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Lucattini: “Genitorialità, le ‘sfide’ nella gestione dei figli”

Genitori non si nasce ma si diventa in un percorso fatto di prove ed errori nell’accompagnare lo sviluppo psicofisico dei propri figli fino al momento di lasciarli andare. Ed è proprio una sorta di vademecum rivolto a loro “Psicoanalisi e bambini”, il nuovo libro di dell’esperta nell’analisi di bambini e adolescenti Adelia Lucattini, psicoanalista ordinario della Società psicoanalitica italiana (Spi). Il volume raccoglie una serie di interviste realizzate con la giornalista scientifica Marialuisa Roscino, in cui si passano in rassegna i principali passaggi della genitorialità e le fasi dello sviluppo che passano per il gioco e l’espressione delle emozioni, ma anche come relazionarsi con quei bambini che presentano disturbi, dalla balbuzie al deficit di attenzione e iperattività, o malattie croniche, per aiutarli a non sentirsi dei “diversi”. Tutto a partire dal punto di vista tecnico dell’analista che studia il contesto relazionale genitori-figli come luogo deputato all’intervento psicoanalitico. Interris.it l’ha intervistata per saperne di più e capire cosa è meglio fare come genitore.

L’intervista

Dottoressa, cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

“Dopo anni di lavoro e di ricerca come psicoanalista di bambini e adolescenti, ho sentito il desiderio di condividere anche con i ‘non addetti ai lavori’ l’attività clinica svolta dagli psicoanalisti e mostrare i vari ambiti di cui si occupa la psicoanalisi”.

Quali?

“La cura e la prevenzione del disagio emotivo e dei disturbi psicologici dei bambini fin dalla primissima infanzia, il supporto ai genitori, le numerose scoperte sul funzionamento della mente, in tutte le età, che rendono la psicoanalisi una scienza sempre al passo con i tempi”.

Che cambiamento rappresenta, nella vita di una coppia, la nascita di un figlio?

“Comporta un riassetto delle dinamiche interiori e relazionali anche inconsce. La coppia resta sempre una ‘coniugale’ diadica ma allo stesso tempo è una coppia genitoriale, triadica, che vive emozioni nuove e affronta le ‘sfide’ nella gestione del bambino. È naturale avere delle incertezze e sentirsi stanchi, per la perdita di sonno. I genitori single che vivono da soli e senza aiuti hanno difficoltà maggiori”.

Come si instaura la relazione genitore-bambino?

“L’esperienza trasmessa di madre in figlia attiva e nutre la predisposizione naturale di neonato e genitori. L’atteggiamento verso il piccolo, trasmettergli calma e sicurezza attraverso le cure, le parole e il loro suono, il contatto fisico, la pazienza e l’attenzione aiutano a entrare in sintonia. Nelle prime settimane dopo la nascita, i genitori continuano la conoscenza iniziata durante la gravidanza, e si avvicinano affettivamente l’uno all’altro”.

Quali sono gli “strumenti” che il genitore deve fornire al bambino per garantirgli un ottimale sviluppo psico-fisico?

“Come la madre anche il padre o chi riveste un ruolo genitoriale e si occupa del bambino, con la presenza autorevole e partecipazione amorevole, porta benessere psicologico e relazionale, migliori risultati scolastici e successo sociale. E’ essenziale la partecipazione attenta e premurosa: osservare il bambino, parlare e ascoltare, saper dire di no, valorizzare con un sistema premiante che può essere anche utilizzato in caso di punizioni – che devono essere sempre simboliche”.

Ci sono attività preferibili in base all’età, tra quelle intellettuali, come leggere, creative, per esempio disegnare, o di movimento, quali arrampicarsi, correre, rotolare, giocare a nascondino, fare sport?

“Le attività motorie e sportive come quelle artistiche sono sempre indicate. Il bambino può iniziare a fare qualunque tipo di sport, sotto forma di gioco, appena impara a camminare. I giochi sono più semplici quando il bambino è piccolo, aumentando progressivamente il gradiente di complessità e difficoltà. Tutte le attività artistiche favoriscono la motricità fine, quelle motorie la coordinazione, la musica aiuta a sviluppare il ritmo interno. Ci sono delle attività preparatorie che poi porteranno a attività più strutturate. Tutte favoriscono lo sviluppo emotivo e mentale, l’intelligenza, le capacità di apprendimento. Sono una forma di prevenzione dei disturbi ansioso-depressivi di per sé, ma soprattutto se svolte con i genitori”.

Come far comprendere ai bambini l’importanza dei limiti?

“Come in ogni cosa c’è necessità di spiegare, di dare il buon esempio, di rispondere alle domande e ascoltare con attenzione. I limiti formano il Sé e la mente, garantiscono un miglior contatto con sé stessi e comprensione del mondo esterno. Ai bambini devono essere insegnati ed è necessario mostrare che cosa rientra nella normalità, tenendo presente che ci sono più forme di normalità che dipendono anche dalla creatività personale. È bene spiegare che ci sono azioni e comportamenti che non dovrebbero essere avallati poiché maleducati e improduttivi, se non proprio dannosi o pericolosi”.

Se il bambino presenta un disturbo dell’apprendimento o di salute fisica, come aiutarlo ad accettare la propria situazione, a non sentirsi diverso, e a vivere con serenità la propria condizione?

“Avere delle difficoltà specifiche negli apprendimenti o problemi di salute durante l’infanzia non è mai semplice, per i bambini e i loro genitori che soffrono per il disagio dei loro figli. E’ fondamentale la diagnosi precoce. Dare un nome a quello che si ha tranquillizza e dà senso alle percezioni e alle intuizioni dei bambini che sanno di avere qualcosa ma non che cosa. E’ questo che li preoccupa e fa sentire diversi. È necessario richiedere quanto prima a scuola l’attivazione della legge sui Bisogni educativi speciali che mette in condizione di essere bravi, mostrare le proprie capacità e la propria intelligenza. Andrebbe bandito l’uso improprio di ‘DSA’ poiché stigmatizza ed emargina, mentre sentirsi BES può far bene, proprio per assonanza: ‘bes’-‘best’-‘migliori’”.

Quali sono, nella sua esperienza, le principali paure dei genitori?

“Durante la gravidanza, che il bambino possa avere delle malattie o morire. Successivamente dipende dalle situazioni. Se i genitori sono molto ansiosi o depressi tendono a proiettare le proprie paure sul bambino. In generale temono che lo sviluppo non sia normale, che non siano intelligenti, che non sappiano difendersi dai compagni o che abbiano difficoltà a scuola. La paura più grande è di perderli, che accada loro qualcosa di male. Per questo la scuola è un ‘campo di battaglia’, oggetto di tutte le proiezioni ansiose dei genitori che si focalizzano sui voti, come se fossero il metro di valutazione del benessere psicofisico dei loro figli e delle loro capacità come genitori”.

E quali gli errori più frequenti?

“L’eccessiva severità. Purtroppo, persiste ancora la convinzione che sia possibile punire fisicamente i figli. E’ invece una pratica pericolosissima nei bambini piccoli, che possono arrivare alla morte per ‘scuotimento’, e molto dannosa perché rappresenta sempre un’esperienza traumatica, che può dare origine anche a disturbi psicologici importanti nell’adolescenza e nell’età adulta. A questa si associa la severità psicologica, con forti pressioni in famiglia, a scuola e nello sport, ricatti morali, instillazione del senso di colpa, punizioni immotivate o sproporzionate. Da un altro lato troviamo dei genitori che non sanno che i bambini hanno bisogno di regole certe e si aspettano di essere guidati da figure amate e autorevoli. Anche i ‘no’ sono necessari, alcuni indispensabili per la loro sicurezza e altri come strumenti per favorire buona crescita poiché danno il senso del limite e aiutano a capire, per questo devono essere accompagnati spiegazioni”.

Vuole chiudere con un consiglio o una riflessione?

“Nulla è irrimediabile. Il dialogo tra genitori e figli può cominciare a qualunque età, la riparazione e ricostruzione dei rapporti è sempre possibile.”

Lorenzo Cipolla

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