Iacomini (Unicef): “Come contrastare la povertà educativa in Italia”

L'intervista per Interris.it al dottor Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia, in merito alla povertà educativa in Italia e su quali strumenti mettere in campo per colmare il gap Nord - Sud e contrastare l'abbandono scolastico

Foto: @UNICEF_Italia

“La realizzazione delle piene potenzialità di bambine, bambini e adolescenti è un diritto umano sancito dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e rappresenta un bene comune, di cui tutte e tutti siamo responsabili”.

Così a Interris.it il dottor Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia, in merito alla povertà educativa in Italia e su quali strumenti mettere in campo per colmare il gap Nord – Sud e contrastare l’abbandono scolastico.

Il dottor Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia. Foto: @UNICEF_Italia

L’intervista ad Andrea Iacomini, portavoce Unicef

Esiste un’emergenza educativa in Italia?

“La povertà educativa è una delle dimensioni che definiscono la povertà minorile e riguarda l’assenza di uguali opportunità nel percorso di apprendimento. Questo significa non avere accesso ad un’istruzione di qualità o vedere compromessa la possibilità di sviluppare pienamente le proprie potenzialità. La povertà educativa è un fenomeno maggiormente presente nel Sud Italia e in particolare nelle aree rurali, rispetto a quelle urbane che registrano dati sicuramente peggiori in termini di abbandono e dispersione scolastica, esplicita e implicita. I divari territoriali riguardano anche la qualità delle strutture scolastiche e l’ampiezza dell’offerta formativa: in molti casi le aree più deprivate in termini di povertà economica e livelli di istruzione più bassi sono anche quelle con servizi e opportunità educativi minori”.

Quali sono i settori della società dove si avverte maggiormente la povertà educativa?

“In Italia restano alti i tassi di abbandono scolastico e di dispersione scolastica esplicita, in particolare al Sud e tra i bambini e le bambine con background migratorio o minorenni con disabilità; così come sono tra i più bassi in Europa i tassi di rendimento scolastico. Basse condizioni economiche, sociali e culturali della famiglia di origine incidono sul percorso di studio ed apprendimento dei minorenni: in Italia circa due terzi dei figli di chi non ha un diploma abbandonano gli studi a loro volta. Questo ha un impatto sull’ascensore sociale: nascere in una famiglia povera, con meno istruzione, significa spesso essere condannati a restare in quella condizione”.

On 24 March 2022 in Moldova, children play and draw at the “Blue Dot” centre in the Moldexpo centre for refugees in Chișinău. © UNICEF/UN0616268/Tremeau

Quali sono le cause in Italia della dispersione scolastica di bambini e ragazzi?

“L’esclusione precoce dall’istruzione è determinata da diversi fattori quali la condizione socio-economica e culturale della famiglia di provenienza; la qualità e varietà dell’offerta formativa; i divari territoriali (Nord/Sud; periferie urbane; aree interne). La perdita di opportunità nell’apprendimento, sin dalla prima infanzia, può condurre i bambini in una spirale di povertà a livello economico-sociale-culturale dalla quale risulta difficile riescano a uscire in seguito. Ciò si traduce in una perdita di potenziale sia i bambini stessi sia per l’intera società. La ridotta disponibilità di spazi studio (biblioteche, sale studio, punti di aggregazione giovanile), così come di altri luoghi educativi, incide negativamente sulle opportunità dei minorenni, riducendo i luoghi in cui è possibile apprendere. Gli investimenti destinati ad ampliare gli spazi educativi sono uno strumento per dare una risposta alla povertà educativa. Serve procedere con un approccio multidimensionale e sistemico, intervenendo su diversi fattori: ampliare l’offerta di percorsi educativi di qualità, integrati con l’offerta formativa della scuola; dare piena accessibilità a tutti e a tutte, nessuno escluso; investire sull’aggiornamento continuo dei docenti, degli operatori e educatori; coinvolgere le famiglie e la comunità intera, riconoscendo e rafforzando la capacità educativa degli attori della comunità; costruire percorsi che lavorino sull’empowerment delle persone di minore età, in particolare le più vulnerabili, partendo dall’ascolto e dalla partecipazione degli stessi minorenni; costruire processi di governance che mettano al centro la piena realizzazione delle potenzialità delle ragazze e dei ragazzi”.

Foto: @UNICEF_Italia

Povertà educativa e povertà economica: quale relazione?

“La povertà economica e la povertà educativa sono due fenomeni che si alimentano a vicenda. Le ristrettezze economiche limitano l’accesso alle risorse culturali e educative, costituendo un ostacolo oggettivo per i bambini e i ragazzi che provengono da famiglie svantaggiate”.

Come contrastare la povertà educativa?

“Per contrastare la povertà educativa sono tre gli ambiti di intervento su cui è necessario lavorare: la povertà sociale; il contesto territoriale, strutturale e organizzativo; l’elemento motivazionale: se le ragazze e i ragazzi si sentono “persi nell’istruzione”, non si riconoscono nelle offerte educative di una comunità scolastica che non si percepisce come educante.

Perché è importante l’istruzione nella vita di bambini e ragazzi?

“L’UNICEF mette al centro della propria azione il pieno sviluppo delle capacità delle ragazze e dei ragazzi, sin dalla primissima infanzia in Italia e nel mondo. L’istruzione in questo senso è per noi uno strumento fondamentale per garantire ai bambini, alle bambine e agli adolescenti il rispetto dei loro diritti e la possibilità di sviluppare a pieno le proprie capacità. Anche nelle emergenze l’istruzione rappresenta un efficace strumento per ridare ai più piccoli un senso di normalità e affinare gli strumenti adatti per superare i propri traumi e diventare adulti consapevoli che possono contribuire positivamente alle proprie società.
In Italia siamo nelle scuole attraverso il programma “Scuola Amica delle bambine, dei bambini e degli adolescenti”.

Cosa fa Unicef Italia contro la povertà educativa?

“Ogni anno realizziamo una proposta educativa rivolta a tutte le scuole di ogni ordine e grado e momenti di formazione per insegnanti e educatori per promuovere la cultura dei diritti dei bambini e lo sviluppo e il sostegno delle loro potenzialità. Inoltre, abbiamo realizzato il progetto “Lost in education”, selezionato dall’impresa sociale ‘Con i Bambini’, del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, attraverso il quale abbiamo sperimentato nuovi strumenti di partecipazione dei ragazzi e delle ragazze nei processi di co-progettazione di azioni di prevenzione e contrasto della povertà educativa e di costruzione e consolidamento della comunità educante. Il progetto Lost in Education, che vede UNICEF Italia come capofila, mira a portare benefici concreti a circa 4.500 ragazzi e ragazze in 7 Regioni italiane, mappando le risorse educative del territorio – sia quelle note, sia quelle inespresse – e mettendo in comunicazione scuola, imprese, famiglie e realtà associative affidando ai ragazzi stessi il ruolo di protagonisti del processo”.

“Il nostro lavoro ovviamente non si ferma qui, ma siamo sempre impegnati per promuovere e rafforzare strumenti e spazi di partecipazione e ascolto dei minorenni, al fianco delle Istituzioni e degli enti che hanno la responsabilità di declinare tali azioni: Ministeri, Regioni e Comuni. Partendo da un principio semplice: la realizzazione delle piene potenzialità di bambine, bambini e adolescenti è un diritto umano sancito dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e rappresenta un bene comune, di cui tutte e tutti siamo responsabili”.