Fontana: “Le proposte Legambiente contro la piaga dell’ecomafia”

Interris.it ha intervistato il dottor Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente, in merito ai dati principali del report Ecomafia 2022

Foto di Collab Media su Unsplash

In Italia nel 2021 le ecomafie continuano ad affondare le loro radici nell’ambiente, spinte da interessi trasversali in cui si intrecciano, sempre di più, criminalità ambientale, economica e organizzata in un triangolo perfetto. Grazie anche ad una spinta maggiore della corruzione e degli illeciti amministrativi. A fare il punto con dati e storie è il report Ecomafia 2022, realizzato da Legambiente con il sostegno di NOVAMONT e edito da Edizioni Ambiente.

Interris.it ha intervistato il dottor Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente in merito ai dati principali del report Legambiente.

I dati del report in breve

Nel 2021 i reati contro l’ambiente non scendono sotto quota 30mila nonostante una lieve flessione. Quasi il 44% si concentra in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. A livello provinciale, Roma è prima per ecoreati. 59.268 gli illeciti amministrativi monitorati per la prima volta. A pesare la mano della corruzione. 9.490 i reati nel ciclo del cemento illegale, a seguire quelli dei rifiuti (8.473) e contro la fauna (6.215). Impennata dei reati contro il patrimonio boschivo e storico-culturale. In aumento infine i furti di opere d’arte.

Nel riquadro piccolo: il dottor Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente

L’intervista a Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente

Cosa è l’ecomafia e quali sono i danni che produce?

“Ecomafia è un neologismo coniato per la prima volta proprio da Legambiente nel 1997 che si riferisce a tutte le attività illegali delle organizzazioni criminali di stampo mafioso che arrecano danni all’ambiente. Il sistematico saccheggio dell’ambiente in cui viviamo; i tantissimi casi di inquinamento di fiumi e corsi d’acqua dolce; la devastazione del paesaggio con cave abusive; i reati predatori; i roghi di capannoni pieni di rifiuti con conseguente insalubrità dell’aria e – come nella Terra dei Fuochi – il significativo aumento dei problemi di salute… Tutto ciò ha avuto come causa principale e protagonista indiscusso le organizzazioni mafiose. L’ecomafia è un triangolo formato da tre vertici: la criminalità ambientale; la criminalità economica; la criminalità organizzata. La criminalità ambientale è il primo vertice: i reati contro l’ambiente si attestano a 30.590, in media 84 reati al giorno. Campania, Puglia, Calabria e Sicilia concentrano il 43,8% degli ecoreati accertati. La criminalità economica è presente in tutti i settori, dai rifiuti al cemento, dai beni culturali all’agroalimentare, sotto il profilo dei fatturati illegali, stimati nel 2021 in 8,8 miliardi di euro. La criminalità organizzata di stampo mafioso infine viene monitorata attraverso i decreti di scioglimento per mafia degli enti locali: a luglio 2022, sono 26 quelli affidati a gestioni commissariali”.

Rispetto alle edizioni passate, qual è il dato più interessante del Rapporto Ecomafie 2022?

“Due numeri fotografano la gravità della situazione. Primo: in Italia non si riesce a scendere sotto la soglia dei 30mila reati ambientali connessi all’anno. Questo significa ben 3,5 reati ogni ora: una pressione grave sull’ambiente. Secondo: sono aumentate anche le richieste di custodia cautelare, che sono state oltre 250. Questo significa che l’azione repressiva delle forze dell’ordine contro le attività criminali funziona ed è in crescita. Il traffico di rifiuti continua ad essere in assoluto la questione più preoccupante”.

In fortissimo aumento secondo il rapporto anche gli illeciti amministrativi. Cosa sono?

“Sono quelle attività illegali che non configurano un reato ma sono sanzionate per violazione specifica di norma con sanzioni di carattere amministrativo. In genere sono illeciti che suppliscono all’assenza di norme più efficaci. Ad esempio per la tutela della fauna. Gli animali non sono tutelati penalmente. Oppure si tratta di sanzioni efficaci per quegli illeciti che non determinano un danno ambientale. Perché quando un illecito determina un danno o un percolo di danno ambientale diventano reati penali”.

A che punto è l’Italia in fatto di tutela ambientale?

“L’Italia in fatto di tutela ambientale è tra i Paesi più all’avanguardia. Nella Costituzione, infatti, il nuovo comma 3 dell’art. 9 Cost., nel prevedere che la Repubblica ‘Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni’, detta un criterio generale di azione dei pubblici poteri improntato alla protezione ambientale, compresi gli animali. Abbiamo inoltre un sistema di sanzioni che è il più efficace ed avanzato d’Europa. Così come le forze dell’ordine specializzate e presenti capillarmente sul territorio: la Polizia Ambientale e il Comando Tutela Ambiente dell’Arma dei Carabinieri. Il nuovo rapporto Ecomafia è anche lo specchio dell’impegno delle forze dell’ordine e della magistratura nel contrastare questi tipi di reati. Legambiente è riuscita a evidenziarle nell’ultimo rapporto anche su scala provinciale grazie ai rapporti delle Forze dell’Ordine”.

Cosa manca?

“Mancano all’appello una serie di delitti che ci permetterebbero di tutelare in maniera adeguata altri patrimoni fondamentali quali la filiera agro alimentare italiana. Anche le produzioni alimentari italiane sono una ricchezza per il nostro Paese e vanno tutelate. Legambiente chiede a questo Governo l’approvazione del Disegno di legge contro le agromafie, presentato nella scorsa legislatura e mai discusso in parlamento. Questo è un settore dove si riscontrano moltissimi reati – quali ad esempio il falso Made in Italy – ma senza una tutela penale adeguata”.

Quali sono le altre richieste Legambiente?

“Approvare, già in questa legislatura, la costituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati (la cosiddetta Commissione ecomafia). Legambiente chiede poi di inserire i delitti contro l’ambiente e l’incendio boschivo tra quelli per cui non scatta la cosiddetta ‘tagliola’ dell’improcedibilità in base a quanto previsto dalla legge Cartabia. Un’altra richiesta importante: la tutela della fauna e della biodiversità prevedendo delle sanzioni. Infine, sviluppare e potenziare la cooperazione internazionale: l’Italia ha dei delitti – come l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti – che non sono previsti in altri Paesi. Rendendo difficile il lavoro delle forze dell’ordine”.

Il cittadino medio ha acquisito coscienza ambientale?

“La sensibilità ambientale tra la popolazione è molto cresciuta negli anni. Però c’è ancora molto da fare. La sensibilità si risveglia solo dinanzi a reati gravi che finiscono in prima pagina. Ma l’ambiente è la nostra casa e va difeso e tutelato ogni giorno”.