Santità in parallelo: sono trascorsi 50 anni dalla visita di Karol Wojtyla a San Giovanni Rotondo. Il futuro Giovanni Paolo II vi era stato la prima volta durante gli anni di studio e aveva incontrato Padre Pio. Le vite di Giovanni Paolo II e di Padre Pio sono dunque strettamente legate già molto tempo prima della canonizzazione del frate campano che il 16 giugno 2002 Karol Wojtyla celebrò a piazza San Pietro. La vicinanza tra i due uomini ha qualcosa di mistico. Lo scrittore e il biografo di Padre Pio, Renzo Allegri racconta che nel 1948, il giovane sacerdote Karol Wojtyla, studente a Roma, aveva sentito parlare di Padre Pio e volle conoscerlo. Si recò a San Giovanni Rotondo nelle vacanze di Pasqua e vi rimase una settimana. Padre Pio in questi anni si trova sotto gravissime accuse. Il Sant’Uffizio ha emanato severe restrizioni disciplinari nei suoi confronti, proibendo a sacerdoti e religiosi di avere contatti con lui. Wojtyla è certamente informato di questa situazione, ma non ne tiene conto perché, per motivi a noi sconosciuti, aveva una “conoscenza” del Padre al di sopra di ogni possibile insinuazione. Nelle biografie dei santi si trova spesso che hanno “canali” di comunicazione forti e precisi, che sfuggono al controllo della razionalità. Questo fenomeno si è verificato anche tra Padre Pio e Karol Wojtyla.
Che cosa si siano detti, Karol Wojtyla e Padre Pio, non si è mai saputo. Sembra che il Santo di Pietrelcina lo avesse “visto” vestito da Papa e con macchie di sangue sulla veste bianca. Di questa specie di profezia, diffusa subito dopo l’elezione di Karol Wojtyla a Pontefice, non si è mai avuta alcuna conferma. Resta tuttavia inoppugnabile il fatto che quell’incontro segnò profondamente Karol Wojtyla suscitando in lui una venerazione grandissima per Padre Pio che non venne mai scalfita. Quando nel 1962 la sua amica e collaboratrice Wanda Poltawska si ammala, Karol Wojtyla non esita infatti a scrivere al frate e dopo la guarigione miracolosa gli invia la commovente lettera di ringraziamento. Ma, secondo quanto rivela il vaticanista Andrea Tornielli nel 2008 sul Giornale, Karol Wojtyla inviò una terza lettera al frate con le stimmate. Accadeva pochi giorni prima della sua nomina ad arcivescovo di Cracovia. Si tratta di una lettera che la Postulazione per la causa di canonizzazione di Giovanni Paolo II ha rinvenuto nell’archivio dell’arcivescovado di Cracovia e che inizialmente era stata scambiata per la trascrizione di una delle due lettere già conosciute. Invece quella copia dattiloscritta era del tutto sconosciuta e permette di comprendere ulteriori aspetti del rapporto tra Wojtyla e Padre Pio. La terza missiva è datata 14 dicembre 1963 ed è più lunga delle precedenti. È stata anch’essa scritta a Roma, probabilmente dopo la conclusione della seconda sessione del Concilio Vaticano II.
In apertura della lettera si fa riferimento alle precedenti richieste rivolte dal futuro Papa al frate cappuccino di Pietrelcina: “La paternità vostra si ricorderà certamente che già alcune volte nel passato mi sono permesso di raccomandare alle Sue preghiere casi particolarmente drammatici e degni di attenzione“. Da questo testo veniamo dunque a sapere che Wanda Poltawska non è l’unica persona per la quale Wojtyla aveva chiesto e ottenuto le preghiere di Padre Pio. Nelle righe che seguono il vescovo polacco ringrazia il religioso per la guarigione di una donna colpita dal cancro. Ma tra le persone guarite il vescovo polacco cita anche il figlio di un avvocato, gravemente malato dalla nascita. “Ambedue le persone stanno bene“, scrive. Dunque, possiamo supporre che oltre a questa lettera e alle due già note ne esiste almeno un’altra, con la quale Wojtyla aveva chiesto l’intercessione di Padre Pio per la guarigione del giovane. Racconta Tornielli nel suo articolo: “Nel 1962 il futuro Papa si rivolge poi a Padre Pio per una signora paralizzata della sua diocesi, dunque una nuova richiesta. Ulteriore indizio di un rapporto consolidato”.
Ma non è tutto. Questa volta, infatti, il vescovo aggiunge una richiesta personale: “Nello stesso tempo mi permetto di raccomandarle le ingenti difficoltà pastorali che la mia povera opera incontra nella presente situazione“. A che cosa si riferisce Wojtyla, che per la prima volta chiede qualcosa per se stesso? E quali sono le “ingenti difficoltà” a cui fa cenno? Dalla metà del 1962 monsignor Wojtyla attraversa una fase delicata della sua vita. Nel giugno era morto l’arcivescovo di Cracovia, Baziak, e da mesi era aperta la ricerca di un candidato per la successione gradito sia al primate polacco, il cardinale Stefan Wyszynski, e all’autorità dello Stato. Più volte Wyszynski aveva presentato terne di nomi rifiutate dal governo comunista. Dopo due diverse terne respinte in tronco, un alto funzionario del Partito comunista, Zenon Kliszko, suggerisce che venga proposto “un uomo di dialogo, come il giovane vescovo ausiliare, di cui ho dimenticato il nome, con il quale in due settimane abbiamo risolto il caso del seminario di Cracovia”.
Quel vescovo è Karol Wojtyla, che aveva con fermezza rivendicato il diritto della Chiesa sulla sede del seminario, occupato dai comunisti locali. A soli quarantatré anni, Karol Wojtyla si ritrova così arcivescovo della sede cardinalizia di Cracovia, dopo aver retto per oltre un anno e mezzo quella sede come amministratore apostolico, tra “ingenti difficoltà pastorali”. È significativa la coincidenza delle date. La lettera del futuro Papa a Padre Pio, con la richiesta di preghiere e intercessione, è del 14 dicembre. Esattamente due settimane dopo, il 30 dicembre, arriva la designazione ad arcivescovo metropolita della prestigiosa diocesi polacca.
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