“La cura arriverà prima del vaccino. Contro il Covid-19 servono misure condivise da tutti gli Stati”

Il professor Walter Ricciardi, membro dell’esecutivo Oms e consigliere del ministro della Salute, spiega a Interris.it perché la guerra al coronavirus è ancora lunga

“Per il vaccino bisognerà attendere ancora un periodo di tempo che va dai 12 ai 16 mesi”, afferma a Interris.it il professor Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute e membro dell’esecutivo Oms. “In attesa che la comunità scientifica arrivi all’individuazione di un vaccino, si sta lavorando senza sosta per stabilire quale sia il modo migliore per curare efficacemente coloro che sono stati contagiati dal coronavirus– precisa l’ordinario di Igiene e Medicina Preventiva all’Università Cattolica del Sacro Cuore-. In tutto il mondo si stanno utilizzando vari tipi di antivirali e antinfiammatori alla ricerca della terapia in grado di contrastare meglio il Covid-19″. Il professor Ricciardi dirige l’Osservatorio Italiano sulla Salute nelle Regioni, ha presieduto l’Istituto Superiore di Santità e l’associazione delle Società di Sanità Pubblica dell’Ue.  Rappresenta l’Italia nel consiglio direttivo dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Operatori sanitari a lavoro a Padova – Foto © Nicola Fossella

Professore, nella ricerca della cura più efficace per il Covid-19 si procede per tentativi? L’utilità dei singoli farmaci usati vien riscontrata in maniera empirica?
“Non solo in maniera empirica. In varie parti del mondo, inclusa l’Italia, sono state avviate sperimentazioni ufficiali per testare scientificamente l’efficacia contro il coronavirus di farmaci finora utilizzati per altre patologie. Si tratta di prodotti usati fino ad oggi in caso di infezioni e infiammazioni dovute ad altre cause, ma che si sono dimostrati utili nella terapia applicata da alcuni medici su pazienti contagiati dal Covid-19”.

Medici e infermieri stanno pagando un prezzo altissimo in questa guerra all’epidemia…
“E’ un impegno autenticamente eroico che arriva fino al sacrificio della loro stessa vita. Bisogna ricordarsi sempre di cosa significhi essere in prima linea a difesa del bene primario della salute pubblica e, invece a lungo, nel nostro Paese si è parlato di sanità solo in termini di tagli alla spesa. Cio che stanno facendo in questa tragedia i medici, gli infermieri e tutti gli altri operatori del settore va molto al di là del proprio dovere e testimonia la qualità professionale e umana degli uomini e delle donne che rendono quotidianamente onore al sistema Italia sotto il profilo sanitario”.

Quali sono i tempi tecnici necessari ad arrivare al vaccino per il coronavirus?
“Non meno di 12- 18 mesi. La ricerca sul vaccino è in corso in almeno una ventina di laboratori in tutto il mondo. Va studiato specificamente un vaccino per questo nuovo tipo di coronavirus, quelli tradizionali per l’influenza non hanno alcun effetto contro il Covid-19. Il coronavirus ha sue peculiarità e diventa letale provocando nei pazienti una polmonite interstiziale con grave danno respiratorio. La funzione polmonare non ce la fa più e la persona cessa di respirare per l’azione distruttiva svola dal virus”.

 

Come è stato possibile che l’onda epidemica sia dilagata con questa intensità nel nord Italia?
“I focolai epidemici sono stati determinati molto probabilmente dall’ingresso in Lombardia e in Veneto di individui che arrivavano in Italia da zone ad elevato rischio e che non sono stati intercettati, diffondendo così il contagio nei luoghi di lavoro e all’interno delle loro comunità”

Quanto può incidere il mancato coordinamento internazionale sulla strategia di contrasto della pandemia?
“Molto. E’ assurdo che l’Italia, dopo aver arginato l’ulteriore diffusione del contagio attraverso provedimenti restrittivi, potrebbe trovarsi tra qualche mese a subire, a causa della mobilità internazionale, una nuova andata di contagi provenienti da paesi che non stanno applicando al loro interno misure parimenti rigorose”.

A cosa si riferisce?
“I virus non hanno confini e le azioni di contenimento di una pandemia dovrebbero essere coordinate a livello internazionale o almeno a livello comunitario, altrimenti la loro efficacia ne risulta inficiata. E’ come una falla chiusa in una porzione di  muro e che poi si riapre in un’altra perché il monitoraggio non è stato uniforme. La validità della strategia anti-contagio di uno Stato deve necessariamente tenere conto di ciò che stanno facendo o non facendo nello stesso periodo di tempo le altre nazioni. E ciò è fonte di costante preoccupazione”.