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Padre Feretti: “L’Immacolata Concezione è l’immagine del progetto di Dio sull’umanità”

Oggi si celebra la solennità di Maria Immacolata Concezione che è il simbolo dell’assenza del peccato originale e segna l’inizio della nostra salvezza. Questo dogma è stato promulgato da papa Pio IX nel 1854 attraverso un rito solenne tenutosi nella Basilica di San Pietro.

Sulla figura di Maria, Interris.it ha intervistato padre Alfredo Feretti, direttore del “Centro La Famiglia” di Roma. Il centro è il primo consultorio sorto nella capitale: venne fondato nel 1966 da padre Luciano Cupia degli Oblati di Maria Immacolata e oggi collabora con diverse diocesi riguardo alle attività di pastorale familiare.

Padre Alfredo Feretti

L’intervista a padre Alberto Feretti

Che cosa significa Immacolata Concezione?

“Immacolata Concezione significa che Maria, madre di Gesù e madre di Dio, è stata scelta per essere davanti a tutti noi, l’immagine del progetto di Dio sull’umanità. Questo progetto non è di perfezione fuori dall’umano ma nell’umano, quindi anche con le limitatezze proprie dello stesso, perché Maria non è Dio ma una sua creatura senza il peccato. In particolare, con Maria, si realizza l’alleanza con Dio, in un partenariato dove, Dio e la Creatura, ovviamente su piani diversi, concorrono a realizzare il loro piano meraviglioso. Quindi per noi l’Immacolata Concezione diventa il modello verso il quale tutta l’umanità si è incamminata”.

Perché si celebra l’Immacolata Concezione?

“Per celebrare la vittoria di Cristo contro il male. Attraverso la sua resurrezione, crediamo nella possibilità che Gesù ha dato a ciascuno di noi di raggiungere il disegno che è stato pensato dall’inizio dei tempi. Celebrando Maria, che è Immacolata Concezione e ha goduto della vittoria di Cristo in noi, lo vediamo vittorioso. La celebrazione, quindi, non è esaltazione di una persona, in quanto Maria è, già di per sé, esaltata dall’amore di Dio; ma è la possibilità che viene data a ciascuno di noi di raggiungere il progetto divino”.

L’Immacolata Concezione (© Peter Paul Rubens)

Quale modello di famiglia proviene dall’esperienza materna di Maria?

“Non ci viene proposto un modello di famiglia che dobbiamo trasferire in noi. Il modello che Maria presenta è una grazia e una forza che, ogni famiglia, deve incarnare con le sue possibilità. Non possiamo imitare ciò che Gesù, Giuseppe e Maria hanno realizzato: è irraggiungibile. Possiamo però fare nostra la grazia che Maria stessa ha ricevuto e incarnarla nella realtà concreta e, quindi, anche nei nostri figli. Ogni famiglia è unica e rispondendo alla grazia che riceve da Dio, attraverso la rispettiva forza e capacità, dà attuazione al disegno pensato per ciascuno di noi. Se così non fosse, rischiamo di porci davanti un modello irraggiungibile perché nessuno di noi imita pedissequamente un’altra famiglia, come quella meravigliosa di Gesù, Giuseppe e Maria. Ma, come quella famiglia ha risposto alla grazia ricevuta da Dio, anche noi siamo invitati a rispondere con le nostre capacità e talenti a ciò che ci viene dato”.

L’assenza della macchia del peccato nella vita di Maria, rappresentato dal dogma, è fonte di ispirazione per l’umanità, cosa trasmette alle madri del nostro tempo?

“Noi non siamo immacolati ma maculati. In altre parole, portiamo in noi la fragilità e la debolezza che appartiene alla condizione umana. Quindi questo dogma alle madri di oggi trasmette che, nella fragilità e nella debolezza, c’è sempre quella grazia che anche Maria ha ricevuto. Essa consiste nel poter camminare, passo dopo passo, verso quella pienezza che non sarà mai totalmente raggiunta e realizzata perché saremo fragili fino alla morte. Si può però fare dei passi rispondendo nel miglior modo possibile alla vocazione di essere madri del dono della vita e, nel concreto, per chi è chiamato alla maternità fisica o educativa. Essere quindi madri del Signore che, ogni giorno, si mettono a disposizione di ciascuno per dare origine alla vita. Nel nostro tempo, siamo chiamati con Maria a generare costantemente l’amore. Questo è il frutto più bello dell’Immacolata Concezione, ossia l’essere uomini e donne che generano i valori del regno di Dio, la giustizia, la pace, la benevolenza, l’accoglienza e la solidarietà. In altre parole, tutto ciò che, in qualche maniera, costituisce il volto di Cristo. Nella fede generiamo costantemente il Figlio di Dio. Nostra madre e i nostri fratelli sono coloro che compiono la volontà di Dio e la mettono in pratica”.

Quale messaggio porta alla società di oggi il dogma dell’Immacolata?

“Il dogma dell’Immacolata porta il messaggio che noi non siamo onnipotenti e immacolati, ma depositari della grazia della vita. In fondo, questo dogma, spinge ciascuno di noi ad essere attivi e a non fare in modo che, la grazia della vita ricevuta da ognuno di noi nel Battesimo, nella Cresima e costantemente nell’Eucarestia, possa portare i frutti per una vita nella grazia e nell’amore. Questo è ciò che deve spingerci. Altrimenti, si potrebbe pensare che il dogma dell’Immacolata Concezione sia qualcosa di lontano che riguarda solo Maria. Invece tocca anche ciascuno di noi perché, il suo amore, ci dà la possibilità di rispondere adeguatamente alla sua chiamata per uscire da noi stessi e metterci al servizio. Maria Immacolata non è per sé stessi ma per il mondo. Noi celebriamo Maria che non gode di questo privilegio per sé stessa, ma lo ha ricevuto come dono da riversare sull’umanità. Ella è per noi Madre, quindi ci conduce, passo dopo passo, in un’azione educativa e generativa costante, per compiere ciò che il Signore ha pensato per ognuno di noi”.

Christian Cabello

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