Gli strumenti concreti per aiutare i professionisti del bene

L'intervista di Interris.it a Fabrizio Quistelli, creatore dell'evento "Reinventing Non Profit" e Ceo di Atlantis Company

L’evento “Reinventing Non Profit” © Atlantis Company

Negli ultimi due anni, il Terzo Settore ed il mondo del volontariato non profit nella loro totalità, hanno fronteggiato una moltitudine di emergenze che hanno avuto un forte impatto sulla popolazione italiana, si pensi alla pandemia da Covid – 19, la conseguente crisi economica e la guerra alle porte dell’Europa.

I numeri e le esigenze del non profit

In Italia, il non profit, è composto da ben 362mila organizzazioni e 862mila addetti. In particolare, considerate le diverse emergenze dell’ultimo biennio, è fondamentale che lo stesso, per rispondere meglio hai bisogni delle persone più fragili e trovare il modo migliore di fare il bene, punti su alcuni aspetti di rilevanza fondamentale, come ad esempio, una migliore comunicazione delle azioni svolte, la crescente innovazione digitale da cui non si può prescindere e le firme per il 5×1000 destinate agli enti di volontariato.

L’evento “Reinventing Non Profit”

A Milano, oggi e domani, con l’obiettivo di aiutare le organizzazioni del Terzo Settore in riguardo a questi importanti temi, si tiene l’evento “Reinventing Non Profit”, che intende fotografare lo stato di salute del mondo della solidarietà in Italia e dare un aiuto concreto per rispondere alle criticità emergenti nonché canalizzare nella maniera migliore gli aiuti provenienti dagli italiani. Interris.it, in merito alla storia e agli obiettivi di questo evento, ha intervistato Francesco Quistelli, fondatore e Ceo di Atlantis Company e ideatore di questo evento.

Francesco Quistelli, CEO di Atlantis Company e creatore dell’evento “Reinventing Non Profit” © Atlantis Company

 L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha l’evento “Reinventing Non Profit”?

“Reinventing Non Profit” nasce sette anni fa e siamo ormai giunti alla settimana edizione. L’obiettivo dell’evento è nella parola stessa, che si chiama “reinventing” proprio per continuare a rigenerare e reinventare alcune aree del Terzo Settore, in particolar modo la comunicazione, il fundraising e l’organizzazione dello stesso nonché delle associazioni non profit, al fine di stimolare il dinamismo, il confronto, il networking e ogni elemento che può essere utile per avviare dei processi di cambiamento in senso positivo e miglioramenti, per affrontare tutti i mutamenti che avvengono intorno alle associazioni non profit. Questo è il senso di Reinventing.”

Qual è lo stato di salute del mondo della solidarietà alla luce di questo evento?

“Sono una persona positiva che ama vedere il bicchiere mezzo pieno. Guardando agli ultimi due anni, segnati da pandemia, crisi umanitarie e guerra, la reazione di una parte della popolazione italiana che è sempre sensibile e coinvolta nei progetti sociali delle organizzazioni non profit, c’è stata e continua ad esserci, probabilmente con maggiore consapevolezza e attenzione a causa della crisi economica. Sicuramente, gli italiani, non si sono tirati indietro e hanno continuato a sostenere il Terzo Settore, a volte in maniera straordinaria, sia durante la pandemia da Covid-19 che durante la guerra in Ucraina. Ciò da un lato è sicuramente positivo e dall’altro, tutti questi eventi, hanno costretto le organizzazioni non profit, a reinventarsi, riadattarsi e comunicare sempre meglio con i propri donatori in quanto, le possibilità economiche, non sono più quelle di qualche tempo fa ed è necessario essere più bravi nel gestire la relazione con i donatori. Il Terzo Settore è sempre più indispensabile per garantire la coesione sociale e per il bene di tutti, soprattutto delle persone più deboli. Ciò è un dato di fatto imprescindibile e necessario alla salute e al benessere di tutti noi, ma non sempre tale ruolo è riconosciuto dalla politica o dai media. Questo è un dato di fatto che va affrontato.”

Quali sono i vostri desideri per il futuro in riguardo a coloro che definite “gli operatori del bene”? In che modo si possono incentivare le donazioni destinate agli enti di volontariato?

“Si possono incentivare le donazioni cercando di comunicare sempre meglio. È giusto fare del bene ma è giusto anche farlo sapere. Le tre colonne, ossia fare, fare bene e farlo sapere rappresentano il faro che deve guidare le organizzazioni. Bisogna far sapere ciò che si fa nel modo corretto per riuscire a coinvolgere al meglio le persone e creare una relazione stabile e continuativa. Questo è l’auspicio futuro che ci auguriamo. Per fare ciò, bisogna avere persone sempre più professionali, che sappiano realizzare i progetti, comunicarli e raccogliere fondi in tutte le organizzazioni, anche in quelle più piccole. Dall’altro lato bisogna cercare di svolgere sempre meglio le attività progettuali. Questi sono i due elementi centrali.”