Gennari: “I frutti del viaggio del Papa in Kazakistan”

Interris.it ha intervistato il teologo Gianni Gennari sulla missionarietà del 38esimo viaggio apostolico del Pontefice in Kazakistan

Kazakhstan

“Dopodomani [oggi, ndr] partirò per un viaggio di tre giorni in Kazakhstan, dove prenderò parte al Congresso dei Capi delle religioni mondiali e tradizionali”. Così Papa Francesco aveva annunciato domenica scorsa al termine dell’Angelus il suo viaggio apostolico in Kazakistan che prende il via oggi, 13 settembre.

“Sarà un’occasione per incontrare tanti rappresentanti religiosi e dialogare da fratelli, animati dal comune desiderio di pace, pace di cui il nostro mondo è assetato”, aveva spiegato Francesco ai 18mila presenti in Piazza san Pietro.

“Vorrei già da ora rivolgere un cordiale saluto ai partecipanti, così come alle Autorità, alle comunità cristiane e all’intera popolazione di quel vastissimo Paese. Ringrazio per i preparativi e per il lavoro compiuto in vista della mia visita. A tutti chiedo di accompagnare con la preghiera questo pellegrinaggio di dialogo e di pace”.

Il Kazakistan, crocevia di uomini e genti

Il Kazakistan, Paese dell’Asia centrale e ex repubblica sovietica, si estende dal Mar Caspio, a ovest, fino ai Monti Altai a est, al confine con Cina e Russia. La sua più grande metropoli, Almaty, è un antico snodo commerciale e i suoi siti più noti sono la cattedrale dell’Ascensione, chiesa ortodossa risalente alla Russia zarista, e il Museo Centrale di Stato del Kazakistan, che ospita migliaia di opere e manufatti kazachi.

Secondo il censimento del 2020, il 70,4% della popolazione è musulmana (in maggioranza sunnita), il 24,8% è cristiana (in maggioranza ortodossa), il 4,8% altre religioni. Un quarto della popolazione è ortodossa russa, religione diffusa principalmente tra i gruppi etnici russi, ucraini e bielorussi. Altri gruppi cristiani includono cattolici e protestanti. Il Natale ortodosso russo è riconosciuto come festa nazionale in Kazakistan.

Il Kazakistan e il logo del viaggio apostolico del Papa

Il Papa alla VII edizione del Congresso dei Leader religiosi mondiali e tradizionali

Non è immediato comprendere perché il Santo Padre, in un periodo tanto travagliato per l’Europa, vada in un luogo apparentemente lontano dai pensieri degli occidentali. Ma la scelta del Kazakistan – confinante con la Russia e la Cina – non è casuale. Francesco durante la sua visita incontrerà il Presidente del Kazakhstan, Kasim-Yomart Tokáyev, il secondo capo di stato post-sovietico.

Non ci sono, alla base della scelta, solo considerazioni geopolitiche, ma anche un profondo senso di missionarietà cristiana ed ecumenica.

Il Papa partecipa infatti alla VII edizione del Congresso dei Leader religiosi mondiali e tradizionali, un meeting nato per promuovere la pace e il dialogo tra i diversi gruppi religiosi, sulle orme dell’enciclica “Fratelli tutti”.

Si preannuncia dunque un incontro storico nel cuore dell’Eurasia. Interris.it ha intervistato il teologo Gianni Gennari sul senso teologico di questo 38esimo viaggio apostolico del Pontefice venuto “quasi dalla fine del mondo”.

L’intervista al teologo Gianni Gennari

Qual è l’importanza del viaggio papale in Kazakistan?

Il Papa l’ha definito il viaggio della pace: ‘Vengo come pellegrino di pace, il mondo ne è assetato’, ha detto spiegando il nocciolo della sua missione. E’ anche uno dei viaggi apostolici più lontani; non tanto geograficamente, ma nel pensiero della gente. Immagino che in pochi, in Italia, sapessero molto del Kazakistan prima che il Papa scegliesse di andarci…Ma l’avvicinarsi è la proprietà fondamentale dell’amore cristiano”.

Qual è il fondamento dell’amore cristiano?

“Sicuramente l’umiltà. Papa Francesco, che viene quasi dall’altra parte del mondo, si sta facendo prossimo ai lontani con grande umiltà. L’umiltà è la parte fondante dell’uomo, tratto dalla terra, dall’humus. La salvezza altro non è che un avvicinarsi di Dio all’uomo. Quando il Papa ha baciato le scarpe ai diplomatici africani, ha imitato ‘lo stile’ di Dio: Lui si è avvicinato a noi. L’umiltà è la forza della carità. Se una persona non è umile, non fa la carità; sembra che la faccia…ma in realtà si serve degli altri”.

Perché, secondo lei, questo è un viaggio per la pace?

“Per due motivi. Sia perché il Kazakistan è un paese a maggioranza musulmana, sia perché confina con la Russia che in questo momento è impegnata da più di 200 giorni in una sanguinosa guerra con i fratelli ucraini. Il Papa non ha mai smesso, in questi mesi, di fare appello alle parti per un immediato cessare del conflitto. Sempre ha pregato e ha chiesto al mondo di pregare per la ‘amata e martoriata Ucraina’. Non è casuale questo viaggio in Kazakistan, Nazione che confina con la Russia. Perché Bergoglio non trascura nulla pur di portare pacificazione e aiuto fraterno. Ora possiamo davvero dire: ‘Persino in Kazakistan è andato il Papa per chiedere pace’. Non c’è limite all’umiltà di queso Pontefice, che incarna la carità di Gesù che non aveva tralasciato di andare incontro a tutti”.

Il Papa sta dunque incarnando, con questo viaggio, la figura di Gesù?

“Sì. Lui è, in terra kazaka, l’immagine di ‘Gesù povero e servo’. Per tale motivo questo viaggio porterà, nel breve e nel lungo periodo, grandi frutti. Quali? fraternità e pace”.