Patologie della pelle e Covid-19: ecco cosa c’è da sapere

Intervista alla Dottoressa Ilaria Proietti, Dirigente Medico I livello presso l' Ambulatorio Dermatologia U.O.C. Universitaria di Dermatologia “Daniele Innocenzi”, Ospedale A. Fiorini, Terracina (LT).

Pelle Covid-19

Alla luce di quanto emerso dallo studio un gruppo di ricercatori italiani guidati da Raffaele Gianotti dell’Università Statale di Milano, una paziente di 25 anni, già a novembre accusava un’orticaria sulle braccia, ora scoperta tra i sintomi da covid-19. In Terris ha deciso di intervistare la Dottoressa Ilaria Proietti, Dirigente Medico I livello presso l’Ambulatorio di Dermatologia dell’U.O.C. Universitaria di Dermatologia “Daniele Innocenzi”, Ospedale A. Fiorini, Terracina (LT), Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico-Chirurgiche, Facoltà di Medicina e Farmacia, “Sapienza” Università di Roma – Polo Pontino, al fine di approfondire il tema.

Qual è la sua opinione sul caso della paziente di 25 anni che già a novembre accusava un’orticaria sulle braccia, sintomo rientrante tra quelli da Covid-19?
“I sintomi cutanei legati ad infezioni da covid-19 rientrano secondo le statistiche attuali nel 10/15% dei casi riportati. Spesso la cute è un organo spia, infatti, possiamo riconoscere sintomi cutanei legati strettamente all’infezione nei pazienti con sintomatologia respiratoria o polmonare e anche in pazienti completamente asintomatici.  Anche nel nostro dipartimento è capitato spesso di osservare questa  doppia concomitanza dei sintomi.“

Nel vostro dipartimento ci sono stati casi analoghi?
“Sì, anche noi abbiamo riscontrato casi analoghi. Abbiamo pubblicato e segnalato  il caso di un neonato che, come unico segno di infezione da covid-19, manifestava un’orticaria in assenza di altre cause scatenanti. Inoltre, abbiamo riscontrato, in una gestante, una sindrome purpurica dell’ addome.  Abbiamo anche noi raccolto casi pediatrici e di adolescenti, nonché di pazienti che presentavano soprattutto all’estremità  lesioni simili ai geloni. Sono dei sintomi frequenti, però, li abbiamo osservati soprattutto in primavera, quando non ci aspettavamo di vedere sintomi come i  geloni rispetto alla stagionalità. Probabilmente, tutto questo è dovuto a una reazione immunomediata. Molto spesso quando abbiamo parlato di sintomatologia respiratoria si faceva riferimento alla cascata citochinica, che provocava danni  polmonari o la sindrome che eravamo abituati a vedere a livello sistemico. Però, probabilmente, anche nella cute avviene questo. Quindi, la cascata infiammatoria, elicitata dall’infezione del virus va da attivare l’infiammazione soprattutto a carico dei piccoli vasi. Infatti, se noi andiamo a guardare a livello istologico, queste lesioni sono, nella maggior parte dei casi, caratterizzate da vasculiti cosiddette leucocitoclastiche, che provocano danno infiammatorio autoimmune dei piccoli vasi.”

Le persone che soffrono di dermatite come possono comprendere se si tratta di Covid-19 ?
“Sicuramente bisogna rivolgersi allo specialista. Di solito, questi sintomi cutanei sono sintomi nuovi. Molto spesso, proprio i casi che abbiamo osservato nel corso dell’infezione comparivano proprio in pazienti che prima non avevano avuto altri episodi quali ad esempio di orticaria o di rush o di eczema. Sicuramente bisogna controllare la storia anche familiare, e poi, sicuramente, anche considerare sintomi respiratori o gastrointestinali concomitanti. Dobbiamo ricordare che oltre la febbre, oltre la tosse e i sintomi respiratori, per esempio anche una diarrea o sintomi intestinali possono essere di accompagnamento ai sintomi cutanei. Però, in ogni caso è sempre meglio rivolgersi allo specialista. Sicuramente, la notizia di questi giorni, comparsa sui giornali, ha aumentato anche i nostri accessi in ambulatorio, perché molte persone hanno avuto paura. Se prima una semplice orticaria, si gestiva a casa con le cure sintomatiche, molti di questi pazienti invece si sono rivolti al pronto soccorso oppure ai laboratori per effettuare il tampone.”

Che conseguenze può avere chi contrae questa forma di Covid-19?
“La nostra esperienza è stata, per quanto riguarda la cute, di una restitutio ad integrum, cioè una risoluzione di sintomi cutanei. Invece, il sintomo, il segno cutaneo, che può permanere è l’ipersensibilità, quindi, la secchezza cutanea. E  poi un altro tipo di problematica, motivo anche di richiesta di accesso  ai nostri ambulatori è proprio legato a problemi relativi ai capelli.  Infatti,  quello che stiamo osservando in questo periodo è l’aumento del Telogen effluvion.  Di solito circa dai tre ai sei mesi dopo l’ infezione da covid-19, molti pazienti riferiscono la caduta dei capelli in particolare  nella regione occipitale. Quello che stiamo facendo è supportare il paziente con degli integratori o delle lozioni. Noi dermatologi abbiamo imparato sul campo a riconoscere e a gestire questi sintomi, perché era tutto era del tutto nuovo.”

“Un’altra cosa con la quale stiamo avendo a che fare molto sono anche le dermatiti legate all’uso di dispositivi di protezione. Oltre alla tempesta citochinica e  ai problemi infiammatori legati al covid-19, i nostri pazienti hanno spesso dermatosi delle mani legate per esempio all’uso di detergenti alcolici, ai lavaggi frequenti, soprattutto quelli che soffrono di eczema, di dermatiti come ad esempio la psoriasi o la dermatite atopica. Queste dermatiti sono in crescente aumento, così come l’acne del volto che in questo caso prende il nome di mask acne, la cosiddetta acne da mascherina che caratterizzata da lesioni infiammatorie soprattutto legate all’ infiammazione determinata dall’ uso prolungato della mascherina. Anche questo caso è un motivo di richiesta di visita dermatologica.”

Che cure vengono somministrate per la cura di questa forma di covid-19?
“Per quanto riguarda le dermatosi da dispositivi di protezione: sicuramente steroidi nei casi molto infiammati. Inoltre, consigliamo l’uso di emollienti, ma anche di sostanze astringenti come lo zinco e anche l’uso di acqua termale e di maschere lenitive da applicare la sera. Purtroppo, questi casi sono  in crescente aumento.”

In passato, ci sono stati casi di dermatite atopica che poi sono stati associati anche ad altri virus?
“Sappiamo che molte dermatiti, e quindi molte patologie croniche infiammatorie cutanee  possono essere scatenate da fattori ambientali. In particolare, la dermatite atopica riconosce la sua riaccensione soprattutto in seguito ad infezioni virali o batteriche. Infatti,  noi sappiamo in ambito pediatrico per esempio che i bambini in corso di febbre/influenza manifestano una riaccensione della patologia, così come molti pazienti affetti da psoriasi possono anche presentare una riacutizzazione del quadro sia infiammatorio/cutaneo che articolare, proprio in seguito a un’esposizione virale perché sicuramente il nostro sistema immunitario, nel combattere il virus, attiva una risposta infiammatoria che però non ha come bersaglio soltanto il virus ma anche la cute o le articolazioni nel caso della psoriasi”.