Prove di riconciliazione tra Serbia e Croazia

Venticinque anni fa l'Operazione Tempesta, l'offensiva della Guerra d'indipendenza croata contro l'esercito serbo. Un anniversario divisivo, tra gesti simbolici e attriti difficili da dimenticare

Tra il 4 e 5 agosto del 1995 l’esercito della Croazia lanciò l’offensiva che pose fine alla lunga e sanguinosa guerra nella ex Jugoslavia iniziata nel estate del 1991, quando il mosaico di popoli, etnie e confessioni degli “slavi del sud”, tenuto insieme per 40 anni dal pugno duro del Maresciallo Tito, andò in frantumi a seguito delle rivendicazioni di indipendenza degli sloveni, dei croati e dei bosniaci dal governo centrale di Belgrado.

L’Operazione Tempesta

Nel giro di una manciata di giorni, in quell’agosto del ’95, le truppe croate condussero l’operazione militare Tempesta con cui riconquistavano le Krajine, territorio che era rimasto per quattro anni sotto controllo delle forze della minoranza dei serbi di Croazia. Per il governo di Zagabria questa ricorrenza è sempre stata un momento di grande festa per celebrare la vittoria, mentre in tutta la Serbia si ricorda questa data con cordoglio, nel ricordo delle quasi 2 mila vittime di quella operazione e dei circa 250 mila civili serbi costretti a lasciare le loro case nella regione della Krajna.

Il 4 agosto è stata sempre quindi una data divisiva. Pesano ancora troppo infatti il ricordo degli eccidi, delle battaglie e dei bombardamenti che in quatto anni di conflitto tra serbi, bosniaci e croati lasciarono sul terreno 200 mila morti e altre centinaia di migliaia di profughi e sfollati. Anche quest’anno infatti le commemorazioni si sono rinnovate in Serbia e Croazia con raduni e cerimonie distinte contrapposte, con gran parte del popolo serbo che continua a parlare di apertamente di pulizia etnica in riferimento all’operazione tempesta.

Riconciliazione e umiliazione

Eppure da parte delle autorità dei due Paesi, quest’ultima ricorrenza ha visto l’uso di toni più simili ad un tentativo di riconciliazione. Nella cerimonia svolta a Sremska Raca, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha detto “sì alla pace e alla riconciliazione, ma mai all’umiliazione”, alludendo alla decisione di un vicepremier del governo croato, appartenente alla minoranza serba, di partecipare alle celebrazioni ufficiali croate per il 25.mo del successo dell’operazione Tempesta. E proprio sulla sponda Croata l’atmosfera è stata molto più marcata da un atmosfera di riconciliazione e di mutuo riconoscimento delle vittime.

Alla cerimonia centrale a Knin, che fino al 5 agosto del 1995 fu la roccaforte dei ribelli serbi nell’entroterra della Dalmazia croata, erano presenti le massime cariche politiche e istituzionali della Croazia. Per la prima volta ha preso parte alle commemorazioni il leader della minoranza serba, Boris Milosevic, nuovo vicepremier nel secondo governo del premier conservatore Andrej Plenkovic, rieletto un mese fa.

La presenza di Milosevic è stata interpretata da tutte le forze politiche croate e dalla maggioranza dell’opinione pubblica come un gesto simbolico di portata storica, fondamentale per la pacificazione dei due popoli. Per questo motivo la cerimonia a Knin quest’anno non ha assunto toni trionfalistici, come era tradizione in passato, ma i discorsi hanno messo in primo piano il riconoscimento di tutte le vittime e dei crimini commessi da ambedue le parti in guerra.

La strada per Grubori

“Vogliamo e dobbiamo mostrare compassione per tutte le vittime innocenti, siano esse croate o serbe”, ha detto il premier Plenkovic ripreso dall’Ansa, aggiungendo di essere consapevole “che la vittoria croata fu traumatica per molti serbi di Croazia, che lasciarono la propria terra e le proprie case”. Il premier ha espresso “rammarico per i crimini di guerra commessi da parte croata, che, purtroppo, ci sono stati” ma ha poi difeso la legittimità e la legalità dell’offensiva delle forze di Zagabria, sottolineando “che il diritto alla difesa, non è e non può essere una giustificazione per il male commesso”.

Un ulteriore gesto di riconciliazione sarà espresso nei prossimi giorni, quando il ministro per i veterani di guerra, Tomislav Medved, ex generale dell’esercito croato, si recherà con il vicepremier Milosevic a Grubori, villaggio dove nell’agosto del 1995 soldati croati uccisero a sangue freddo cinque anziani serbi. Dalla Croazia parte dunque un segnale di dialogo e di speranza per tutta l’Europa, la normalizzazione dei rapporti tra i popoli dell’ex Jugoslavia è un posso in fondamentale nel percorso di adesione all’Ue di molti Paesi dell’area dei Balcani.