Da tre ragazze minorenni. Durante un rito satanico ispirato da quella data così evocativa. Il 6 del 6 del nuovo millennio. Tre assassine all’epoca dei fatti minorenni. “Eccomi! Signore, perdonale”, disse suor Laura mentre le giovani la colpivano. Dovevano essere 18 fendenti. 6 per ciascuna ragazza. Ma nella foga i colpi furono anche di più. Infine il perdono, assicurato in punto di morte. Suor

Rito satanico contro suor Maria Laura

La religiosa fu uccisa al termine di un rito satanico. Perdonò le sue giovani assalitrici. La celebrazione che la proclamerà beata si svolgerà nello stadio comunale. Interris.it ha chiesto un suo ricordo ad una religiosa parimenti impegnata nell’aiuto ai giovani. Educatrice e comunicatrice, sempre al sevizio degli ultimi. Anche suor Maria Trigila si dedica a tempo pieno come la consorella Beata alla formazione delle nuove generazioni. E alle emergenze sociali nelle fasce più disagiate della popolazione.SuorSuor Maria Trigila, che vocazione è stata quella della neo-Beata martire?

“Partiamo dall’interrogativo che più scuote le coscienze in questa dolorosissima vicenda. Perché suor Maria Laura Mainetti, all’anagrafe Teresina Elsa, è stata uccisa proprio dalle ragazze di cui si prendeva cura? E’ inspiegabile perché sia stata ingannata. Massacrata. Assassinata. Infamando la sua disponibilità. E la tenerezza apostolica nell’accorrere ad ogni grido di aiuto. Sono queste alcune delle domande che ancora oggi trovano spazio nella nostra mente. Ma, soprattutto, come si può vendere la dignità di una persona. In modo immondo, indegno ed indecoroso. Suor Maria Laura Mainetti aveva consacrato la sua vita solo al dono”.SuorIn che modo?

“Si era tutta donata solo ad essere vicina a chi è calpestato. A chi per vari motivi sostava sotto la croce. E proprio questo suo amore genuino e franco la rende vittima di olocausto nelle mani di ragazze amiche. E quel suo firmarsi ‘Figlia della croce’ era il sigillo del suo continui offrirsi a Dio per gli altri. E così è stato fino alla fine. Accoltellata ripetutamente sino alla fine. Chiedeva perdono per le tre giovani che per provare forti emozioni compiono gesti eccitanti e rischiosi. Tre ragazze e il loro omicidio volontario”.SuorChe tipo di martirio?

“Un martirio perpetrato da tre ragazze che, a mio avviso, non hanno maturato la dimensione etica e civica della loro esistenza. Non parlo di dimensione religiosa. Ma di etica. In cui non trovano posto stili culturali disponibili alla subcultura occultista. O a quel fenomeno che potremmo definire ‘ombra’. Che a volte accompagna il nostro quotidiano nel quale diamo spazio alle ipocrisie”.Quale messaggio è racchiuso nel sacrificio di suor Maria Laura?

“La triste storia di suor Maria Laura ci costringe a rielaborare il nostro approccio educativo. Dobbiamo continuare a farci prossimo ma educando a cambiare pelle. Ossia rispondere alle inclinazioni inquietanti. Alle personalità disturbate a livello fisico. Psicologico. Spirituale. Alle ideologie estreme. Potenziando, come ho già detto, la dimensione etica e civica dei giovani che accompagniamo. e Che condividono con noi molte ore della loro giornata”.SuorPuò farci un esempio?

“Un’agevole chiave di accompagnamento potrebbe essere quella di conoscere gli ambienti ‘border line’ che frequentano i nostri giovani. O esperienze di ‘male di vivere’ dell’età proprio adolescenziale. In cui hanno presa e fascino tematiche forti. Espressione di disagio. E di rifiuto a priori della dimensione etica. A mio avviso, a determinare l’uccisione è stata una mancanza di chiarezza e di elaborazione della dimensione etica. Ossia l’incapacità di risvegliare il desiderio di bene presente in ogni persona. Nelle ragazze non c’era attenzione morale. Mancava un’elaborazione riflessiva sulla dignità della persona. A ciò si aggiunge un altro fattore”.Quale?

“L’odio della fede, così come è stato detto e scritto da subito. Unito all’espressione di un vuoto valoriale. Si nasce etici perché la sensibilità al bene ci appartiene. Ma questo intuito per il bene va poi tradotto in gesti possibili. E va rinnovato. Nell’educazione occorre coltivare il senso della responsabilità. Certamente, suor Maria Laura, per invocare il perdono su suoi massacratori conosceva l’animo delle tre ragazze. Ma, forse, non il punto zero della loro gestione dei conflitti”.Quale lezione ne trae nella sua missione quotidiana?

“Le tre ragazze hanno ceduto al ‘brivido’ piuttosto che al ‘rispetto’ della sacralità della vita. E oggi è questo che mi fa pensare come educatrice. Penso alle mie allieve e ai miei allievi. Quotidianamente condivido parte del loro vissuto. Ma è sufficiente educare all’etica? Non basta. È necessario educare all’intelligenza etica. Ossia alla tensione relazionale con se stessi. E con gli altri”.