I nuovi rapporti tra Italia e Europa dopo le elezioni

L'intervista di Interris.it al giornalista Leonardo Panetta sui futuri scenari europei aperti dalle elezioni politiche italiane

Elezioni 2022
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Dopo le elezioni politiche italiane del 25 settembre, vinte dalla coalizione di centrodestra, l’esecutivo che nascerà dovrà impostare le relazioni con Bruxelles e le dinamiche negoziali concernenti le politiche europee nei più svariati ambiti, come l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la riuscita delle riforme e la questione dei costi dell’energia. Interris.it, in merito a questo argomento, ha intervistato Leonardo Panetta, giornalista Mediaset esperto di temi europei.

L’intervista

Come sono stati accolti i risultati delle elezioni politiche italiane a Bruxelles?

“Facciamo un passo indietro. La vigilia del voto è stata abbastanza turbolenta perché, contrariamente a quanto di solito viene fatto quando c’è un elezione di un paese membro, la Commissione Europea, a partire dalla presidente Von Der Leyen che si trovava negli Stati Uniti, si è lasciata sfuggire una dichiarazione che ha provocato molte polemiche, rispondendo ai possibili rischi di un governo italiano troppo sovranista e antieuropeista. Ella ha detto che, se le cose fossero andare male, loro avrebbero avuto gli strumenti per intervenire, paragonando in qualche modo l’Italia alla Polonia e all’Ungheria. Si consideri che, solitamente, la Commissione Europea, non entra negli affari interni dei paesi membri. Quindi, partendo da questo, il risultato delle elezioni, è stato accolto con più contegno istituzionale. Sicuramente però, è evidente che ci sono delle preoccupazioni perché, per la prima volta, c’è alla guida del paese, un partito erede del Msi. La presenza di Matteo Salvini, anche se la Lega non è andata benissimo, per il periodo del governo gialloverde, è sempre stato considerato uno dei principali avversari dell’establishment europeo. Dietro il velo di contegno che l’Europa si deve dare, c’è una preoccupazione che si muove su più livelli. È evidente che, arrivare dopo Mario Draghi, il quale è una delle figure più rappresentative in Europa, non è semplice. C’è la presa di coscienza di tale distacco. Con Draghi, l’Europa pensava di aver messo il pilota automatico ed aver ricondotto l’Italia in rapporti più calmi. Ora, c’è un po’ il timore di tornare indietro, magari con dei rischi economici e con degli elementi a sorpresa, anche se, c’è comunque una forma di curiosità nei confronti di Giorgia Meloni, la quale ha una collocazione europea un po’ diversa da quella di Salvini. Ella ha espresso un ferreo sostegno all’Ucraina, è alleata dei polacchi che, in questo momento, sono quelli che più si battono contro la Russia e sostengono l’Ucraina; quindi, c’è anche un elemento a sorpresa e dei punti a favore di Giorgia Meloni che, forse, Salvini, qualche anno fa, non aveva.”

In che modo muteranno gli equilibri europei a seguito di queste elezioni?

“Gli equilibri europei stanno già mutando. La guerra in Ucraina e l’attacco della Russia hanno creato delle categorie nuove. Faccio un esempio, molte volte si parla dei paesi di Visegrad e si continua a mettere, entro tali paesi sovranisti, Polonia e Ungheria, salvo poi considerare che, negli ultimi mesi, c’è stata una profonda divisione tra i due paesi in riguardo a Russia e Ucraina. Quindi, tra i paesi sovranisti, ci sono alcuni schierati più vicino all’Ucraina ed altri alla Russia. Gli equilibri stanno mutando. È evidente che, in questo momento, il nostro governo, uscirà un po’ dall’orbita di Francia e Germania, che avevano accolto l’Italia perché c’era Draghi. Il nostro paese ora, scivola un po’ indietro nelle graduatorie europee e può mettersi alla guida dei paesi euro critici in un momento di fragilità europea, dato dal contesto molto particolare di crisi economica. Questo timore però, può trasformarsi anche in un’opportunità per l’Italia e per il governo, perché l’Europa ha un potere, ma anche una sua fragilità. Ci stiamo avvicinando al momento in cui, questa legislatura europea, sta pensando al futuro in quanto, nel 2024, ci saranno le elezioni europee, la commissione cambierà, i commissari rifletteranno sul futuro e, in Italia, il governo, prenderà il potere in questa fase. Quindi, credo che l’Italia, si possa mettere alla testa dei paesi euro critici, non per diventare la nuova Polonia o Ungheria, ma per affrontare l’Europa da una prospettiva un po’ diversa rispetto a quella di Draghi, però sempre tenendo ferma la reale prospettiva europea, ossia creare un fronte compatto contro la minaccia russa. Se il governo italiano sarà fermo su questo, nonostante la posizione euro critica, l’Italia resterà comunque agganciata al gruppo dei paesi fondatori. Non credo che l’obiettivo dell’Italia e soprattutto di Giorgia Meloni, sia quello di fare una politica insieme a Orban o a Morawiecki. Invece, credo che, partendo da una posizione euro critica, voglia crearsi il suo percorso e stare collegata ai paesi fondatori, però da una posizione diversa. Credo che, l’Europa, stia un po’ cambiando le sue dinamiche e i suoi gruppi, divenendo fluida.”

Quali saranno i temi fondamentali su cui l’Unione Europea e il governo italiano dovranno collaborare nell’immediato futuro?

“Il tema immediato è la manovra economica. L’Italia, nell’anomalia di queste elezioni nel mese di settembre, non potrà rispettare del tutto i tempi di consegna della manovra che sono a metà ottobre. Su tale argomento, l’Europa potrà fare poco, a meno che non sia una manovra con scostamenti di bilancio ingenti ma, la stessa, è coordinata con il governo uscente e sarà il primo terreno di scontro. Ciò che accompagnerà questo governo sarà sicuramente il dialogo sul Pnrr, perché ci sono delle riforme da fare ad esso ancorate per avere il denaro previsto e alcune, come quelle della concorrenza e dei balneari, l’Italia non è riuscita a farle. Oltre a ciò, c’è il sostegno all’Ucraina, che ormai è quasi un’attività politica dell’Europa stessa. L’altro tema per cui l’Europa non ha trovato una strategia definitiva, è il caro energia. L’Italia sta chiedendo degli interventi forti all’Ue, ma quest’ultima tentenna perché, in questo momento, c’è un grosso problema. Ciò può essere quasi un’opportunità per l’Italia perché la Germania, che non è quella del 2011 quando è caduto il governo Berlusconi, è molto più debole, perché non c’è più la Merkel ma anche perché, fare a meno del gas russo, sta incidendo sull’economia tedesca. Non me la sento di fare un discorso di lungo periodo in quanto l’orizzonte è molto ristretto. Se dovessero andare male le cose, il miglior alleato dell’Italia e del governo, sarà il diritto di veto. Tutti i paesi, a volte, utilizzano questa possibilità quando si fanno delle trattative europee per far valere le proprie ragioni. In qualche modo, l’Italia dovrà conoscere e capire anche il fatto che in Europa, si possono anche usare questi strumenti che vengono dati e ciò non significa essere sovranisti. Un esempio a tal proposito riguarda la Germania che, rispetto ad alcune politiche in ambito energetico, come il tetto al prezzo del gas, potrebbe far mancare il suo appoggio e ciò non si farebbe. L’Italia, allo stesso modo, su alcune decisioni sulle quali non sarà d’accordo, potrà far valere il suo veto. È chiaro che abbiamo una posizione economica che ci condiziona di più rispetto ad altri paesi però, il governo italiano, dovrà anche farsi amico questi concetti e andare alle trattative imparando come gestirle. Orban, ad esempio, che ha moltissimi difetti, è sempre riuscito a far valere gli interessi economici dell’Ungheria anche in Europa, spesso usando il veto. Non dico che Orban sia un esempio però, in qualche modo, sa condurre le trattative. Un altro aspetto sul quale questo governo è atteso è appunto la gestione delle trattative con l’Europa. Quindi, ci sono sia delle questioni di merito che di metodo. Quest’ultimo riguarda il fatto di capire che, alle trattative, si può andare anche in maniera dura per ottenere delle cose, sapendo qual è il peso del nostro paese.”