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L’ecologia integrale al centro della Settimana Sociale a Taranto

L’economista Leonardo Becchetti spiega a InTerris il perché della scelta tematica della prossima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani sull’ecologia integrale

Nella giornata odierna si svolge a Perugia un incontro in preparazione della 49ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani. All’incontro presenzierà anche il card. Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, oltre che Arcivescovo della diocesi perugina.

Le Settimane Sociali sono un momento da sempre proficuo di dibattito, confronto ed elaborazione di un pensiero della Chiesa italiana sulle sfide della società in cui viviamo. Un prezioso contributo capace di calare e attualizzare nella storia la dottrina ecclesiale, sempre in grado per sua natura di indicare il vero bene dell’uomo, in ogni epoca e circostanza.

Tra i partecipanti all’incontro di preparazione, che vuole stimolare l’opinione pubblica sui temi oggi molto dibattuti dell’ecologia, ci sarà anche il prof. Leonardo Becchetti, economista e membro del Comitato per le Settimane Sociali. Con lui vogliamo approfondire l’argomento dei lavori di Taranto.

Prof. Becchetti, quali saranno i temi della Settimana Sociale di Taranto?

“Il tema centrale della Settimana Sociale è quello dell’ecologia integrale. L’aggettivo è fondamentale perché nella visione della Dottrina Sociale ribadita nelle ultime encicliche, il pensiero sociale non è scisso o schizofrenico occupandosi ora di un aspetto ora di un altro senza tenere in considerazione le connessioni tra emergenza ecologica, dignità del lavoro e ricchezza di senso del vivere. Siamo consapevoli che tutto è interconnesso. Che ad esempio la transizione ecologica non può che essere giusta evitando che il prezzo sia pagato soprattutto dai più deboli ma anche che sono proprio i più deboli a pagare il prezzo dell’inazione, perché hanno meno risorse per proteggersi dalle catastrofi ambientali. Essenziale anche valutare gli effetti delle nostre scelte e decisioni sociali ed economiche su qualità e dignità del lavoro e ricchezza di senso di vita.

Il monito da questo punto di vista deve essere l’epidemia di morti per disperazione negli Stati Uniti dove suicidi e overdosi da oppioidi hanno aumentato la mortalità dei bianchi over 50 e stanno distruggendo una parte del paese. Questa società è povera di senso e l’uomo è prima di tutto un cercatore di senso. Esiste un’originalità e una specificità del ruolo dei credenti in una civiltà concentrata sul know how, la cassetta degli attrezzi, le tecniche e sempre meno capace di dare indicazioni sul know why (il senso del nostro agire) e il know how with (l’arte della vita di relazioni) che è un valore in sé ma è anche fondamentale per la generatività sociale ed economica”.

Perché la Chiesa si interroga su queste tematiche?

“Il principio dell’incarnazione ci ricorda che tutto è interconnesso e non esiste una separazione tra la sfera spirituale e quella sociale e politica. Cattive scelte sociali e politiche condizionano la nostra vita, producono marginalità e scarto, finendo per mettere a rischio oggi persino la sopravvivenza della nostra civiltà. E’ inevitabile che la Chiesa debba preoccuparsi di quelle scelte. Il principio stesso del bene comune elaborato dalla Dottrina Sociale si fonda sul creare le condizioni affinché le persone possano più rapidamente raggiungere la pienezza della loro vita. Ovvero creare società dove per tutti siano possibili e più accessibili percorsi generativi, dove per generatività si intende la combinazione di creatività e capacità di incidere positivamente sulle vite dei nostri simili. L’organizzazione della società e della polis riveste pertanto un ruolo fondamentale per raggiungere questi obiettivi”.

Quali visioni propone il pensiero ecclesiale ai temi dell’ecologia, a grandi linee?

“La Laudato Si è il riferimento fondamentale da questo punto di vista perché è la prima enciclica ad occuparsi direttamente della questione ambientale, che d’altronde diventa centrale ed urgente in questa epoca. Essa identifica dietro l’emergenza ambientale la questione antropologica di una civiltà che esce da una relazione di armonia con il Creatore e il creato, per assumere una posizione miope di dominio e sfruttamento del pianeta, che non tiene conto della sostenibilità delle risorse naturali. C’è pertanto bisogno innanzitutto di un cambio di atteggiamento, da questo poi derivano tutte le indicazioni pratiche che come Settimane proponiamo di assumere legate all’economia circolare, ad una fiscalità ambientale che sposti la tassazione dai beni ai mali (dal lavoro all’inquinamento), al voto col portafoglio generativo delle comunità e delle istituzioni (gli appalti) che premi i prodotti più sostenibili, a sistemi diversi di premi ed incentivo di manager e forza lavoro che tengano conto degli indicatori sociali ed ambientali”.

Cosa può fare in concreto il singolo per incidere su economie tanto grandi come quelle globali?

“Il cosa si può fare si collega con il come abbiamo organizzato la Settimana Sociale di Taranto. Il progresso civile verso il bene comune non lo fa un uomo solo al comando o un sovrano illuminato. Il principio della sussidiarietà, cardine della dottrina sociale, insegna che sono le comunità più vicine ad un problema, quelle più adatte a farsene carico in modo efficace. Il cambiamento ha bisogno di tre leve fondamentali: la cittadinanza attiva (che oggi si esprime ad esempio attraverso il voto col portafoglio del consumo e risparmio responsabile, la gestione condivisa dei beni comuni, la nascita delle comunità energetiche, i percorsi di co-programmazione tra amministratori locali e reti della società civile), la responsabilità di una nuova generazione di imprenditori più ambiziosi, che non guardano solo al profitto ma anche all’impatto sociale e s’innestano su una radicata tradizione storica del nostro paese che nasce proprio dalle settimane sociali e dalle casse rurali, e le banche di credito cooperativo, nate spesso dalle comunità dei credenti e sotto l’impulso di chierici e laici illuminati.

Infine ci sono le iniziative di advocacy e le proposte per il cambiamento delle regole della politica oltre all’impegno personale diretto nelle istituzioni.

E’ solo attraverso quest’insieme di iniziative che il cambiamento è possibile.

Le Settimane di Taranto stanno lavorando su tutti questi fronti facendo proprio il principio della generatività che è la radice della ricchezza di senso del vivere. E hanno come principio che per essere generativi non basta un evento, una conferenza, una tavola rotonda ma bisogna mettere in moto un processo iniziato prima delle giornate di Taranto e destinato a continuare anche dopo. Il prima è stato fatto di tanti incontri nelle diocesi, di elaborazioni di scritti e documenti, di lavoro del comitato promotore, di un nuovo protagonismo dei giovani attraverso quattro agorà digitali dedicate ai temi della formazione, della rigenerazione dei territori, della nascita delle imprese sociali e dell’impegno per la sostenibilità ambientale. Il durante sarà il lavoro dell’assemblea nelle giornate di Taranto e l’incontro con i relatori. Il dopo la prosecuzione nel percorso di stimolo alla trasformazione sociale e al progresso del bene comune attraverso sei gruppi di lavoro che proseguiranno i quattro filoni avviati dai giovani, aggiungendone due sui temi della cittadinanza attiva e le scelte delle comunità ecclesiali e delle proposte di riforma della politica”.

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