Fatarella (Save the Children): “Come il climate change impatta sulla vita dei bambini”

L'intervista di Interris.it alla dottoressa Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children Italia, sulla realtà e sui bisogni dei bambini nel mondo, con un approfondimento sulla situazione italiana

Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia, insieme a un gruppo di bambini durante una field visit a Limpopo (Sudafrica) nell'aprile del 2019. Foto: Save the Children Italia

“Quella a cui stiamo assistendo è una ‘tempesta perfetta’ contro l’infanzia, creata da nuovi e prolungati conflitti, crisi climatica, fame e crisi economica che hanno avuto un impatto devastante sulla vita, sul benessere e sui diritti delle nuove generazioni in tutto il mondo. Anche in Italia, dove quasi un milione e quattrocento mila minori vive in condizioni di povertà assoluta”.

Così a Interris.it la dottoressa Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children Italia, alla quale abbiamo chiesto di fare il punto sulla realtà e sui bisogni dei bambini nel mondo. Con un approfondimento della situazione italiana.

L’intervista a Daniela Fatarella Direttrice di Save the Children Italia

Conflitti, povertà, fame e crisi climatica…quali sono i maggiori pericoli per l’infanzia nel mondo?

“Quella a cui stiamo assistendo è una ‘tempesta perfetta’ creata da nuovi e prolungati conflitti, crisi climatica, fame e crisi economica hanno avuto un impatto devastante sulla vita, sul benessere e sui diritti delle nuove generazioni in tutto il mondo. Una recente analisi di Save the Children sulle principali emergenze che hanno colpito i minori nel corso del 2022, infatti, fotografa uno scenario drammatico: quest’anno oltre 149 milioni di bambini nel mondo hanno avuto bisogno di assistenza umanitaria, il 20% in più rispetto all’anno scorso. Il Paese con il maggior numero di bambini che quest’anno ha avuto bisogno di servizi essenziali come cibo, acqua potabile, alloggi e supporto psicosociale e per la salute mentale è l’Afghanistan, con una stima di 14 milioni di bambini bisognosi di aiuto entro la fine del 2022, seguito da vicino dalla Repubblica Democratica del Congo. Oggi a livello globale ci sono più conflitti di quanti non ce ne siano mai stati dalla fine della Seconda guerra mondiale con un impatto devastante sulla vita di milioni di bambine e bambini e sono proprio i più piccoli ad essere più vulnerabili. I bambini che vivono in aree di conflitto in Paesi come Etiopia, Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo e Yemen, poi, sono esposti a continue violazioni dei diritti umani e in diverse aree del mondo continua a mancare un vero controllo sulle violazioni contro i minori, che ha come conseguenza una frequente impunità dei colpevoli.

A mettere a rischio l’infanzia di milioni di bambini nel mondo ci sono anche gli effetti della crisi climatica?

“Sì. Una crisi di cui i bambini e i giovani non hanno colpa ma che grava maggiormente proprio su di loro ed è un forte acceleratore di diseguaglianze. A livello globale circa un miliardo di bambini – quasi la metà della popolazione infantile mondiale – vive in Paesi a ‘rischio estremo’ di subire gli impatti del cambiamento climatico. Le catastrofi naturali sono sempre più frequenti e gravi con un effetto devastante soprattutto sui più piccoli: dalle inondazioni estreme in Pakistan alla siccità che ha portato a una grave carenza di cibo in Etiopia, Somalia e nelle regioni circostanti. Per la prima volta da decenni, le catastrofi climatiche hanno contribuito all’aumento della fame e della malnutrizione infantile a livello globale.
Queste evidenze dimostrano come stiamo affrontando l’anno appena iniziato, con quali minacce dobbiamo confrontarci, in uno scenario globale in cui i diritti rischiano di avere un peso sempre minore. È per questo che, oggi più che mai diventa fondamentale e irrinunciabile battersi per i diritti, le fondamenta per la costruzione del futuro dei bambini”.

Ritratto della Direttrice generale, Daniela Fatarella. Foto: Save the Children Italia

Quali sono le Nazioni del mondo dove è più difficile vivere e perché?

“Sono molti i teatri di guerra nel mondo dove quotidianamente l’infanzia viene oltraggiata e violata. Dallo Yemen, dove si registra un crescente aumento delle vittime e in particolare dei bambini, mentre la metà di coloro che sopravvivono lotta contro le conseguenze devastanti a livello psicologico, causate dal conflitto; alla Siria, dove dopo undici anni di guerra, 6,5 milioni di bambini hanno bisogno di urgente assistenza umanitaria. L’Afghanistan è stato il Paese più colpito nel 2022 con 9,6 milioni di bambini che stanno soffrendo la fame a causa di una terribile combinazione tra collasso economico, aumento dei prezzi del cibo e siccità in corso. Il Corno d’Africa sta vivendo una delle pagine più drammatiche della storia recente: in Somalia, in particolare, a causa della siccità, dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari, dei conflitti e dell’insorgere di malattie, più di mezzo milione di bambine e bambini rischiano di andare incontro alla forma più letale di malnutrizione entro l’aprile del prossimo anno. Nella Repubblica Democratica del Congo, alle prese con una delle peggiori crisi alimentari del mondo, i bambini malnutriti sono i più esposti agli effetti del colera e si calcola che abbiano almeno tre volte più probabilità di morire a causa del loro sistema immunitario gravemente indebolito. L’Africa occidentale e centrale, inoltre, registra i tassi più alti al mondo di matrimoni precoci per le bambine: i conflitti, le crisi umanitarie, i disastri climatici causano l’interruzione dell’istruzione, rendono più difficile la ricerca di lavoro, fanno aumentare i costi del cibo e la povertà e indeboliscono le reti di protezione che riescono a tenere i bambini al sicuro dalle violenze”.

Qual è la situazione in Ucraina?

“In Ucraina quasi tre milioni di bambini hanno dovuto lasciare il Paese e, secondo le stime delle Nazioni Unite, i continui attacchi aerei, i missili e i bombardamenti da febbraio di quest’anno hanno ucciso tantissimi bambini: sono drammatiche le testimonianze che ci arrivano dal Paese attraverso le voci dei più piccoli e dei loro genitori. Bambini di 8 anni i cui capelli diventano precocemente grigi a causa dei traumi subiti dopo i bombardamenti, bambini in fuga, bambini che non sanno come pensare al loro domani. L’analisi di questo scenario, ci deve spingere ad essere determinati e perseguire la nostra missione, insita nel nostro nome: salvare i bambini. Ma non solo, perché lottiamo ogni giorno per garantire loro i diritti e con essi il futuro, per supportarli e agevolare la loro partecipazione attiva nelle scelte che li riguardano, affinché siano agenti di cambiamento”.

Diritti dei bambini in Italia. Qual è la situazione nel Belpaese?

“In Italia colpisce innanzitutto un dato: quasi un milione e quattrocentomila minori vive in condizioni di povertà assoluta, il 14,2% degli under 18. È da qui che iniziano le diseguaglianze: la povertà è uno svantaggio che colpisce tutte le dimensioni della vita dei bambini e degli adolescenti, a partire dal percorso educativo verso l’età adulta e l’autonomia, la salute, fino a sbarrare loro la porta del futuro. Ancora oggi, nel nostro Paese per molti ragazze e ragazzi la scelta appare già vincolata: dove nasci, il posto in cui vivi, la condizione socio-economica della famiglia determina molti aspetti del loro percorso e incide pesantemente sulla crescita e sulle opportunità. In Italia abbiamo un forte problema di dispersione scolastica, in molti territori mancano spazi educativi per i bambini e gli adolescenti, non esistono servizi essenziali come palestre, tempo pieno, mense che consentirebbero di garantire a tutti i bambini, nella scuola primaria, almeno un pasto gratuito ed equilibrato al giorno. La fotografia che ne emerge è che l’Italia non è un Paese a misura di minore. La sfida quindi è quella di invertire il ciclo negativo di povertà materiale ed educativa: è una sfida prioritaria che ci riguarda tutti. Quando si parla di bambini e ragazzi spesso si dice che sono il futuro, dimenticandosi però che il futuro si costruisce dal presente e che quindi è necessario già da ora mettere i giovani al centro del dibattito pubblico e delle scelte politiche, come ci ricorda la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’ONU che riconosce i bambini, le bambine e gli adolescenti come titolari di diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici inalienabili e partecipi di tutte le decisioni che li riguardano”.

Più di 100 mila bambine, bambini e adolescenti attualmente vivono in uno dei Comuni sciolti per infiltrazioni della criminalità organizzata. Cosa fare?

“In questi giorni in cui celebriamo un passo importante per la giustizia come l’arresto di Matteo Messina Denaro è necessario ricordare a tutti noi che il miglior investimento per prevenire e contrastare le mafie è quello sull’educazione. La lotta alle mafie impone una grande sfida educativa: trasformare concretamente i territori ad alta densità criminale in aree ad alta densità educativa. Save the Children Italia è presente nei territori italiani più difficili, in rete con le associazioni, le scuole e le altre agenzie educative attraverso azioni concrete, come i Punti Luce e la rete Fuoriclasse, per assicurare ai bambini e agli adolescenti opportunità educative indispensabili per costruire il futuro in modo aperto, dando corso ai propri talenti e aspirazioni”.

Cosa ci restituisce l’anno appena concluso?

“L’anno che si è appena concluso ci restituisce la fotografia di uno scenario globale preoccupante. Lo conferma un dato su tutti: 26 milioni in più di bambini nel mondo hanno avuto bisogno di assistenza umanitaria rispetto all’anno scorso. Se è vero che in alcune aree si sono fatti dei piccoli ma significativi passi in avanti nella tutela dei diritti dei minori e per il progressivo miglioramento delle loro condizioni di vita, il peggioramento dello scenario globale ha causato gravi sofferenze a milioni di bambini. Quest’anno per le agenzie umanitarie è stato più difficile che mai raggiungere chi aveva bisogno di assistenza e di aiuto, l’infanzia è sempre più vulnerabile e le bambine e i bambini in ogni parte del mondo subiscono le conseguenze peggiori dei conflitti, dei cambiamenti climatici, della crisi economica, della carestia. Una situazione drammatica che non può lasciarci indifferenti e che ci obbliga ad agire subito per non rischiare di perdere una generazione di bambini. È fondamentale dunque investire sull’infanzia, mettere al centro dell’attenzione proposte e azioni concrete che possano fare la differenza in positivo per i diritti dei più piccoli, l’impegno delle istituzioni senza dimenticare che anche ciascuno di noi può fare la differenza per portare dei cambiamenti positivi. Come sosteneva un secolo fa Eglantyne Jebb, la fondatrice di Save the Children: ‘Non c’è nessuna insita impossibilità nel salvare i bambini del mondo. È impossibile solo se ci rifiutiamo di farlo’. Ma, come sottolineava lei stessa, per salvare i bambini sono necessarie conoscenze, risorse e volontà, tre condizioni indispensabili per raggiungere l’obiettivo”.