Un edonometro per “misurare” gli stati d’animo sui social: e tu sei felice?

In un'epoca in cui si parla sempre più sui social e sempre meno di persona arriva il primo mezzo che aiuta ad analizzare ciò che si scrive per capire quale sia il vero livello di felicità. Interris.it ne ha parlato con la professoressa Marzia Antenore per capire anche come sia cambiata la comunicazione in pandemia

“Che rumore fa la felicità?” recita una canzone di Nina Zilli. É davvero possibile misurare questo sentimento che a volte sembra così lontano e irregiungibile dalle vite di molti? Uno strumento esiste e si chiama edonometro, una parola che deriva da edoné, che in greco significa piacere. La parola poi fu coniata proprio pensando ad uno strumento in grado di misurare la felicità delle persone. A crearla fu l’economista Francis Edgev che creò una macchina psicofisica che registra di continuo l’ammontare del piacere provato da una persona.

Nell’audio un trafiletto dell’intervista fatta alla professoressa Antenore

Non è un’idea del tutto nuova

Dell’edonometro ne aveva parlato per la prima volta Francis Edgeworth nel 1881. “Immaginate uno strumento idealmente perfetto, una macchina psicolgisica, che registra continuamente il grado di piacere provato da un individuo, esattamente secondo il verdetto della coscienza” scriveva il matematico inglese. Ma il suo era solo un pensiero. Ora lo strumento è reale.

E così si ha la possibilità concreta di capire che alla fine la felicità, tutti la vogliono. Tutti la inseguono. In tanti hanno cercato di spiegarla, in particolare scienziati e studiosi hanno provato ad analizzarla. Solo grazie alla tecnologia, però, è diventato possibile misurarla. Oggi, infatti, basta consultare un sito per capire quanto il mondo sia felice o comunque quale sia l’umore della gente.

Come sono cambiati i social nel 2020

Ogni giorno vengono pubblicati circa 50 milioni di tweet, e qualcosa di vero dovrà pur venire fuori. Secondo uno studio dei ricercatori della University of Vermont e della Mitre Corporation è in grado di mostrare la contentezza della popolazione in una determinata giornata, da cinque anni a questa parte. Ad esempio è venuto fuori che il 2020, causa pandemia, è di gran lunga l’anno peggiore dal 2008. Da quando è cominciata l’emergenza (nel mondo occidentale) è stato raggiuto un primo picco di “infelicità” anche se va detto che il record assoluto è stato toccato, quando oltre a tutte le preoccupazioni conseguenti proteste del Black Lives Matter.

“Sono cambiate tante cose in questi anni. Fino a qualche anno fa per capire quello che le persone facevano o pensavano con i loro stati d’animo, avevano come unica alternativa quella di porre loro domande – commenta ad Interris.it la professoressa Marzia Antenore, docente di Data Journalism all’Università La Sapienza -. Oggi i social offrono invece un’opportunità importante, quella di poter indagare questi stati d’animo osservando i log di milioni di individui, con una riduzione di costi e tempi significativa rispetto al passato. Il nostro modo di fare ricerca sulle persone è cambiato e cambierà ancora di più in futuro, ci vuole solo un approccio più ottimista verso i nuovi strumenti di conoscenza offerti dal web, come l’edonometro”.

Come trasmettere felicità attraverso un post sui social?
“La felicità si trasmette molto facilmente sui social, in realtà. Gli eventi positivi, i buoni sentimenti circolano più facilmente sul web e ricevono molti apprezzamenti dagli utenti. I post con sentimenti negativi invece sembrano accolti con meno entusiasmo. In generale, mi sembra che siano più i media generalisti a concentrarsi sulle cattive notizie, sugli episodi di hate speech, dando l’impressione che siano sentimenti prevalenti anche sul web, cattivo e pericoloso. In base alla mia esperienza non mi sembra una immagine accurata”.

Com’è cambiata la comunicazione sui social in pandemia?
“Abbiamo fatto tutti esperienza di come la pandemia abbia tenuto banco anche sui social. Alcuni hanno parlato di infodemia facendo riferimento ad un overload informativo spesso caratterizzato da confusione e fake news. In ogni caso, nei periodi più duri del lockdown i social hanno offerto strumenti importanti per tenersi in contatto con le altre persone: infatti il loro traffico è cresciuto considerevolmente rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Anche durante le diverse fasi del lockadown abbiamo comunque potuto osservare un atteggiamento diverso degli utenti. Nella fase uno c’è stata molta enfasi sulla retorica del “tutti insieme ” e “andrà tutto bene”, nella fase due sono iniziati i distinguo: spesso i diversi gruppi o le diverse categorie si sono sentiti discriminati e i sentimenti di rabbia e indignazione sono sembrati prevalenti anche online”.

Come si fa a trovare la felicità?
“Nessuno può pretendere di dare una ricetta universale, perché ognuno raggiunge la felicità a modo proprio. Però c’è un ideale di felicità che si persegue attraverso il raggiungimento del benessere collettivo. Io ho notato che le persone più felici sono quelle che si battono per perseguire un obiettivo comune, l’interesse collettivo. Mentre si fa quella cosa si è più felici e i social aiutano molto a fare questo. Infatti offrono ad alcuni la possibilità che prima non avevano di coordinarsi in qualche modo e manifestare collettivamente le proprie istanze”.