Garlatti (Agia): “Chiediamo ai ragazzi che futuro vorrebbero. La loro voce è importante”

L'intervista di Interris.it alla dottoressa Carla Garlatti (AGIA) sulla necessità di chiedere ai ragazzi come vedono il proprio futuro

La garante, Carla Garlatti

“Che futuro vorresti?”. È la domanda che l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (AGIA) rivolge ai ragazzi tra i 12 e i 18 anni attraverso una consultazione pubblica intitolata “Il futuro che vorrei”.

Il questionario è stato messo a punto in collaborazione con la Consulta delle ragazze e dei ragazzi dell’Autorità garante, un organismo consultivo costituito da minorenni tra i 14 e i 17 anni, con il supporto di un esperto. Si tratta di un insieme di domande ripartite in sei grandi capitoli: “Cosa penso del futuro”, “Come vedo il futuro del mondo”, “Come vedo il mio futuro”, “Costa sto facendo per il mio futuro”, “Cosa fa o dovrebbe fare lo stato per un futuro migliore” e “Cosa devono o dovrebbero fare l’Europa e gli organismi internazionali per il futuro”. L’iniziativa – iniziata il 16 gennaio – è realizzata in collaborazione con il sito Skuola.net.

La garante Carla Garlatti

L’intervista alla Garante Carla Garlatti

Ne parliamo su Interris.it con la Garante, la dottoressa Carla Garlatti.

Cosa ha spinto l’Autorità Garante ad effettuare una seconda consultazione?

“Il successo che ha avuto lo scorso anno la prima consultazione ‘La scuola che vorrei’ ci ha suggerito di utilizzare nuovamente questa modalità: online. Perché l’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza ed io personalmente crediamo fermamente nell’importanza dell’ascolto e della partecipazione dei ragazzi ai processi decisionali che li riguardano, come chiede la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ed in particolare gli art. 12 e 13, legati all’espressione dei ragazzi e alla loro consultazione su tutte le questioni che li riguardino”.

Riguardo all’attuazione di tali diritti, qual è la situazione in Italia?

“Mi duole constatare che non è ancora  presente una cultura adeguata di ascolto e partecipazione dei ragazzi. Proprio per questo abbiamo scelto la forma della consultazione online: abbiamo constatato che andare a contattare i ragazzi interpellandoli direttamente con argomenti di loro interesse è il modo migliore per riuscire a capire quali siano realmente le loro opinioni”.

Sono in programma altre consultazioni per i prossimi anni?

“Non dico nulla di specifico per scaramanzia, ma avrei già in mente il prossimo argomento! La speranza è certamente quella che le consultazioni diventino uno strumento costante e periodico per ascoltare e al contempo dare voce alle istanze, speranze e richieste dei ragazzi”.

Quali sono stati i punti salienti nella prima consultazione, relativa alla scuola?

“Cinque gli ambiti toccati dalle 26 domande della prima consultazione, intitolata ‘La scuola che vorrei’: gli spazi, la didattica, le tecnologie, le valutazioni e il rapporto con il territorio. Dall’analisi delle risposte, sono emersi spunti particolarmente interessanti. Nella maggior parte dei casi i ragazzi hanno espresso l’esigenza di avere più tempo e più spazio per il dialogo tra studenti, da realizzarsi con momenti ad hoc di scambio di opinioni, approfondimento e confronto. Altra richiesta molto sentita: la possibilità di utilizzare spazi extra scolastici per le attività motorie ma anche culturali. Qui entra in gioco la comunità locale che si dovrebbe aprire alla scuola, per esempio per l’utilizzo di palestre che non sono presenti in tutte le scuole. Ma anche di spazi museali, culturali, di aggregazione. Inoltre, i ragazzi chiedono la possibilità di poter aggiungere materie a scelta oltre a quelle curricolari, più consone alle proprie capacità e passioni. E la possibilità di cambiare aula a seconda della materia seguita, sul modello americano”.

Cosa pensano i ragazzi del “vecchio” voto e della bocciatura?

“E’ stato molto interessante che i ragazzi non abbiano escluso la bocciatura o l’utilizzo del voto nelle valutazioni, ma ritengono che questo debba essere accompagnato anche da un giudizio sull’impegno profuso, indipendentemente dal risultato effettivamente raggiunto”.

Perché questa richiesta? I ragazzi non si sono sentiti giudicati correttamente?

“Questa richiesta è il frutto dei due anni di pandemia e relativa scuola in DAD: molti ragazzi pensano che la loro fatica durante gli scorsi due anni scolastici non sia stata considerata sufficientemente. Un periodo particolarmente difficile per loro che hanno visto la propria socialità ridotta ai minimi termini. Ricordo che proprio questa Autorità promosse lo scorso anno un approfondimento specifico sui disturbi mentali tra bambini e adolescenti sorti durante la pandemia. Dallo studio “Salute mentale dei minorenni: i disturbi emersi in pandemia rischiano di diventare cronici” (condotto con l’Istituto Superiore di Sanità) era emerso un preoccupante aumento di disturbi del comportamento alimentare. Sono tutti aspetti che la scuola – così come la famiglia e la società in genere – non dovrebbe sottovalutare. Ho portato personalmente le proposte dei ragazzi al Ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, affinché che se ne tengano conto”.

Perché avete scelto il tema “futuro” per questa seconda consultazione?

“Ci siamo resi conto che i ragazzi, come dicevo prima, non stanno bene. Inoltre, da 11 mesi a questa parte, si è aggiunta anche la guerra in Ucraina. Ci sono tante guerre nel mondo, ma questa alle porte d’Europa colpisce particolarmente i ragazzi. Non solo per la vicinanza geografica, ma perché l’invasione russa ha portato delle conseguenze reali sull’aumento dei costi che hanno inciso sulla vita quotidiana: molte famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese e questo i ragazzi lo percepiscono. Ci siamo dunque chiesti come Autorità Garante come stanno vivendo il presente e come vedono il futuro in questa fase che (sembrerebbe) aver lasciato alle spalle la Pandemia, ma che comunque non è serena”.

Cosa teme come Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza?

“Il timore è che bambini e ragazzi non vivano la quotidianità con quell’entusiasmo e quella curiosità, ma anche una certa leggerezza, che dovrebbe contraddistinguere chi come loro si sta affacciano al futuro”.

Qual è lo scopo della nuova consultazione?

“Lo scopo all’esito di questa indagine, che ci auguriamo abbia quanto meno il successo della precedente, è quello di trarre delle indicazioni da trasmettere al Parlamento e al Governo affinché tengano colto delle esigenze dei ragazzi e diano delle risposte concrete ai loro bisogni”.

Qui il link alla pagina della consultazione.