Panetta: “Draghi, il leader europeo che sta rafforzando la Nato”

L’intervista di Interris a Leonardo Panetta, giornalista Mediaset esperto di temi europei

Un tour de force internazionale di una settimana. Dal 23 al 30 giugno infatti il presidente del Consiglio Mario Draghi parteciperà, nell’ordine, al Consiglio europeo a Bruxelles del 23 e del 24 giugno, al summit del G7 (il forum intergovernativo tra le sette principali economia mondiali) a Elmau, in Baviera, dal 26 al 28 giugno, e al vertice Nato che si terrà il 29 e il 30 giugno a Madrid, capitale della Spagna, nel quarantesimo anniversario dell’adesione Paese iberico nell’Alleanza atlantica. Una serie di appuntamenti, preceduta il 21 e il 22 giugno dalle Comunicazioni del premier alle Camere, dove sul tavolo ci saranno i seguenti temi: l’allargamento dell’Unione europea, con la proposta di concedere al Paese di Volodymyr Zelensky lo status di Paese candidato per diventare Stato membro dell’Ue; l’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato; il rilancio delle economie, la salute e lo sviluppo sostenibile dopo la pandemia.

La prospettiva europea

“È giunto il momento di riconoscere che il futuro di Ucraina, Moldova e Georgia giace all’interno dell’Ue. Vi inviterò a concedere lo status di candidato all’Ucraina e alla Moldova. Parallelamente, continueremo a fornire all’Ucraina forti risorse umanitarie e militari, sostegno economico e finanziario”, sottolinea il presidente del Consiglio Ue Charles Michel nella lettera di invito indirizzata ai 27 leader europei in vista del vertice. Lo scorso 17 giugno la Commissione europea ha annunciato la proposta rivolta al Consiglio di riconoscere lo status di candidato all’ingresso nell’Unione europea all’Ucraina – oltre che  alla Moldavia. Questo, 24 ore dopo la storica visita congiunta di Macron, Scholz e Draghi a Kiev, insieme al presidente rumeno Klaus Iohannis, al capo di Stato ucraino Zelensky.

Kiev (Ucraina) 16/06/2022 – Il Presidente del Consiglio in visita a Kiev / foto Ufficio Stampa Presidenza Consiglio Ministri/Image
nella foto: Mario Draghi-Emmanuel Macron-Olaf Scholz-

L’intervista

In occasione degli impegni internazionali del capo dell’esecutivo del nostro Paese, Interris.it ha intervistato Leonardo Panetta, giornalista Mediaset esperto di temi europei.

Dove si situa oggi il premier italiano tra i leader occidentali, tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il capo di Stato francese Emmanuel Macron, e quale è  il suo “peso” effettivo?

“Si potrebbe dire che Draghi, tra i leader europei, è attualmente quello più vicino alle posizioni della Nato e che opera per rafforzare l’Alleanza atlantica, sia per storia personale che per il ‘compito’ di ristabilire le relazioni con gli Usa dopo il periodo dei contatti con Cina e Russia di Movimento 5 stelle e Lega. Rispetto ad altri, come Macron o il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il capo del nostro esecutivo è stato fin da subito sostenitore dell’appoggio incondizionato all’Ucraina, le sue dichiarazioni sono state molto nette, rispetto alla linea con il Cremlino mantenuta aperta dal presidente francese o l’iniziale posizione un po’ ambivalente di Scholz. L’Italia si trova però anche ad affrontare un grosso problema, quello del suo legame con la Russia in materia di forniture di fonti energetiche, per cui non ha soluzioni alternative a portata di mano, come la  Francia”.

Qual è la posizione dell’Alleanza atlantica sul conflitto in Ucraina?

“E’ una posizione molto precisa che si regge su due ‘gambe’: l’invio di armi e nessun contingente militare Nato sul territorio ucraino. Ma resta la questione delle armi più tecnologicamente avanzate, dato che servono istruttori per addestrare i soldati ucraini al loro utilizzo. La Nato sembra avere ritrovato la sua ragion d’essere di fronte a una guerra, che potrebbe in realtà rivelarsi un conflitto sfibrante, e riceverà della nuova linfa quando aderiranno i due Paesi scandinavi, la Svezia e la Finlandia. Ma i passi avanti che fa la Nato significano anche dei passi indietro rispetto al progetto di una difesa comune europea”.

archivio Image / Cronaca / Ursula von der Leyen / foto Imago/Image

Una settimana fa Draghi, Macron e Scholz sono stati a Kiev. In precedenza vi si sono recati anche i vertici delle tre istituzioni dell’Unione europea, la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Qual è il grado di unità dell’Europa?

“Per primo, l’appoggio all’Ucraina è arrivato dall’Europarlamento, poi dalla Commissione e infine dal Consiglio: oggi accanto al giallo e blu della bandiera dell’Ue ci sono il giallo e il blu del vessillo dell’Ucraina. I tre paesi fondatori hanno portato precise visioni politiche, la Francia per esempio non hai mai nascosto la necessità di non umiliare la Russia, ma oltre a offrire il loro sostegno a Zelensky gli hanno anche chiesto delle garanzie. La vicenda ucraina ha creato nuove percezioni anche nei rapporti europei. La Polonia, per esempio, è passata da Paese ‘sotto pressione’ per le violazioni dello stato di diritto a protagonista, in questo periodo di guerra con la Russia. Inoltre, c’è stata una frattura nel cosiddetto gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia ndR), i quattro Paesi dell’Europa centro-orientale che erano visti come un tutt’uno e che creavano qualche ‘grattacapo’ a Bruxelles, e ora il presidente magiaro Viktor Orban si trova isolato nelle sue posizioni”.

Il Consiglio europeo darà il suo parere sulla proposta di riconoscere lo status di Paese candidato ad entrare nell’Ue all’Ucraina, oltre che alla Moldavia, come avanzato dalla Commissione. Ci si può aspettare quell’unità osservata negli ultimi mesi tra gli Stati membri, nella decisione? La Francia ha più volte suggerito l’idea, complementare e non alternativa alla piena membership, della Comunità politica europea.

“La questione è inedita: un paese attualmente in guerra che chiede di entrare nell’Ue. La scelta della Commissione è stata sicuramente mossa da un attivismo positivo, ma nel Consiglio serve il voto all’unanimità e non è detto che tutti siano d’accordo. Inoltre la proposta di un’accelerazione in questa occasione potrebbe scontentare altri Paesi, come Serbia. Senza dimenticare che si sono precisi standard da osservare per entrare a far parte dell’Unione europea, dal rispetto dello Stato di diritto ai criteri economici. O l’Unione europea si fa venire in mente un’idea nuova, piuttosto che rispolverare idee già usate, o sarà un percorso complicato”.

Al 48° vertice del G7, che si terrà in Baviera, sono in programma altri temi come salute, stabilità economica e investimenti nello sviluppo sostenibile. E’ stato invitato a partecipare anche Zelensky: la guerra in Ucraina sarà al centro della discussione?

“Tutti i vertici come questo sono organizzati con grande anticipo, ma l’ordine del giorno può essere stravolto: gli strascichi della crisi scatenata dalla pandemia, come l’inflazione che nasceva da un eccesso di domanda nelle catene di approvvigionamento, si vanno a innestare su quei problemi dovuti alla guerra. E un’Europa economicamente debole può avere delle difficoltà nell’aiutare l’ucraina”.