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“Per sempre noi due”: in un libro la storia d’amore di Federica Cappelletti e Paolo Rossi

L'intervista di Interris.it a Federica Cappelletti, moglie del campione azzurro Paolo Rossi, giornalista, autrice del libro "Per sempre noi due"

Sono passati quarant’anni dalla storica vittoria dell’Italia al Mondiale di Calcio spagnolo del 1982: quel trionfo, avvenuto alla presenza del  presidente della Repubblica Sandro Pertini, coinvolse tutta Italia e restituì al nostro Paese – ancora vittima degli anni di piombo e della crisi economica – la certezza che con passione e coraggio si poteva uscire vittoriosi dal tunnel. Quel successo firmato dai ragazzi dell’allenatore Enzo Bearzot aveva in Paolo Rossi il suo personaggio simbolo: i suoi gol trascinarono gli azzurri verso il trionfo e lo consegnarono per sempre alla memoria collettiva dello sport mondiale. “Pablito” ci ha lasciati due anni fa. Ma la sua memoria continua a vivere grazie alla passione e all’amore della moglie, la giornalista Federica Cappelletti, che ha da poco pubblicato il libro “Per sempre noi due” (edizioni Rizzoli) ed ha collaborato con Valter Veltroni al documentario “E’ stato tutto bello”. Interris.it l’ha intervistata.

40 anni fa ci fu la vittoria dei mondiali e Paolo Rossi divenne il volto simbolo di quel successo, da poco è uscito il documentario “è stato tutto bello”, cosa le piacque del campione e cosa dell’uomo? 

“Paolo è stato un campione dentro ma soprattutto fuori dal campo: semplice, diretto, gentile, generoso. Con il suo sorriso travolgente, sapeva rendere tutto magico. Trasformava il dolore in opportunità, sapeva cogliere sempre il lato bello delle cose, delle persone, della vita. Come calciatore ha dato molto all’Italia e agli italiani. Come uomo ha dato tanto a chi lo ha conosciuto e amato. E continua ad amarlo, oltre il tempo e lo spazio”.

La vostra storia d’amore è  raccontata nel libro “Per sempre noi due”. Perché ha sentito l’esigenza di doverlo scrivere?.

“Ho scritto questo libro perché Paolo mia aveva chiesto di ‘non disperdere il nostro grande amore’. E su richiesta di Rizzoli ho tirato fuori il succo di un amore fatto di sentimenti, di rispetto, di complicità, di sostegno anche nei momenti più difficili della malattia. È stata una catarsi, ho pianto molto pet scriverlo… ma sono contenta di averlo fatto. Sarà un testamento d’amore anche per le nostre figlie Maria Vittoria e Sofia Elena”.

Dal vostro amore sono nate due figlie, come vivono il ricordo del loro papà – idolo del mondo? E lei cosa racconta alle sue figlie del loro papà?

“Maria Vittoria e Sofia Elena vivono serenamente il ricordo del loro immenso papà. Ne parliamo ogni giorno, ci ispiriamo a lui, ci chiediamo “cosa avrebbe fatto o detto lui” nelle diverse situazioni che ci troviamo a vivere. Paolo è ancora il nostro quotidiano. La nostra luce, il faro. Le ragazze hanno ancora un ricordo vivo e forte del loro amato papà, quindi non ho bisogno di raccontare loro più di tanto. E credo che il ricordo sarà sempre la base dalla quale si muoveranno per costruire le proprie vite. Portarle alle manifestazioni in onore di Paolo ci aiuta a sentirlo sempre vicino, a conoscerlo meglio”.

Nel nome di Paolo Rossi porta avanti tante iniziative, è nata una fondazione che porta il suo nome. Quali sono i progetti?

“Da quando Paolo se ne è andato, saranno due anni a dicembre, ho girato l’Italia in lungo e in largo – ma anche all’estero – per presenziare alle manifestazioni di affetto in onore di Paolo. Hanno intitolato piazze, via, stadi  palazzetti, scuole. Eretto statue, realizzato murales. Ma anche canzoni, film, documentari. Di tutto e di più. Mentre io porto avanti la sua Accademia di Calcio e ho fondato la Paolo Rossi Foundation, una realtà che punta a progetti importanti nei settori della salute e dello sport. Uno dei progetti di punta sono le postazioni oncologiche, che serviranno a rendere più leggera la fase della malattia e soprattutto delle cure a tanti ammalati e ai loro famigliari. Ma ci sono anche le borse di studio internazionali sul calcio, per dare la possibilità a molti ragazzi di inseguire il sogno del pallone. Stiamo già andando forte”.

Tanto amore e anche tanto dolore, cosa vorrebbe dire ai giovani che ci leggono? 

“Vorrei che i giovani credessero in loro stessi, come diceva Paolo. Ma soprattutto vorrei che trovassero un amore bello come quello che io ho vissuto e che lo proteggessero come una cosa sacra. Perché i sentirmenti vanno gestiti con cura, vanno alimentati, vanno tutelati. E bisogna amare fino in fondo, anche quando la sofferenza prende il posto della gioia. Senza mollare alla prima difficoltà”.

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