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Lavenia (Di.Te.): “Perché abbiamo tutti bisogno del Disconnect Day”

“Siamo tutti iperconnessi e abituati ad utilizzare per molte ore al giorno lo smartphone, perennemente distratti. Non ci accorgiamo più delle bellezze che abbiamo intorno a noi, degli amici, della realtà. Abbiamo bisogno di disconnetterci e di riappropriarci della vita offline. Almeno per un giorno. Questo è Disconnect Day“.

Così a Interris.it lo psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, tra i massimi esperti di dipendenze tecnologiche e cyberbullismo e presidente dell’Associazione Nazionale Di. Te. (Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo) a pochi giorni dall’evento “Disconnect Day – una giornata senza smartphone” che ci svolgerà il prossimo sabato, 6 maggio, nel centro storico di Fabriano, in provincia di Ancona.

La giornata, densa di appuntamenti, laboratori creativi, cinema e altre attività, è organizzata dall’Associazione Nazionale Di. Te. con il Comune di Fabriano, la Regione Marche e il Consiglio regionale delle Marche. Numerosi gli sponsor: Fondazione Carifac, Fiorini Ascam, ENPAP, Salus familiae e Centro Salus. Saranno media partners Radio Gold, Skuola.net e lo stesso quotidiano In Terris, fondato da don Aldo Buonaiuto.

Illustri gli ospiti che parteciperanno al talk pomeridiano: oltre al professor Lavenia, interverrà la criminologa Roberta Bruzzone, l’ingegnere Emanuele Frontoni e l’attore Paolo Ruffini, regista del film ‘Ragazzaccio‘ sceneggiato con l’Associazione Di. Te. sul tema del cyberbullismo, che verrà proiettato e discusso insieme al regista nel pomeriggio al Teatro Gentile di Fabriano, nell’area retrostante il Palazzo Comunale.

La locandina dell’evento Disconnect Day a Fabriano

Chi è Giuseppe Lavenia

Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta, presidente dell’associazione Di.Te., è anche Docente a contratto di Psicologia del lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi di Ancona. Ha scritto diversi libri sulle dipendenze tecnologiche. Il suo ultimo lavoro editoriale, pensato per i genitori con un taglio divulgativo, si intitola “Mio figlio non riesce a stare senza smartphone” ed è edito da GiuntiEdu (luglio 2019). Dedicato in particolare agli esperti del settore, ha scritto anche il manuale “Le dipendenze Tecnologiche. Valutazione, diagnosi e cura” edito sempre con Giunti (2018).

Il Presidente Di. Te. Giuseppe Lavenia e le copertine di due delle sue pubblicazioni.

L’intervista a Giuseppe Lavenia (Di. Te.)

Come è nata l’idea di Disconnect Day?

“E’ partita come una provocazione, ma col tempo è diventata una sorta di necessità: ritrovarsi ed avere un momento di detox dalla tecnologia per riappropriarci di tutto ciò che abbiamo vicino e intorno a noi, fuori dallo schermo. Serve insomma per prenderci un momento di libertà dalla vita online. Noi siamo tutti iper connessi e abituati ad utilizzare per molte ore al giorno lo smartphone. E’ questa un’abitudine che in certi casi diventa abuso o vera e propria dipendenza. Siamo tutti distratti alla vita reale. Le distrazioni digitali – dal web alle chat, dai social alle news – non permettono di accorgerci delle bellezze che abbiamo intorno a noi: le bellezze artistiche della nostra città o quelle naturalistiche dell’ambiente che ci circonda. Ma gli smartphone ci distraggono anche dagli amici, dai rapporti umani, dalle persone care, dai contatti vis a vis, non mediati da mezzi tecnologici. L’evento è nato dunque dalla necessità di fare una riflessione sull’utilizzo della tecnologia, su come noi ci rapportiamo ad essa e su come la gestiamo nel quotidiano”.

Il Covid ha incrementato questo sovrautilizzo della tecnologia?

“Certamente sì. Il Disconnect Day serve anche a far riflettere sul fatto che la nostra vita è pensata per essere sociale e non social. La differenza sembra banale ma è sostanziale. In questi anni – anche a causa dei cambiamenti imposti dalla pandemia – abbiamo infatti vissuto una vita molto più social che sociale. E’ ora di riequilibrare le cose”.

C’è stato un episodio specifico – di cronaca, di vita quotidiana o professionale – che l’ha ispirata alla creazione del Disconnect Day?

“Ce ne sono stati moltissimi, purtroppo. A partire dai tanti casi di cyberbullismo che quotidianamente registriamo attraverso l’Associazione Nazionale Di. Te. il cui obiettivo è quello di porsi come una risorsa professionale, innovativa e di qualità dedicata alla sensibilizzazione, alla prevenzione e al trattamento delle dipendenze tecnologiche, del gioco d’azzardo patologico e dei fenomeni internet correlati, come ad esempio il cyberbullismo. Nello specifico, i professionisti dell’Associazione si occupano a vario titolo di dipendenze tecnologiche e dei fenomeni correlati all’uso disfunzionale di internet dal 2002. Ma anche i casi di cronaca legati alle famigerate challenge, alcune delle quali finite in tragedia. Un 30% di bambini della fascia 9-13 anni (che per legge non potrebbero neppure usare autonomamente i social fino a 14 anni) hanno partecipato ad una challenge pericolosa. Ne girano tante in rete. Dopo l’ultima nota come ‘cicatrice francese’ – una ‘sfida’ che ha spopolato su Tik Tok in cui si invitano i ragazzi a procurarsi un atto autolesionistico: un livido sul volto autoinflitto con un forte pizzicotto che lascia il segno per alcune settimane e che ha preoccupato non pochi dirigenti scolastici delle scuole medie –  ora ce n’è una ben più pericolosa legata alla sessualità”

Qual è la nuova challenge?

“La nuova pericolosissima challenge che sta girando nei servizi di messaggistica tipo Telegram e WhatsApp e si chiama ‘Sexy Roulette’. Lo scopo è quello di avere rapporti sessuali non protetti; perde la ragazza che resta incinta! Una situazione gravissima. Che evidenzia un altro motivo, fondamentale, per cui è nato Disconnect Day: quello di rendere consapevoli i genitori dei pericoli della rete. Anche se nostro figlio è in casa, apparentemente al sicuro all’interno delle mura domestiche, in realtà naviga in acque pericolose. E non solo in senso metaforico: se è allacciato a internet, non è realmente protetto da quella realtà complessa che è la rete. E’ necessario creare una consapevolezza digitale, innanzi tutto negli adulti: genitori, insegnanti, educatori. E poi nei ragazzi. L’educazione digitale, a mio avviso, andrebbe inserita già nel programma scolastico della scuola primaria. E comunque sempre prima di dare uno smartphone in mano ad un bambino o ragazzo. Perché lo smartphone, come evidenziato nel mio ultimo libro intitolato proprio ‘Voglio il cellulare‘, è uno strumento complesso pensato per essere utilizzato da degli adulti e non da dei bambini”.

Qual è l’obiettivo e cosa auspica dall’evento fabrianese di sabato 6 maggio?

“Il mio auspicio – che è anche l’obiettivo dell’iniziativa – è quello di far parlare il più possibile del tema del sovrautilizzo delle tecnologie, in tutte le sue forme, e della conseguente necessità di una nuova educazione, quella digitale. E auspico anche che serva per sensibilizzare chi governa all’importanza di inserire il ‘patentino digitale’ dentro le scuole. Questo è un obiettivo fondamentale: soprattutto ora, con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, bisogna essere pronti a gestire le nuove tecnologie. Se non saremo pronti, e non creiamo educazione e informazione su questo tema, il rischio è che la tecnologia prenda il sopravvento su di noi. Disconnect Day significa quindi riappropriarci degli spazi che noi abbiamo lasciato all’online. Attraverso il Disconnect Day auspico che tutti possano ricordarsi dell’importanza della vita reale, quella offline. E’ questo il contributo principale che questo evento donerà sabato prossimo alla cittadinanza”.

Milena Castigli

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