La priorità di proteggere i disabili dalla seconda ondata della pandemia

Le falle nella rete di protezione dei disabili nelle testimonianze a Interris.it delle famiglie in prima linea nell'arginare la seconda ondata del contagio. Sos sostegno scolastico

A lanciare l’allarme è il segretario generale del Uil pensionati Carmelo Barbagallo. “Il sistema delle strutture per anziani e disabili va profondamente ripensato e riorganizzato. Perché “i soggetti più fragili non devono essere abbandonati e le case di riposo non possono tramutarsi in case di riposo eterno“.

Sos disabili

Antonio Massacci, papà di un ragazzo gravemente disabile, è impegnato in prima linea con l’Anffas, associazione dei familiari di persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo. Massacci richiama l’attenzione dell’esecutivo e delle regioni sul vuoto determinato dalla pandemia nell’assistenza dei disabili complessi. E segnala le falle nella rete di protezione dalla seconda ondata della pandemia.Tra la prima e la seconda ondata della pandemia sono trascorsi infruttuosamente mesi che potevano essere preziosi per predisporre una rete di protezione a tutela dei disabili. Perché non è accaduto soprattutto nel sostegno scolastico?

“Ho cercato di capirlo ma non ci sono riuscito. Non c’è nessuna ‘impresa’ umana, a cui è dato sapere con largo anticipo e a costo zero, quanto dovrà essere ‘prodotto’ a distanza di cinque, sei mesi. Non può sapere il panettiere, cinque mesi prima, quanto pane dovrà fare e di che tipo, di quale pezzatura e chi lo acquisterà, ma la scuola si. Non c’è allevatore che possa sapere quanti conigli gli verranno richiesti, tra cinque mesi e in quel determinato giorno, ma la scuola sì! Non c’è parrucchiera che possa sapere quante tinture bionde gli verranno richieste tra cinque mesi, in quel giorno, quali le tonalità e in che orari, ma la scuola sì! Non c’è parroco che possa sapere se, tra cinque mesi, in quel giorno, dovrà celebrare funerali, battesimi o matrimoni o tutte e tre le cose, ma la scuola sì!”.A cosa si riferisce?

“La scuola ha questo privilegio. Gli alunni vanno iscritti in una certa determinata data e in un’altra certa determinata data. Molto tempo dopo, avranno inizio le lezioni e così giorno dopo giorno, per tutto l’anno, per tutti gli anni. E nonostante questo lungo tempo, per la data di inizio delle lezioni, non c’è un organigramma del corpo docente. Nomine, incarichi, assegnazioni sono ancora da fare, da completare. Questo succede nell’azienda probabilmente più grande d’Italia”.Può farci un esempio?

“A scuola si insegna a vivere, a fare, a gestire, ad amministrare. Lì dove si formano gli adulti di domani! Proprio lì spesso si inizia con cattedre vacanti. Proprio lì non si capisce chi è di ‘ruolo’ chi no ed è proprio lì che c’è, forse, il precariato più diffuso. E proprio lì dove si dovrebbe insegnare la ‘civiltà’, si consuma l’azione più indegna ed incivile che ci capita di vedere e di subire”.Quanto pesano sulle famiglie le lacune nel sostegno scolastico?

“Moltissimo. Parliamo degli insegnanti di sostegno che dovrebbero operare nelle classi dove sono inserite le persone con disabilità. Insegnanti che hanno le giuste caratteristiche e le opportune capacità e la dovuta preparazione, che si sono dovuti formare a proprie spese. Vengono lasciati fuori a vantaggio di docenti con altre caratteristiche e specializzazioni, che non hanno le conoscenze necessarie e che poi danno uno scarso contributo, chissà perché. E’ grave! Ma la cosa più grave ancora è un’altra”.Quale?

“E’ ancora più grave che gli organismi verranno completati con insopportabili ed ingiustificati ritardi, costringendo gli alunni a rimanere fuori dalla classe. Nel pieno disprezzo della legge numero 18 del 3 marzo 2009. Cioè la legge di ratifica della Risoluzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabiltà. Gli stessi alunni che durante il periodo di confinamento dovuto alla pandemia di Covid-19, nella maggior parte dei casi, non hanno potuto seguire le lezioni da remoto. Alunni per i quali è necessaria la scuola in presenza, una scuola di contatto, una ‘scuola a scuola’”.

Fonte: ANSA

Cioè?

“Sono quegli stessi alunni che il buon senso e l’intelligenza vorrebbero maggiormente curati, per favorirne l’inclusione. Per favorirne la crescita. Per far si che nella misura massima possibile, essi divengano risorsa e non costo, appunto come disposto dalla risoluzione dell’Onu ovvero dalla legge 18 del 2009. Così come da oltre sessantanni raccomanda e suggerisce l’Anffas con contributi importanti e progetti di altissima qualità”.scuolaCosa ferisce maggiormente voi familiari di disabili?

“Questo comportamento, ignavo, non riesco proprio a comprenderlo. Non riesco a capire quanto, in questo comportamento degli addetti ai lavori, incida l’ignoranza, quanto ciò sia frutto di scelta lucida e perfida. So che ci sono alunni costretti a stare fuori dalle classi. So che ci sono classi che per disporre del dovuto sostegno devono aspettare anche fino a gennaio”.

A chi rivolgete il vostro appello?

“So che questo capita tutti gli anni e da molti anni. So che il ministro di riferimento, pro tempore, lavora per lasciare il segno del suo passaggio. E quindi, stravolge più o meno tutto, nel mondo della scuola, che ad ogni ministro è costretta a ripartire. Ancora non c’è mai stato un ministro, una ministra che abbia scelto, per lasciare traccia di sé di rimediare a questa disfunzione patologica che produce costo e non ricchezza. Che spreca potenziali intelligenze con comportamenti esclusivi e non includenti”.