Una giornata dalla parte dei più piccoli contro l’infanzia violata

In occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, l’intervista al fondatore dell’associazione Meter don Fortunato Di Noto

Il rischio, per i più piccoli, si annida sempre più nel mondo digitale. Un dato allarmante quello sull’infanzia violata in rete: nel 2021 sono aumentati del 47% i casi di pedopornografia denunciati alla Polizia postale, che nella maggior parte coinvolgono minori tra i 10 e i 13 anni. E’ quanto emerge dal rapporto L’abuso sessuale online in danno di minori, a cura del  Centro Nazionale per il contrasto alla pedopornografia online – Servizio Polizia postale e delle comunicazioni in collaborazione con Save the Children, organizzazione umanitaria da oltre un secolo al fianco dei più piccoli.

Don Di Noto (Meter): “Il quadro resta drammatico e sottostimato”

Lo scorso anno, il 15 maggio 2021, nel corso dell’udienza privata ai membri dell’Associazione Meter, il Santo Padre aveva definito l’abuso sui minori “una sorta di ‘omicidio psicologico’ e in tanti casi una cancellazione dell’infanzia”. In occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, Interris.it ha intervistato don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter, da oltre tre decenni impegnato nel contrasto di questi fenomeni che mettono nel mirino le vittime più innocenti e vulnerabili: le bambine e i bambini. “Sono coinvolti milioni di bambini a livello globale: si tratta di una piaga, un crimine sociale e un crimine contro l’umanità, ogni immagine è un bambino già abusato”, dichiara padre Di Noto. “Negli ultimi 18 anni, Meter ha sventato intere reti di pedofili e ha presentato 65mila denunce a diverse polizie a livello internazionale. Ma il quadro resta drammatico e sottostimato”.

Alcuni numeri

Dal dossier della Polizia postale in collaborazione con Save the Children e facendo riferimento al Report Annuale 2021 pedofilia e pedopornografia. I numeri di un “omicidio psicologico” dell’associazione di don Di Noto, si possono comunque osservare alcuni dettagli del quadro del fenomeno nel nostro Paese, segnato dall’emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia con i conseguenti periodi di lockdown, didattica a distanza, limitazioni. Nel corso del 2021 sono stati 5.316 i casi di pedopornografia denunciati rispetto ai 3.243 del 2020 (+47%), con i pericoli che “corrono” in rete nei giochi di ruolo e nei videogiochi online con servizi di chat e messaggistica. La fascia d’età più, tristemente, interessata è stata quella preadolescenziale, tra i 10 e i 13 anni, con 306 minori vittime di adescamento online nel 2021, che rappresentano circa il 60% dei 531 minori approcciati sul web, mentre cresce il coinvolgimento della fascia 0-9 anni.

Nel suo rapporto annuale 2021, Meter riporta di aver denunciato 316 gruppi sui social network e sulle app di messaggistica istantanea, in cui avveniva lo scambio di materiale pedopornografico. Gli operatori dell’associazione hanno denunciato oltre 3,4 milioni foto nel 2021, in lieve calo rispetto ai 3,7 milioni del 2020, e 1.029.170 video (2.032.556 nel 2020). Ma data l’estensione del fenomeno, si legge nel dossier, “le cifre citate saranno sempre in difetto rispetto alla mole di materiale che circola nel web e nel deep web”.

Sul fronte dell’assistenza, lo scorso anno il Centro Ascolto Meter ha accolto in totale 167 richieste di aiuto, circa la metà, 79, provenienti dal territorio siciliano. In 38 casi riguardavano relazioni familiari disfunzionali, 17 erano inerenti ai pericoli di Internet – dall’adescamento online alla pedopornografia, dal sexting e al cyber-bullismo – e in 16 casi si trattava di abuso sessuale.

L’intervista a don Di Noto

Padre, chi sono le vittime che cadono in queste pericolose reti?

“C’è una forte presenza femminile, il 74% dei casi, ma abbiamo anche verificato un aumento esponenziale dell’abuso sui bambini maschi, al di sotto dei 13 anni. Infatti abbiamo segnalato un portale con 32mila video e foto, con bambini, maschi, coinvolti. Si tratta di una nuova forma di schiavitù. E’ stato inoltre osservato un notevole incremento del coinvolgimento dei bambini piccolissimi. Per contrastare tutto questo servono una strategia e un impegno a livello sociale, scolastico ed ecclesiale”.

I minori  corrono più rischi nei luoghi digitali o in quelli “reali”, come un’abitazione privata o uno spazio pubblico?

“Il digitale è come il reale, perché rappresenta ciò che è accaduto nella vita reale. I social network sono un canale privilegiato per gli adescamenti: i predatori vanno dove sono i bambini. In questo modo, anche i luoghi che dovrebbero essere più sicuri rischiano di diventare luoghi insicuri, di essere violati, perché con lo smartphone si ha lo ‘sconosciuto’ in casa. Abbiamo dovuto amplificare l’informazione per un uso corretto dei devices tecnologici, basato su comportamenti responsabili, dato che non si tratta di giocattoli ma di strumenti importanti con rischi ed opportunità, sull’utilizzo ricreativo in modo sano, sulla necessità che i piccoli siano accompagnati dai genitori in questo ‘mondo’ digitale e infine su quelle regole ‘salva-vita’ come non cedere a nessuno la propria password e non dire dove si abita”.

Quali sono gli ambiti in cui si verificano questi fenomeni?

“Ce ne sono tre. C’è l’ambito famigliare, ristretto o allargato che sia, dove si corre il rischio anche del velo dell’omertà, ma che per fortuna grazie a una sempre maggior attenzione dei parenti è diventato meno frequente. C’è quello dei conoscenti occasionali, persone che si presentano come amici e cercano di instaurare una relazione con i bambini, i quali poi magari non hanno il coraggio di parlare perché si sentirebbero di aver ‘tradito’ una persona amica. Poi c’è la pedocriminalità, che organizza gli abusi e produce gli incontri e il materiale, video e foto, che immette nel circuito economico”.

Si può tracciare un profilo dei soggetti che perpetrano questi atti e comportamenti a danno dei più piccoli?

“Sono soggetti comuni, magari dei ‘colletti bianchi’ con una vita familiare, spesso manipolatori. Attuano una manipolazione affettiva per far sì che ciò che accade appaia come una cosa ‘buona’, quando in realtà è una rapporto asimmetrico che devasta i bambini. Il fenomeno si è ormai consolidato anche tra le donne”.

Quali sono gli effetti sulle vittime e quali sono i segnali per capire se c’è qualcosa che non va?

“La devastazione psicologica può aversi in modi diversi. Di base, all’inizio c’è il silenzio: per raccontare servono dei punti di riferimento che sappiano ascoltare senza giudicare. I bambini manifestano dei disagi che bisogna saper leggere e per prima cosa si dovrebbe capire se i genitori o i parenti sono attenti ai segnali che i bambini lanciano. In ogni caso, non bisogna improvvisarsi psicoterapeuti, né nel caso dei genitori né di altre figure, ma bisogna farsi aiutare ad aiutare”.

A chi si può chiedere aiuto?

“Servono seri professionisti, operatori formati, per leggere questo disagio. Al centro di ascolto dell’associazione ci troviamo di fronte la devastazione psicologica dei bambini e delle persone vulnerabili. Anche la Chiesa italiana, con i servizi di tutela dei minori e il supporto pastorale, può aiutare le famiglie in difficoltà. Inoltre, se ci sono sospetti sufficientemente chiari, bisogna rivolgersi all’autorità giudiziaria”.