Pace (Unicef): “Scuole chiuse? I più vulnerabili ne pagheranno il costo maggiore”

La prima presidente donna di Unicef Italia, Carmela Pace, commenta le problematiche educative dei minori nella Giornata Internazionale dell'Educazione

La presidente Unicef Italia, la dott.ssa Carmela Pace

Il 24 gennaio si celebra la Giornata internazionale dell’educazione: una giornata proclamata nel 2019 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per riconoscere all’educazione la sua centralità per il benessere umano, lo sviluppo sostenibile e la pace tra i popoli.

“Dobbiamo fare molto di più per promuovere l’obiettivo 4 di sviluppo sostenibile, garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti”, aveva detto il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, inaugurando la Giornata. L’obiettivo 4 richiamato da Guterres punta a “garantire un’educazione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti” entro il 2030.

Il diritto all’educazione è inoltre sancito dall’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani, che stabilisce il diritto a un’istruzione elementare gratuita e obbligatoria, come si legge nella Costituzione Italiana.

La Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, adottata nel 1989, stabilisce inoltre che i Paesi dovrebbero rendere l’istruzione superiore accessibile a tutti. Un obiettivo che però appare ancora molto lontano.

Carmela Pace, nuovo Presidente Unicef

Ne parliamo con la dott.ssa Carmela Pace. La dott.ssa Pace, eletta Presidente nazionale dal Consiglio Direttivo dell’UNICEF Italia lo scorso 11 dicembre, è la prima donna a ricoprire questa importante carica nella storia della nota organizzazione in Italia a tutela dei bambini.

La nomina è avvenuta rappresentativamente nel giorno del 74° anniversario della nascita dell’UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, nato nel 1946 per aiutare i bambini europei al termine della Seconda Guerra Mondiale e diventato dal 1953 una struttura permanente delle Nazioni Unite per contribuire a migliorare le condizioni di vita dei bambini di tutto il mondo.

“Proprio nel giorno in cui celebriamo il 74° compleanno dell’UNICEF sono onorata di essere stata nominata Presidente dell’UNICEF Italia e di poter rappresentare le voci e i diritti di tanti bambini in Italia e nel mondo“, aveva dichiarato la neo-presidente lo scorso dicembre.

“Oggi – aveva aggiunto – ci troviamo ad affrontare una sfida enorme: la pandemia da COVID-19 che sta causando gravi conseguenze per tutti, in particolare per i bambini. Come recentemente rimarcato anche dall’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, la dottoressa Carla Garlatti che, ha detto: ‘Sui diritti dei minori serve un cambio di passo‘”.

“Insieme supereremo anche questo momento di difficoltà e l’UNICEF sarà in prima linea in questa difficile battaglia. In questi decenni, grazie al lavoro della nostra organizzazione su vasta scala, abbiamo ottenuto tanti progressi per i bambini, primo fra tutti, il calo della mortalità infantile sotto i 5 anni a livello globale, scesa da 12,5 milioni del 1990 a 5,2 milioni (del 2019), un numero ancora inaccettabile.Dunque il nostro lavoro non può fermarsi perché tanto resta ancora da fare, anche nel nostro Paese, dove 1 milione e 100mila bambini vivono in povertà assoluta”.

L’intervista a Carmela Pace

Tra le varie tipologie di povertà che colpiscono milioni di bambini e ragazzi non c’è solo quella economica. Ne parliamo oggi – Giornata Internazionale dell’Educazione – con la neo Presidente Unicef Carmela Pace per fare il punto della situazione sulla povertà educativa in Italia e nel mondo.

Dottoressa Pace, qual è l’importanza dell’istituzione da parte dell’Onu della Giornata Internazionale dell’Educazione?

“Quest’anno la Giornata Internazionale per noi dell’UNICEF vuole essere un momento per ricordare quanto l’istruzione rappresenti uno strumento fondamentale per il benessere dei nostri bambini e della società. Oggi più che mai i nostri bambini hanno bisogno di tornare a scuola o di poter accedere adeguatamente all’istruzione a distanza in caso di lockdown a causa della pandemia da COVID-19”.

“La scuola è luogo di socializzazione, di confronto e studio. Interrompere l’istruzione per un bambino significa privarlo della possibilità di sviluppare quelle competenze che sono fondamentali per la sua crescita ed evitare la dispersione scolastica. Quando i bambini vanno a scuola o ricevono un’istruzione sono più capaci di contribuire, da adulti, a costruire una società pacifica e un’economia prospera”.

Quali e quanti sono i bambini nel mondo che non hanno accesso all’istruzione scolastica?

“I bambini e gli adolescenti nel mondo quest’anno hanno molto risentito per la chiusura delle scuole. A causa della pandemia da COVID-19, si prevede un aumento del numero dei bambini fuori dalle scuole di 24 milioni, raggiungendo un livello che non si vedeva da anni e che è stato difficile da sormontare. Secondo i dati UNESCO, al 1° dicembre, le classi per circa 1 alunno su 5 nel mondo – 320 milioni – erano chiuse: un incremento di circa 90 milioni dai 232 milioni dello scorso al 1° novembre”.

“Nonostante l’impatto della chiusura delle scuole sui bambini e le sempre maggiori evidenze secondo cui le scuole non sono luoghi di diffusione della pandemia, troppi Paesi hanno optato per tenerle chiuse, alcuni per quasi un anno. Il costo della chiusura delle scuole – che al picco dei lockdown causati dalla pandemia hanno colpito il 90% degli studenti nel mondo e lasciato più di un terzo degli studenti senza accesso all’istruzione da remoto – è stato devastante. La loro salute, lo sviluppo, la sicurezza e il benessere sono a rischio. In tanti paesi i bambini oltre all’istruzione rischiano di perdere anche sistemi di supporto, pasti e sicurezza. Non andando a scuola sono più a rischio di matrimoni precoci, lavoro minorile e sfruttamento, soprattutto le bambine. I più vulnerabili ne pagheranno il costo maggiore”.

Qual è la situazione in Italia?

“Prima della pandemia, la percentuale di studenti che in Italia abbandonava precocemente il percorso scolastico è stata quasi dimezzata negli ultimi vent’anni: nel 2001 era il 25,9%, mentre nel 2019 il 13,5% (fonte: Eurostat 2020). Questo risultato incoraggiante si scontra però con la realtà di un numero ancora lontano dalla media UE (10,2%)”.

Ci sono evidenti differenze tra Nord e Sud e perché?

“Sì. Il dato infatti preoccupa maggiormente se si considera il divario fra Nord e Sud, con abbandoni precoci che continuano a rimanere troppo alti nel meridione del Paese (16,7%) e nelle Isole (21,4%). Purtroppo, l’emergenza COVID-19 e il conseguente ricorso alla didattica a distanza (Dad) stanno acutizzando le criticità: stando ai dati ISTAT, il 12,3% dei minori di età tra 6 e 17 anni non ha un computer o un tablet a casa; la quota raggiunge quasi il 20% al Sud (470.000 minorenni)”.

Cosa sta facendo concretamente Unicef contro la povertà educativa minorile?

“Per contrastare la povertà educativa minorile, l’UNICEF in Italia porta avanti il progetto ‘Lost in Education’ rivolto a 4.500 ragazzi e ragazze, 900 famiglie, 600 docenti e 255 attori sociali. Il progetto è sostenuto da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e vede l’UNICEF Italia come capofila in collaborazione con Arciragazzi e con ARCI Liguria; è realizzato in 20 scuole secondarie di primo e secondo grado di 7 regioni in Italia: Lazio, Lombardia, Sicilia, Puglia, Liguria, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia”.

Qui sotto, il video di presentazione del progetto “Lost in Education” di Unicef Italia.

Dottoressa Pace, nei giorni scorsi abbiamo visto le immagini drammatiche dell’assalto al Campidoglio Usa. Può l’educazione rappresentare un baluardo per la difesa della democrazia?

“L’istruzione è uno strumento attraverso il quale insegnare ai bambini competenze e valori come la comprensione, l’uguaglianza, l’inclusione, il rispetto per l’altro, la gestione non violenta dei conflitti, la partecipazione. Valori importanti per le problematiche che investono oggi il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza ma anche per il futuro dei cittadini. È quindi importante che la scuola diventi un luogo per ogni bambino per sviluppare le proprie abilità e competenze, per essere educati all’assunzione di responsabilità, un luogo privilegiato di educazione alla cittadinanza”.

“Il compito nostro, della società e delle Istituzioni è quello di rendere i bambini consapevoli dei propri diritti perché diventino adulti responsabili che possano contribuire al benessere delle proprie società. Quello che ci troviamo ad affrontare oggi è un momento molto complesso a livello globale e il nostro impegno, l’impegno dell’UNICEF a favore dei bambini non deve fermarsi. Non possiamo e non dobbiamo lasciare i bambini soli, ma farli sentire parte attiva delle nostre vite”.

Quali proposte e iniziative presenta UNICEF Italia al Governo sul tema educativo?

“L’UNICEF Italia ha da sempre una grande attenzione al mondo della scuola e a tutelare il diritto all’apprendimento di ogni bambino, bambina e adolescente, così come sancito dall’art. 29 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Inclusione, ascolto e partecipazione costituiscono l’asse portante di ogni proposta educativa dell’UNICEF rivolta agli insegnati delle scuole di ogni ordine e grado.

Da dieci anni, inoltre, l’UNICEF Italia insieme con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) promuove il Progetto “Scuola Amica” delle bambine, dei bambini e degli adolescenti attraverso il quale vengono proposte alle scuole attività condotte con metodologie e criteri organizzativi che aiutano i bambini e i ragazzi a maturare la consapevolezza di sé e l’autostima, la motivazione, la capacità di giudizio e il senso critico. Vengono inoltre sostenute esperienze in cui l’esercizio del diritto ad apprendere richiede anche la capacità di assumere personali responsabilità, stabilire relazioni interpersonali positive, raggiungere le competenze di cittadinanza”.

“È importante che la scuola sia messa al centro delle scelte politiche del nostro Paese, soprattutto durante l’emergenza che stiamo vivendo, e che il diritto all’istruzione di qualità per tutti rimanga un obiettivo strategico per non compromettere la vita delle future generazioni”.

Dott.ssa Pace, lei ha sostituito il dott. Samengo, recentemente scomparso e ricordato con commozione, proprio dalle colonne di In Terris, dal vostro testimonial storico: Lino Banfi. Qual è il suo ricordo e cosa le ha trasmesso del suo impegno decennale in Unicef?

“Quando sono state eletta Presidente dell’UNICEF ho dedicato il mio mandato al compianto Presidente Francesco Samengo, un uomo di grande valore che ha saputo trasmettere a tutta la famiglia dell’UNICEF Italia un’enorme motivazione a lavorare incessantemente per migliorare le condizioni di vita di tanti bambini e bambine nel mondo”.

Cosa rappresenta per lei e per la società l’essere la prima donna a ricoprire la carica di Presidente UNICEF Italia?

“Essere la prima Presidente donna dell’UNICEF Italia rappresenta un grande onore e una grande responsabilità, perché significa rappresentare le voci e i diritti di tanti bambini e bambine in Italia e nel mondo. In questo momento, la sfida che stiamo affrontando è molto impegnativa e richiede uno sforzo costante perché la pandemia da COVID-19 sta causando gravi conseguenze per tutti, soprattutto per i bambini. La mia promessa è quella di continuare ad essere in prima linea per vincere la battaglia contro questo virus e proseguire il nostro lavoro per i diritti, la sopravvivenza e il benessere di tanti bambini e adolescenti in Italia e nel mondo”.

Il compianto dott. Francesco Samengo, scomparso il 9 novembre 2020 per complicanze legate al Covid-19