Petrelli (Oxfam): “Le tre ‘C’ che provocano fame e povertà in Yemen”

L'intervista di Interris.it al dottor Francesco Petrelli, policy advisor per la sicurezza alimentare di Oxfam Italia, sulla piaga della fame nel mondo e, in particolare, in Yemen

crisi

Le cause strutturali che portano alla fame e all’aumento dell’insicurezza alimentare acuta in Yemen sono principalmente tre. Vengono chiamate le tre C“. Lo spiega a Interris.it il dottor Francesco Petrelli policy advisor per la sicurezza alimentare di Oxfam Italia. Oxfam lavora in Italia e nel mondo per dare alle comunità mezzi di sussistenza, capacità di resilienza e per difendere le vite nelle emergenze.

La situazione in Yemen

Da quando in Yemen è cominciata la guerra, 7 anni fa, le condizioni di vita della popolazione sono precipitate drammaticamente. Sono morte oltre 370 mila persone e più di 4 milioni di persone, di cui la metà minori, sono state costrette a fuggire dalle loro case. Le città sono distrutte, la popolazione decimata, le fonti d’acqua potabile non esistono più.

Gli impianti idrici vengono continuamente bombardati e solo metà delle strutture sanitarie sono funzionanti, aggravando così il rischio di contrarre malattie come tifo, dissenteria, Covid-19. Ma anche il colera, che rischia una nuova impennata di contagi, dopo l’epidemia che provocò oltre 2 milioni di casi nel 2017.

La crisi ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, mettendo in crisi le già ridotte importazioni di grano e olio da cucina. Fino ad oggi infatti lo Yemen importava circa il 42% del grano direttamente dall’Ucraina. La conseguenza immediata è il drammatico aumento dei prezzi, a cui una popolazione senza lavoro e altri mezzi di sostentamento, non può di certo far fronte: 17,4 milioni soffrono già la fame, potrebbero salire a 19 milioni entro la fine dell’anno.

Una situazione terribile, che però non colpisce solo lo Yemen. La fame è un problema comune a molti Paesi, specie in Africa. Ne parliamo con il dottor Francesco Petrelli policy advisor per la sicurezza alimentare di Oxfam Italia che fa un excursus sulle cause scatenanti della fame, con particolare attenzione alla situazione yemenita.

Francesco Petrelli di Oxfam Italia

L’intervista a Francesco Petrelli di Oxfam Italia

Quali sono le tre C che alimentano la fame in Yemen e nel mondo?

“La prima C è quella dei conflitti: la guerra in Yemen – come tutte le guerre – ha prodotto morti e distruzione, nonché difficoltà estrema nel reperire il cibo. La crisi economica – risultato del conflitto – e il deprezzamento della valuta hanno spinto i prezzi dei generi alimentari ai livelli più alti dal 2015. La guerra in Ucraina ha portato significativi shock delle importazioni, spingendo ulteriormente in alto i prezzi dei generi alimentari. Ricordo che lo Yemen dipende quasi interamente dalle importazioni di cibo, con oltre il 30% delle sue importazioni di grano proveniente dall’Ucraina e dalla Russia. Ma il popolo non può attendere lo sbocco dei porti: bisogna intervenire subito”.

Quali sono le altre due?

“La seconda C sono i cambiamenti climatici. Non solo desertificazione e siccità; ma anche eventi meteorologici estremi che sono devastanti nei sistemi socio economici fragili come quello yemenita. La terza C è il Covid. Non solo relativamente all’emergenza sanitaria, ma anche a causa degli impatti economici della pandemia”.

Qual è il livello di sicurezza e di insicurezza alimentare nel mondo?

“Secondo l’ultimo rapporto della FAO sullo stato della sicurezza alimentare nel mondo, uscito lo scorso 6 luglio, per il terzo anno consecutivo è aumentato il numero complessivo delle persone che vivono nell’insicurezza alimentare: sono ben 828 milioni, in crescita rispetto al 2020 di quasi 40 milioni”.

Il Covid come ha impattato sul problema della fame e della malnutrizione?

“Anche prima della pandemia COVID-19, il mondo non era vicino a porre fine, entro il 2030, alla fame e alla malnutrizione a livello mondiale. Ma la pandemia COVID-19 e le misure per contenerla hanno drammaticamente amplificato e aumentato questo problema. Nello specifico, la fame è aumentata in modo preoccupante sia in termini assoluti che in percentuale, superando la crescita della popolazione. Il documento della Fao rivela che nel 2021, circa 193 milioni di persone sono state esposte al rischio di insicurezza alimentare acuta a livelli critici o peggiori in 53 paesi o territori. Il dato rappresenta un incremento di quasi 40 milioni di persone rispetto alle cifre già esorbitanti del 2020”.

Quali sono i Paesi più colpiti dalla fame acuta?

“Più di mezzo milione (570 000) vivono in Etiopia, Madagascar meridionale, Sud Sudan e Yemen. Hanno raggiunto lo stadio di “Catastrofe”, ossia il livello più grave di insicurezza alimentare acuta che ha reso necessario intervenire con aiuti di emergenza per scongiurare un tracollo generalizzato dei mezzi di sussistenza e casi di inedia e morte diffusi. Inoltre, i paesi che già sono alle prese con livelli elevati di fame acuta risulterebbero particolarmente vulnerabili ai rischi posti dalla guerra nell’Europa orientale, soprattutto a causa della loro forte dipendenza dalle importazioni di cibo e mezzi di produzione agricola, nonché della loro vulnerabilità agli shock dei prezzi degli alimenti a livello mondiale. Tutti questi elementi fanno pensare al peggio per la popolazione mondiale: come Oxfam, temiamo che alla fine del 2022 le persone che vivranno nell’insicurezza alimentare arriveranno ad essere circa 930 milioni”.

Cosa fa Oxfam Italia per lo Yemen?

Lo Yemen è tra i paesi che fanno parte del progetto Oxfam ‘Salviamo vite nelle emergenze’. Dalla terribile carestia nel Corno d’Africa, dove quasi 15 milioni di persone soffrono fame e sete, alla nostra risposta alla crisi siriana, dove stiamo aiutando 1,5 milioni di persone, così come in Giordania, nei Territori Occupati Palestinesi, in Libano e in Turchia lavoriamo al fianco delle persone per portare aiuto. In Yemen, si dall’inizio del conflitto abbiamo garantito acqua, cibo e servizi igienico sanitari a 4 milioni di persone. E’ possibile fare una donazione per aiutare concretamente questi Paesi”.

Lo scorso 2 agosto è stata prorogata la tregua. Durerà altri due mesi. Cosa comporta?

La proroga della tregua di due mesi scattata lo scorso 2 agosto è la condizione sine qua non affinché si possa fare qualcosa per sconfiggere o alleviare la fame in Yemen. I combattimenti sono quasi totalmente finiti. Dal 2017, da inizio conflitto, le vittime civili in Yemen sono state 14.500. Nelle grandi città il 40% delle abitazioni è stato distrutto. Questo ha prodotto 4,5 milioni di sfollati interni. Lo Yemen è un Paese allo stremo. La risposta umanitaria coinvolge, attraverso le varie agenzie, ben 19 milioni di persone su 30 milioni di abitanti complessivi. Si dovrebbero inoltre aggiungere 2 milioni subito e 7 milioni entro la fine del 2022 che rischiano la malnutrizione acuta. La prima condizione indispensabile per salvare lo Yemen dalla catastrofe è dunque il mantenimento della tregua che ha permesso alle agenzie umanitarie di raggiungere i luoghi più remoti e le zone più complesse che sono i campi profughi”.

Qual è la seconda condizione?

“Lo sblocco dei porti ucraini non risolve l’urgenza della risposta umanitaria. Dopo mesi di guerra, lo sblocco dei porti è molto positivo, ma non è sufficiente: non risolve le problematiche di questo Paese, stremato dalla fame cronica. La seconda soluzione per la crisi yemenita è dunque quella di acquistare immediatamente il cibo e sostenere così la popolazione prima che cada nella malnutrizione acuta. Inoltre, c’è un altro elemento di grande ingiustizia sociale che incide sulla fame nel mondo, non solo in Yemen”.

Qual è l’altro elemento di grande ingiustizia sociale?

“La speculazione sui beni alimentari. L’aumento medio dei beni alimentari dei Paesi del G7 è stato del 10%; invece, l’inflazione alimentare in Yemen è stata del 48%. Quello che denunciamo è che tutto il settore agro alimentare è storicamente controllato da 4 o 5 grandi gruppi che hanno guadagnato qualcosa come 382 miliardi solo negli ultimi 2 anni. Oxfam Italia lo rimarca ad alta voce: non si può speculare sui beni alimentari! Il cibo non è una merce; non è un bene su cui investire per fare soldi sulla pelle dei più poveri del mondo. Il cibo è un diritto universale e come tale andrebbe garantito per tutti”.