Un miliardo di tonnellate di cibo viene sprecato ogni anno. E’ il dato che emerge da un’analisi della Coldiretti in occasione della Giornata nazionale di prevenzione contro gli sprechi alimentare. La Fao – Organizzazione della Nazioni Unite per l’Alimentaione e l’Agricoltura – stima che non momdo circa un terzo del cibo destinato alle tavole vada perso o sprecato. In Italia nel 2022, secondo i dati della Fao, oltre 4 milioni di tonnellate, ossia 30 kg pro capite di cibo è stato sprecato.
“Facciamo circolare”
Per sensibilizzare l’opinione pubblica, creare buone pratiche e combattere così lo spreco alimentare, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), in collaborazione e con il finanziamento del Mimit – Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha lanciato una piattaforma e una campagna di comunicazione sull’economia circolare, con un focus su spreco alimentare e raccolta differenziata. La campagna “Facciamo circolare” parte da due temi chiave: la lotta allo spreco alimentare e la raccolta differenziata.
L’intervista
“I daiìti sullo spreco alimentare sono molto discordanti da Paese a Paese perché mancano delle statistiche ufficiali”, spiega a Interris.it Lorenzo Ciccarese, responsabile dell’Area conservazione della biodiversità terrestre dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e rappresentante nazionale all’ Intergovernmental Science-Policy Plaftorm on Biodiversity and Ecosystem Services ((Ipbes). “Lo spreco alimentare è uno dei maggiori problemi ambientali che abbiamo di fronte – sottolinea Ciccarese – ma non solo: ha infatti dei pesanti risvolti socio-economici”.
L’impatto sull’ambiente
“Molti studi spiegano che se lo spreco alimentare fosse una Nazione, sarebbe all’ottavo posto nella classifica mondiale per la quantità di gas serra emessi. Quindi riducendo lo spreco e le perdite alimentari saremo in grado di dare un contributo notevole al clima – spiega -. Non è molto intuitivo il concetto dell’impatto dello spreco alimentare sui cambiamenti climatici”. Il secondo problema è legato alla perdita di biodiversità: producendo in maniera incontrollata, impoveriamo sempre di più il suolo. “Sappiamo che l’agricoltura nel suo complesso incide notevolmente sul declino della biodiversità – aggiunge – per produrre alimenti bisogna utilizzare fertilizzanti, pesticidi, acqua. L’agricoltura è uno dei driver principali della perdità di biodiversità“.
L’importanza di variare le diete
Ciccarese, inoltre, spiega come uno studio dell’Unep del 2019 – il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente – che spiega come riducendo lo spreco alimentare e la variazione delle diete ci sarebbe la possibilità di sfamare 10 miliardi di persone nel 2050. “Non è possibile pensare di sfamare così tante persone senza fare una lotta seria allo spreco alimentare”, aggiunge Ciccarese. “Questo non vuol dire – chiarisce Ciccarese – che saremo in grado di sconfiggere la fame nel mondo, perché di pari passo alla lotta contro lo spreco alimentare devono viaggiare delle politiche di trasformazione dei sistemi agroalimentari. C’è bisogno di guardare ai grandi problemi ambientali con uno sguardo molto più ampio”.
L’obiettivo 2030
“Il 2030 è un anno importante, sono molti gli obiettivi da raggiungere entro quella data per capire in quale direzione stiamo andando – spiega Ciccarese -. Gli accordi per il clima non sono andati molto bene, sembrerebbe che non riusciremo ad evitare che le temperature aumentino più di 2,5 gradi centigradi. Un altro tema è la riduzione dell’inquinamento da plastiche, anche qui probabilmente arriveremo a degli accordi globali. Ogni Paese deve impegnarsi a fare la propria parte”.