Luci e ombre sulla condizione della libertà religiosa nel mondo

Per commentare il 12mo studio annuale del Pew Research Center sulle restrizioni globali alla religione, Interris.it ha intervistato Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre

Diminuiscono le vessazioni e le violenze contro i gruppi religiosi da parte di privati, gruppi e formazioni terroristiche, mentre aumentano le persecuzioni e le restrizioni perpetrate dai governi e istituzioni nazionali. Questa è la fotografia scattata dal 12mo studio annuale del Pew Research Center (noto centro di ricerca statunitensi) sulle restrizioni globali alla religione, che esamina 198 paesi e territori, tramite la raccolta di dati che si riferiscono al 2019.

Luci e ombre

È uno studio che getta luci e ombre sulla condizione della libertà religiosa nel mondo che continua ad essere minacciata dagli estremismi religiosi (indù e islamici), dai nazionalismi, da dittature totalitarie e ideologie materialiste come quella comunista cinese e nordcoreana.

Nel 2019 l’anno più recente per il quale sono disponibili dati, che coprono un periodo precedente alle interruzioni che accompagnano la pandemia di coronavirus, 43 paesi (il 22% di tutti quelli inclusi nello studio) hanno avuto livelli di ostilità sociali “alti” o “molto alti”. Questo è in calo rispetto a 53 paesi (27%) nel 2018 e al picco di 65 paesi (33%) nel 2012. Queste cifre hanno oscillato dall’inizio dello studio nel 2007, ma il numero di paesi con livelli almeno “alti” delle ostilità sociali legate alla religione è ora il più basso dal 2009.

In calo il terrorismo legato alla religione

Secondo il rapporto, tra i fattori alla base della diminuzione delle ostilità sociali c’è il calo del numero di Paesi che subiscono il terrorismo legato alla religione (inclusi decessi, abusi fisici, sfollamenti, detenzioni, distruzione di proprietà e raccolta fondi e reclutamento da parte di gruppi terroristici). Nel 2019, 49 paesi hanno subito almeno uno di questi tipi di terrorismo legato alla religione, un record minimo per lo studio. Il calo rispetto al 2018 si è verificato in quattro delle cinque regioni analizzate: le Americhe, la regione Asia-Pacifico, Europa e Medio Oriente-Nord Africa. regione. Solo nell’Africa subsahariana il numero di paesi con terrorismo legato alla religione è rimasto stabile nel 2019. Nel periodo analizzato sono diminuiti anche i Paesi in cui il terrorismo legato alla religione ha portato a morti o feriti. Nel 2019, 47 paesi hanno avuto almeno una vittima a causa del terrorismo legato alla religione, in calo rispetto ai 57 paesi del 2018.

Aumentano le restrizioni dei governi sulle religioni

Lo studio annuale esamina poi le restrizioni del governo sulla religione, comprese le leggi, le politiche e le azioni ufficiali che interferiscono con le credenze e le pratiche religiose in 198 paesi e territori. L’analisi mostra che le restrizioni governative che coinvolgono la religione, che nel 2018 avevano raggiunto il punto più alto dall’inizio dello studio, sono rimaste a un livello simile nel 2019. Il punteggio mediano globale sul Government Restrictions Index (GRI), un indice di 10 punti sulla base di 20 indicatori, si è mantenuto stabile a 2,9. Questo punteggio è aumentato notevolmente dal 2007, primo anno dello studio, quando era 1,8. Il numero totale di paesi con livelli “alti” o “molto alti” di restrizioni governative è invece aumentato nel 2019 a 57 (29% di tutti i paesi nello studio), dato che corrisponde al punteggio più alto dello studio dal 2012.

Il Pew Research rileva che due aspetti di restrizioni governative sulla religione sono aumentati a livello globale nel 2019: le molestie del governo contro i gruppi religiosi e l’interferenza del governo nel culto. Più Paesi hanno riportato almeno un episodio di molestie da parte del governo o interferenza nel culto nel 2019 rispetto a qualsiasi altro anno dall’inizio dello studio nel 2007. Fra le note positive il fatto che meno paesi hanno posto limiti al proselitismo e ai missionari stranieri, e ci sono state meno segnalazioni di Paesi che denunciavano i gruppi religiosi come “sette” o “sette”.

L’intervista

Per commentare il rapporto, InTerris.it ha sentito Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia. L’esponente della fondazione pontificia che sostiene i cristiani perseguitati afferma che non è corretto abbassare la guardia rispetto alle minacce del terrorismo internazionale e dell’estremismo settario che hanno acquisito nuova linfa e ispirazione dal trionfo dei talebani in Afghanistan.

Isis non è stata battuta è in eccellenti condizioni di salute – spiega Monteduro – destava più clamore quando controllava parte del territorio siriano e iracheno, oggi invece è qualcosa di molto diverso, un network trans-continentale che va dall’Africa sub-sahariana alle Filippine”.

Il direttore di Acs Italia mette a fuoco i fatti più recenti e riferisce che l’unica notizia da salutare con speranza è il forte ridimensionamento di Boko Haram che ha recentemente subito pensanti sconfitte da parte dell’esercito nigeriano. “Ora il tema è quali trattamento riservare ai tanti fuoriusciti della formazione terroristica che stanno tornando nelle città nigeriane”. Il timore di Monteduro è che in Occidente non ci sia consapevolezza di quanto stia avvenendo: “Esponenti del clero del Medio Oriente temono che i fatti dell’Afghanistan possano dare coraggio ai fanatici di tutto il mondo e che possano ridestarsi delle cellule dormienti”.

Un rinnovato protagonismo dell’Occidente

Questo quadro richiederebbe un rinnovato protagonismo dell’Occidente che invece tende a ritirarsi dietro le sue mura. Per questo motivo Monteduro auspica che il presidente Macron non ritiri le truppe francesi impegnate nel Sahel contro le formazioni terroristiche africane. “Ci vuole l’azione militare per controllare il territorio – conclude – accompagnata da azioni sociali per stroncare il brodo culturale in cui avviene il proselitismo. In primis bisogna dare una risposta al dramma della corruzione e della mancanza di prospettive per i giovani”.

Quando la politica vuole controllare le religioni

Monteduro ha piena contezza anche delle persecuzioni inflitte dai governi: “C’è una grande galassia di Paesi dove vige di fatto la sharia anche se non è collegata ad una dittatura evidente. Sei poi parliamo di Cina e India – dove vive il 40% della popolazione mondiale – ci rendiamo conto che da una parte abbiamo il ‘dio’ del partito comunista che impone aberranti forme di controllo e dall’altra una saldatura tra le istituzioni e il fondamentalismo induista che riconosce come nemiche tutte le minoranze religiose. Proprio oggi abbiamo raccontato la storia di un sacerdote assolto dopo un processo istruito perché aveva suonato le campane della Chiesa a Natale in un villaggio dell’India. In India dal 2015, con l’ascesa del partito nazionalista indù gli estremisti si sono rafforzati. Di anno in anno abbiamo contato un raddoppio delle persecuzioni”.

Le forme di controllo dei regimi autoritari si fanno sempre più stringenti anche grazie all’uso della tecnologia, spiega infine Monteduro: “In Cina sono stati installati migliaia di sistemi di videosorveglianza, la comunità musulmana degli uiguri è nel mirino di queste tecnologie che sono in grado di applicare il riconoscimento facciale e di comunicare con gli smartphone dei cittadini controllati, dai quali estraggono dati e informazioni”.