L’esperto ci aiuta a gestire l’ansia e la solitudine da Coronavirus

Intervista a Antonio Capodilupo, Psicologo e Psicoterapeuta, dipendente della ASL LATINA in pensione, e Psicologo Volontario presso Croce Rossa Latina e Lilt Latina.

FONTE: ANSA

Il protrarsi della pandemia, le restrizioni da essa scaturite e questa sensazione che la fine del tunnel sia lontana sta attanagliando, indubbiamente, un po’ tutti.  Siamo alla ricerca di alcuni modi per potere evadere, quanto meno a livello mentale. In Terris ha deciso, quindi, di chiedere un aiuto ad un esperto: Antonio Capodilupo, Psicologo e Psicoterapeuta dipendente della ASL LATINA in pensione, e Psicologo Volontario presso Croce Rossa Latina e Lilt  Latina.

Queste nuove restrizioni, dovute alla seconda ondata di diffusione del Coronavirus, come stanno impattando sulle persone a livello psicologico? Tanti temono un nuovo e totale lockdown nazionale.

“In generale, stanno impattando con due stati d’animo più diffusi: ansia e depressione. L’ansia, sappiamo, è uno stato di preoccupazione, di agitazione. L’autore che per primo ha parlato di ansia, di stress, lo ha definito come una reazione normale, cioè la tensione della persona difronte a stimoli che possano attaccare o che comunque sono nuovi da cogliere e da assimilare. Tutti vivono una situazione di incertezza. A partire dal virus stesso, ancora la scienza nonostante i progressi che sta facendo, ancora dichiara di non conoscerlo perfettamente.  Non sappiamo noi a livello personale come regolarci alla perfezione con mani, vestiti. Non sappiamo come lavare le mani. Difatti, gli scienziati ci dicono di dicono di lavare le mani sopra e sotto. Questo diventa un pensiero che ci dà ulteriore ansia, ovvero sapere se le abbiamo lavate bene o meno. Se toccando un oggetto possiamo essere tranquilli o meno. Incontrare una persona genera un interrogativo, ma può essere positivo e asintomatico e se mi intrattengo a parlare, dopo 15 minuti che cosa succede?

Per quanto concerne la depressione,  io vorrei usare il termine depressione facendo riferimento a depresso, cioè se c’è una linea orizzontale, è qualche cosa che manca. A livello sociale, stiamo mancando di prospettiva, come andremo a finire? A livello esistenziale/personale ma potrà succedere qualche cosa anche a me personalmente? A livello sociale quali sono le carenze? Quello che viene a mancare sono i contatti diretti, emotivi, che sono espressione delle emozioni.  Il timore di un nuovo lockdown, che è già presente, peraltro, in  3/4 regioni, sicuramente genera mancanza di stimolazione perché si è costretti a casa e quindi impossibilitati a svolgere le attività e i ritmi quotidiani. Al momento per i colpiti, ovvero gli operatori e i contagiati, potremmo fare riferimento a un disturbo post traumatico da stress, perché hanno vissuto o vivono una situazione traumatica”.

Che consigli può dare a chi vive da solo? Ritornare nella casa familiare potrebbe essere una soluzione per combattere la solitudine?

“La solitudine è un problema che accentua sicuramente  i disturbi e i disagi. Per contro il supporto sociale e il supporto anche familiare è riscontrato come fattore protettivo rispetto alla depressione. Consigli? Se uno è costretto a stare da solo? Una ricerca recente della Queensland University ha riscontrato che almeno la connessione virtuale riduce il senso di solitudine e, quindi, protegge un pochino dalla depressione e dall’ ansia.  Indubbiamente, abbiamo strumenti che per fortuna ci sovvengono in questo periodo, come il telefono stesso e anche la possibilità di videochiamare.

Tornare in famiglia? Beh la risposta è dipende. In generale potrebbe essere sì, ma, se ci sono conflittualità in famiglia è ovvio che la famiglia non è il luogo dove poter compensare lo stato di solitudine”.

In che modo è possibile trovare una via di fuga a livello mentale? Pensare a dei momenti positivi vissuti può aiutare?

“Sì, certamente, fa parte di una terapia cognitivo comportamentale, sostituire i pensieri negativi con i pensieri positivi. Anche, sicuramente avere informazioni e cercare informazioni provate.  Purtroppo,  le informazioni ne stanno correndo di tutti i tipi, di tutti i generi e a volte non sempre utili. Non bisogna cadere, però, in quella che si chiama “infodemia”, cioè l’ accumulo di informazioni, che anziché essere utili contribuiscono a creare ansia e confusione”.

Indubbiamente le conferenze stampa del Presidente del Consiglio generano in molti, situazioni di ansia, soprattutto per gli imprenditori. Come possono uscire dallo stato di sconforto in cui si trovano?

“È  un po’ difficile uscire dallo sconforto fin quando non usciremo dall’ attuale crisi che oltre ad essere crisi sanitaria, è ormai anche economica. Sicuramente il Governo sta facendo del suo, dando ristori. Gli imprenditori, sicuramente, devono coalizzarsi e sollecitare il governo a dare ristori il più rapidamente possibile. Ci sono delle iniziative con cui gli imprenditori cercano di essere solidali l’un l’altro.  Un esempio, a Latina i ristoranti e pub hanno fatto una convenzione con i negozi di abbigliamento e scarpe. Se il cliente consuma al pub o al ristorante riceve  uno sconto che possono spendere presso i negozi”.

Pensa che debba essere istituito uno sportello di sostegno psicologico per i lavoratori in cassa integrazione e per gli imprenditori?

“Ci sono state iniziative di intervento per l’emergenza a più livelli soprattutto durante le prime fasi. La protezione civile ha assunto temporaneamente équipe di psicologi per intervenire proprio durante l’emergenza.  Anche la Croce Rossa e il Ministero della Salute. Quindi, ci sono state iniziative a più livelli per l’emergenza.

A Latina, abbiamo costituito un gruppo psycovid pontino. Un’ iniziativa è attivare gruppi di auto e mutuo aiuto indirizzati a fasce di gruppi omogenei di interesse: lavoratori disoccupati, insegnanti, ecc.  Lo abbiamo aperto e siamo in attesa, adesso, di diffondere l’iniziativa e vedere la risposta, quindi sapere anche quale sarà l’efficacia, perlomeno da un punto di vista psicologico, di questi gruppi di auto e mutuo aiuto.

La pandemia, sicuramente, ci ha coinvolto molto a livello sanitario. Abbiamo detto, a tutti livelli, che c’erano anche aspetti psicologici, però, l’aspetto psicologico non ha avuto, ancora, un’ offerta istituzionale”.

I bambini stanno soffrendo molto per questa situazione. A volte, a causa di alcuni casi di positività al covid-19 nelle classi, vengono posti in quarantena. Ci sono dei modi per poter fare vivere, in maniera quanto più possibile serena, questo stato di isolamento?

“È  importante il clima familiare. I bambini ne risentono a livello comportamentale emotivo, ma sono protetti, se a livello familiare c’è un ambiente e un clima salutare. Sicuramente se, invece, all’interno della famiglia c’è un clima non speranzoso, ma, di disperazione o addirittura anche di risentimento conflittuale, i bambini ne risentono di più.  I bambini ne risentono sul  versante comportamentale emotivo, mentre gli adolescenti accusano la mancanza d’aria perché non posso incontrare i loro coetanei e sono ristretti nei loro nei loro bisogni di socialità e di esperienze all’esterno della famiglia”.

E gli anziani? Tanti giovani hanno il timore di contagiare i propri nonni. Cosa si sente di consigliare?

“Agli anziani, è stato detto di stare chiusi e ai nipoti di non andarli a trovare. Purtroppo, la protezione sanitaria non sempre corrisponde alla protezione psicologica. Io direi visite protette. Ci dicono distanziamento, teniamo le distanze e mettiamo la mascherina, volendo anche la mascherina più protettiva FFP2, in modo che sia i nipoti sia gli anziani possano sentirsi protetti. Nei momenti in cui non c’è la possibilità del contatto diretto, oppure ci sono momenti di vuoto ricorriamo al telefono. Se gli anziani non hanno ancora il telefono, regaliamoglielo in modo che possano avere un contatto, anche visivo oltre che acustico, così da ridurre loro la solitudine”.

Lei collabora con la Lilt di Latina. Come stanno vivendo questa situazione i malati oncologici?

“Ci sono centinaia di migliaia di persone che attendevano lo screening. Purtroppo, tante donne hanno dovuto rimandare le visite preventive senologiche. Con la Lith di Latina, sul versante psicologico, stiamo attivando insieme  alla Lith nazionale un contatto telefonico o video-telefonico per accogliere eventuali segnalazioni di bisogni psicologici e vedere in che modo intervenire e consigliare”.