Alla festa di Ognissanti papa Francesco dedica parole di evangelica chiarezza. “La santità è dono e chiamata – afferma il Pontefice -. Vocazione comune di tutti i discepoli di Gesù. Strada di pienezza che ogni cristiano è chiamato a percorrere nella fede. Verso la meta finale. La comunione definitiva con Dio nella vita eterna”. La santità, quindi, è “risposta al dono di Dio”. E si manifesta come “assunzione di responsabilità”. Ne deriva il quotidiano impegno di santificazione. “Nelle condizioni. Nei doveri. Nelle circostanze della nostra vita. Cercando di vivere ogni cosa con amore e carità“.
Perciò la santità è “un traguardo che non si può conseguire soltanto con le proprie forze”. Bensì è il “frutto della grazia di Dio“. E della nostra “libera risposta a essa. Ecco perché Ognissanti è una solennità senza fine. E ad essere festeggiati non sono soltanto i santi conosciuti. Ma anche quello anonimi che praticano la pienezza del Vangelo in silenzio. Nella vita di ogni giorno. Un invito alla speranza che giustifica l’appellativo di “Pasqua dell’autunno”. Celebrando Ognissanti la Chiesa non guarda se stessa, ma aspira al cielo. La santità non come eccezionalità. Ma come norma dell’agire cristiano,
Nella sua Mistica oggettiva Adrienne von Speyer scrive: “La santità non consiste nel fatto che l’uomo dà tutto. Ma nel fatto che il Signore prende tutto“. In un certo senso anche a dispetto di colui che il Signore sceglie. “I santi non sono superuomini – afferma papa Francesco–. Né sono nati perfetti. Sono persone che per amore di Dio nella loro vita non hanno posto condizioni a Lui. Non sono stati ipocriti. Hanno speso la loro vita al servizio degli altri. Non hanno mai odiato”. Non è allora la Chiesa a fare i santi. Sono i santi a fare la Chiesa. Ad evidenziarlo è lascrittrice Stefania Falasca. Vicepresidente della Fondazione vaticana Giovanni Paolo I e vicepostulatrice generale. “Siamo tutti chiamati a vivere della vita di cui vivono i beati, cioè la vita della grazia– puntualizza-. Ci è necessario il ‘vitale consortium‘ con loro. Con i nostri fratelli che sono nella gloria celeste. Così come insiste il Concilio. Il Vaticano II, infatti, alla vocazione universale alla santità ha dedicato un intero capitolo della ‘Lumen gentium‘”.
“Gli uomini e le donne solennemente riconosciuti santi dalla Chiesa sono concretamente i fari che la cristianità sceglie di accendere nella storia. Affinché ognuno si senta spinto a seguire limpidi modelli di esistenza cristiana”, ha spiegato ieri su In Terris don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera della Comunità Papa Giovanni XXIII. Aggiunge il Missionario della Misericordia e autore del libro d’inchiesta “Gli artigiani del diavolo“: “Santi e beati costituiscono un amorevole richiamo alla responsabilità personale. Affinché la fede autentica sia sempre, a pieno titolo, annunciata come contenuto condiviso. E non venga mai oscurata dal peccato degli uomini la santità originaria della Chiesa. Ogni credente è chiamato, in forza del Battesimo, a diventare santo. Una consapevolezza sempre esistita nella bimillenaria storia ecclesiale. E ribadita nei secoli dalle icone della santità”.
La memoria liturgica dedica un giorno speciale a tutti coloro che sono uniti a Cristo nella gloria. E che non solo sono indicati come archetipi. Ma anche invocati come protettori delle azioni umane. I santi conducono uomini e donne ad essere pietra angolare nella costruzione del Regno di Dio. Nella Professione di fede si afferma di credere nella Comunione dei Santi. Nel loro volti la Chiesa contempla la sua vocazione. La condizione di umanità trasfigurata. In ogni causa di canonizzazione la prassi richiede che ci si interroghi non solo sulla santità di ogni candidato. Ma anche sull’opportunità di proporre nel tempo presente la sua esemplarità.
La solennità di Ognissanti ha radici antiche (IV secolo). Le prime tracce conducono ad Antiochia. Nella domenica successiva alla Pentecoste, secondo la testimonianza di San Giovanni Crisostomo. I santi non sono eroi, ma persone normali. Imitando Gesù vengono trasformati dall’amore. «Ci furono Numerosi tra essi che ricevettero una singolare denominazione ufficiale. Si chiamavano Santi- scrive l’apologista francese Ernest Hello-. Concedetemi di fermarvi su questa parola: i Santi. Dimenticate gli uomini, per ricordare solo l’uomo. Pensate a voi stessi. Guardate nel vostro abisso. Pensate a che cosa deve accadere, perché un uomo sia Santo. Eppure, è accaduto”. L’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” è tutta dedicata alla chiamata alla santità. Incarnarla nel contesto attuale. Con i suoi rischi, sfide, opportunità. Nell’VIII secolo, con Gregorio III, la data della ricorrenza viene spostata al 1° novembre. Anniversario della consacrazione delle reliquie dei santi.
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